TRANELLI >
D’un
tratto è tornato di moda discutere di “fascismo”, di nostalgie e di rigurgiti.
E il dibattito politico si è tutto incentrato sulla opportunità o meno di
rimettere mano alla legge Scelba (1952).
Nel merito.
Il fascismo si
caratterizzò per certi suoi canoni nazionalistici, autoritari e totalitari.
Cercando delle tracce solo tra il popolo nessuno sembra saper cogliere analoghi
connotati all’apice di più forze politiche sedicenti “democratiche”.
Ovvero. Da
diverse stagioni si punta ad un modello di leadership “carismatica”,
impersonato da singoli “capi” e gruppi ristretti di “fedelissimi”, che promette
di “ribaltare” il paese in crisi.
Fatte salve le dovute distinzioni storiche è
difficile negare che non si tratti di “centri di potere” verticistici, tanto
esclusivi quanto autoritari. Con tanto di “dissidenti” da emarginare.
In altri
termini.
Il fascismo è ormai sorpassato come ideologia, ma di certo non come
“culto” (mediatico) di un elitario potere decisionista.
Non serve e non basta
rimettere mano alle esistenti norme anti-fasciste.
Il VERO rischio è nell’attuale
“gara” finalizzata a blandire, a gesti e parole, il crescente numero di
cittadini, “fiaccati” e “delusi”.
CITTADINI disposti ad assecondare il politico
che, dotato di certi attributi, appaia capace di tacitare il troppo inconsistente “vociare”, sbaragliare
il campo con un paio di mosse e tracciare la rotta per uscire finalmente dai
marosi (problemi). E perfino se costasse una qualche rinuncia alla piena
libertà di espressione.
Sarebbe il VOLTO suadente di una “olicrazia”.
Trionfo
di quella classe di Primi Super Cives attenta a privilegi, interessi …