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 Home page > Tribuna Libera > Essere (al governo) o non essere (più)

Essere (al governo) o non essere (più)

Il mandato esplorativo conferito da Mattarella alla Casellati sembra destinato sin d'ora all'insuccesso, viste le recenti dichiarazioni di Luigi Di Maio che ribadisce, per i prossimi incontri, il niet grillino ad un governo con Forza Italia. Quasi certamente la Casellati sfrutterà tutte le 48 ore concesse dal capo dello Stato per guadagnare tempo: l'ultima cosa che desidera il Quirinale.

Le manovre per la formazione di un possibile governo potrebbero passare, dal prossimo lunedì, alla verifica di un nuovo interlocutore, il PD, in probabile compagnia del M5S, vista l'opposizione di Matteo Salvini al Partito Democratico. Si aprirebbero scenari tutti da immaginare, con risvolti potenzialmente pericolosi per il nostro status democratico.

Maurizio Martina, attuale reggente della segreteria piddina, ha già fatto sapere che il partito si rende disponibile con tutti (quindi anche con il M5S) per un confronto programmatico su tre temi imprescindibili: povertà, famiglia, lavoro. Non è tardata la risposta del Movimento, che ha definito "utile" la proposta. Sin qui tutto bene, molti potrebbero affermare, salvo ricordarsi poi di molte, troppe situazioni vissute negli ultimi cinque anni e che hanno visto il M5S cambiare repentinamente posizione rispetto a precedenti dichiarazioni. Quale unico ma sostanziale esempio si può ricordare il cambio in corsa del voto rispetto la legge sui Diritti Civili. Limitarsi ad affibbiare a questi comportamenti aggettivi quali "infantili", "incapaci" o "immaturi" rischia non solo di essere insufficiente ma addirittura complice di un processo destabilizzante. Ricordando la posizione iniziale del Movimento nel 2013 "governeremo solo quando saremo i soli a farlo", potrebbe diventare chiaro perché questi ripensamenti in corso d'opera: lasciare aperta ogni ipotesi interpretativa all'elettorato, per catturare il più ampio consenso possibile. In quest'ottica e ricordando la straordinaria efficacia comunicativa del Movimento, ogni apparentamento con il M5S può trasformarsi rapidamente in un arma a doppio taglio: è merito de M5S se buono, è colpa del partner se cattivo. Da non trascurare inoltre il principio di incostituzionalità, che pone una pesante spada di Damocle su ogni eletto M5S (tutti) che abbia sottoscritto con la Casaleggio ed Associati il contratto che multa pesantemente il parlamentare che non rispetti le direttive di voto decise dai vertici. Questo contratto è chiaramente in contrasto con la Costituzione che, all'Articolo 67, impone la libertà di mandato. Ultimo, ma non ultimo, la difficoltà politica dei vertici del PD (anche alla luce del posticipo dell'Assemblea Nazionale) e la difficolta di buona parte del suo elettorato ad accettare un incarico di governo con il M5S.

Insomma, tanto da perdere e poco da guadagnare, sembra. Ma non solo per il PD. Forse, per il paese. Henry Ford, riferendosi alla monocromia di produzione del suo modello più venduto, diceva: "Gli americani possono scegliere la loro Ford T del colore che preferiscono, basta che sia il nero". Ci piace pensare che l'elettore italiano possa, anche in futuro, avere una scelta più ampia.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.89) 19 aprile 2018 20:04

    VICOLO >

    Per individuare le reali motivazioni delle diatribe tra LEGA e M5S bastano quattro numeri.


    Un Governo per essere stabile e fattivo deve poter contare sulla maggioranza dei seggi in Parlamento. Se detta maggioranza è frutto del concorso di più gruppi politici, a quello che detiene il maggior numero di seggi viene accordato un ruolo prioritario sulle scelte e sulle azioni da promuovere.

    Ciò premesso.

    In un Governo allargato all’intero Centrodestra il contributo di M5S “peserebbe” solo il 35% dei seggi in comune.

    Mentre in una coalizione diretta con M5S sarebbe la LEGA (o il PD) a detenere il 35% dei seggi.

    In altri termini.

