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La
cittadinanza, concepita come Jus soli, è perfino collocata al centro di una “campagna
culturale e civile”. Quel passo basilare, si sostiene, da fare subito per
integrare e conquistare l’animus di un/a bimbo/a d’origine straniera.
L’alternativa,
si avverte, è che cresca sentendosi estraneo e respinto.
NOTA. Come se il sistema di valori,
di regole e di rapporti sociali, assimilati e maturati durante l’adolescenza, dipendesse
dall’avere o meno lo status di cittadino. Sarebbe una nuova “conquista” culturale e sociale che
comunque dipenderebbe dalla volontà dei genitori e che il beneficiario potrebbe ricusare appena
maggiorenne.
Per contro. Equità e giustizia sociale vogliono che chiunque risiede
per anni in modo regolare e stabile nel nostro paese ha diritto d’usufruire del
collettivo sistema d’istruzione ed offerta professionale, nonché dell’assistenza
sanitaria e sociale necessarie.
QUESTO e solo questo è il tema che, magari,
richiede fin da subito un qualche provvedimento “integrativo” di tipo giuridico/amministrativo.
Cambiare l’entità cittadinanza non può dipendere da Riflessi e Riflessioni interferenti
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