DEMARCAZIONE >
Il
Codice Internazionale della navigazione fissa chiare modalità di soccorso e di salvataggio
a fronte di malaugurati eventi accidentali. BEN diverso è stare a pattugliare certe
tratte marine per incrociare prevedibili flussi “clandestini” e soccorrere dei natanti
stracarichi e/o fatiscenti.
Secondo. NON SI PUO’ negare la piena solidarietà per
la moltitudine di esseri umani che fuggono da guerre e carestie. L’entità di tale
esodo biblico non giustifica tuttavia una “miope” disponibilità verso gli “intrufolati”
per interessi di natura economica.
Ancora. Per chi “traffica” sulle persone si
tratta di un puro business la cui redditività dipende dal numero degli
imbarcati. Quelle ONG che “vanno a caccia” per soccorrere e “portare in salvo” tali
disperati tendono di fatto a integrare, facilitare e quindi implementare il
business dei trafficanti. Anche perché quello che parrebbe un “corridoio”
solidaristico non è affatto avulso dalla prospettiva di “ritorni” in positivo
(lustro, contributi, sovvenzioni, ..).
Non ultimo. SALVARE VITE UMANE è un
nobile imperativo etico che nessuno si sogna di contestare. Salvo che,
arricchito del corollario “sempre e comunque”, echeggia come un potente
incentivo per la lunga catena di migliaia di migranti predestinate “vittime” di
simili messaggi illusori.
SINTESI. In essere c’è un fenomeno enorme per
dimensioni e per complessità.
Visto che a fronteggiarlo non basta l’azione di un
singolo Stato, di sicuro lo scenario non migliora affatto con gli slogan
suadenti e/o le “autonome” iniziative di natura privata.
Obiettivo ineludibile da
conseguire è determinare la “rinuncia” dei trafficanti puntando sulle barriere
ostative.
Come è mistificatorio escludere che ci sia un costo da pagare, anche in
termini di vite umane.
Sono alcuni lustri che svariate tipologie di “intrallazzatori”
sguazzano Dietro la cortina di Laminarie …