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Commento di Truman Burbank

su Web e qualità del dibattito politico


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Truman Burbank Truman Burbank 20 ottobre 2017 10:51

Giannuli è uno storico rigoroso e grande conoscitore di politica, ma sulle dinamiche del web potrebbe avere le idee meno chiare.

I suoi suggerimenti mi ricordano molto alcune pratiche frequenti in Cina, dove internet è molto controllata. Non mi attira molto l’idea di un "grande fratello" alla cinese per risolvere il problema delle risse sul web. La soluzione potrebbe essere ben peggiore del male. Del resto la Cina non viene solitamente portata come esempio di democrazia.

Ma analizzando il problema, il livello del dibattito sul web è davvero così basso? Giannuli riporta il linguaggio del nostro premier dicendo "Renzi con i suoi “gufi”, “rematori contro”, “sfigati” “rosiconi” " e considera la superficialità dell’ex premier come un effetto delle ciance sul web. Se avesse letto "L’alba dei network organizzati" di Lovink e Rossiter, avrebbe forse il sospetto che il linguaggio dell’informazione transiti con molta più facilità dagli "old media" verso i "new media" che viceversa. (Lovink e Rossiter considerano "old media" la TV, radio, giornali e mettono nei "new media" il web). Comunque basta guardare il livello delle discussioni alla Camera o al Senato per vedere modelli di dibattito che non sembrano da prendere ad esempio. Non parliamo dei talk show televisivi.

Personalmente sono convinto che lo scontro dialettico tra le persone sia sostanzialmente rappresentazione del polimorfismo del reale, quello che Franco Cassano chiamava "l’irrefrenabile politeismo del reale". Certo si può riuscire a normalizzare tutti gli individui in modo che pensino tutti allo stesso modo, in modo che la conversazione diventi solo un ripetere in modo diverso gli stessi concetti. In questo modo la conversazione diventerebbe più ordinata.

In realtà l’esperimento è già stato fatto, con discreto successo, il pensiero delle masse è omologato. Eppure la violenza del dibattito continua. Sono dinamiche ben raccontate da James Ballard nel suo romanzo "Regno a venire". (Forse non è un romanzo, ma un saggio di sociologia scritto in modo originale).

Insomma si possono omologare le persone ma le differenze riemergono sempre. A meno di seguire il modello cinese.


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