    CHI ha il 55% dei seggi complessivi detta in Aula i tempi ed i passaggi anche di un programma “sottoscritto” e quindi assume di fatto la “titolarità” (merito) dei provvedimenti varati.


    BEN diverso è il caso del cosiddetto ‘governo del Presidente’.

    Una volta accertato che i più consistenti gruppi politici non riescono e/o non intendono costituire una possibile maggioranza parlamentare il Presidente della Repubblica, memore di quanto emerso dalle consultazioni, può procedere ad incaricare un soggetto “terzo” della costituzione di un Governo che, con tanto di programma, vada ad ottenere la fiducia del Parlamento.

    E’ pur vero che i gruppi favorevoli potranno introdurre degli “aggiustamenti”, ma il sostanziale presupposto dirimente è che, se mancherà la doverosa fiducia, l’ulteriore alternativa sarà lo scioglimento anticipato delle Camere.

    Questo a prescindere dai reciproci rapporti di forza (seggi) tra i gruppi presenti.


    Sintesi.

    Seguire la miriade di deduzioni ed interpretazioni è fatica sprecata.

    Non basta la “faccia” e l’appeal del leader carismatico di turno a evitare di finire in un vicolo.

    La “nobiltà” di una proposta politica si misura dai risultati concreti.

    Pungolare i referenti politici già noti e testati è andare Avanti con Metodo e …

  • Di pv21 (---.---.---.89) 20 aprile 2018 19:34

    Cul-de-sac >

    Tutti possono constatare che la differenza (v. sopra) tra detenere il 35% o il 55% dei seggi di una coalizione è finora l’unico “argomento tabù”.


    Così come appare prematuro (?) dissertare sui potenziali “sviluppi” legati all’avvento di un ‘governo del Presidente’ (con tanto di “oculato” programma).

    Da un lato è scontato che M5S non potrebbe aderire, per sua coerenza, a siffatta formula di governo.

    Dall’altro il centrodestra ed il centrosinistra potrebbero ritrovare, per diversi mesi, le ragioni di una convergenza funzionale ad una semplificazione dell’offerta politica.

    In questo quadro la LEGA avrebbe tempo e modo per consolidare il suo ruolo trainante nel centrodestra, mentre il PD potrebbe ricucire le lacerazioni e compensare le “perdite” subite.

    Per contro M5S, in forza dei tanto declamati sacri principi di onestà e trasparenza, dovrebbe convincere 2 milioni di suoi attuali elettori a rinviare aspettative e bisogni. E continuare a scommettere di varcare in futuro la soglia del 50% di voti +1.


    Una “sublime” gestione del percorso politico che ha la parvenza di un cul-de-sac.

    Di “realtà virtuale” si nutre la PESCITUDINE di chi …

  • Di pv21 (---.---.---.55) 22 aprile 2018 19:11

    Balletti >

    M5S e LEGA stanno dimostrando di avere il disperato bisogno di restare al centro del palcoscenico. RIUSCIRE a far presagire il decollo di un “contratto” pattuito di governo è il solo modo che hanno di salvare il cospicuo “bottino” di voti testé raccolti.

    Ecco allora che LEGA e M5S si scambiano sia degli ultimatum che segnali di apprezzamento e di fiducia.


    Peccato che i rispettivi numeri (seggi) traccino un rapporto a due del tutto sbilanciato a favore dei 5Stelle. Con tali premesse la LEGA ha ben poche possibilità di assurgere a guida e bandiera dell’intero centrodestra.

    Tanto più che i ”grillini”, visto un analogo surplus di seggi, hanno anche la proficua alternativa di un rapporto diretto con un PD che verrebbe così “assimilato” a voce minoritaria del centrosinistra.

    Sta di fatto che finora non c’è traccia dei contenuti di una effettiva "condivisa" agenda di governo.


    Ergo. Il Presidente della Repubblica non può assolvere alle sue prerogative sulla scorta dei “balletti” sin qui eseguiti.

    Il tempo non cancella mai le Voci dentro l’Eclissi di …

  • Di Sergio Fissore (---.---.---.113) 22 aprile 2018 21:39
    SerFiss

    vero. Ma lo stallo persisterà, temo, ancora a lungo

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