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Commento di Dr Gottardo

su Grillo, la mammografia e gli italiani. Il primo passo falso della cattiva scienza


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Dr Gottardo Dr Gottardo 14 maggio 2015 15:59

Gentile signora Ilaria, non credo di aver fatto confusione: ho scritto che Grillo non ha mai detto che non bisogna fare la mammografia; ha sostenuto invece che le statistiche mostrano che il contributo positivo di quell’esame è basso, e che Veronesi insiste probabilmente spinto da un fornitore, come succede troppo sovente. Ho quindi riportato una statistica che spiega perché il fornitore è tanto contento di sovvenzionare un medico. Infine ho riportato alcuni paralleli, per allargare il discorso e fornire maggiori esempi. Il tono del mio primo commento era adeguato ai "pifferai magici" e ai "vati del complottismo".

Ora le sembrerò cinico, ma le assicuro che non lo sono. Il problema è che le risorse a disposizione della sanità non sono infinite. Se lo fossero, ogni persona potrebbe sottoporsi una volta l’anno a tutti gli esami possibili e immaginabili, così da essere sicura di fare diagnosi precoce su qualsiasi malattia conosciuta. Ma non si può, le risorse non ci sono. E allora occorre impiegare bene le risorse disponibili, basandosi su competenza e dati statistici, che non è esattamente la stessa cosa che credere a quello che dice un medico, specialmente se si dubita che quel medico parli perché è sovvenzionato da qualche fornitore. Mi piace pensare che Veronesi sia sincero, ma non è che magari è appassionato di tumori e dimentica gl’infarti? Può essere che sia così appassionato da perdere di vista l’obiettività e la trasparenza?

Ognuno è libero di pensarla come vuole su Grillo, su Veronesi e sulla mammografia. Io preferisco guardare caso per caso: Grillo e Veronesi, come tutti, possono fare uscite stupide, ed esistono singole mammografie inutili e perfino sbagliate. Cerco di valutare caso per caso. Nel caso in questione, le dichiarazioni di Grillo, è vero che le mammografie hanno ridotto la mortalità del 3%. Questo 3% può essere tanto oppure poco, dipende dal termine di paragone. Se con la stessa spesa si potesse ridurre del 14% il rischio di morte per malattie del sistema circolatorio, che cosa mi direbbe lei? Consideri che tale problema è la causa più comune di decesso in Italia. Le sembro cinico? Le ripeto che non lo sono.

Poi lei si lancia in una sorta di giustificazione: "Le case farmaceutiche hanno degli interessi. Certamente. Ovvio. Mi pare che qualsiasi azienda li abbia". Sono d’accordo con lei, specialmente quando fa il paragone con un meccanico o un gommista. Difatti mi occupo io della manutenzione dell’auto di mia moglie - se no tocca spendere il doppio. Lo sa perché? Perché io a differenza di mia moglie qualche cosa di motori gomme e freni lo capisco. Neanche tanto, l’importante è che il meccanico creda così. Ecco dove sta la differenza. E con le case farmaceutiche occorre fare la stessa cosa: non essere *totalmente* sprovveduti. Non si parla di noccioline: si parla di vite umane e di una gestione nazionale e mondiale della sanità pubblica, con un giro di affari e implicazioni etiche chiaramente non paragonabili a quelle di un gommista. Ergo, informazione trasparenza competenza serietà e posatezza sono molto importanti.

Infine lei mi accorda il permesso di non fare screening e non curarmi il colesterolo alto per non arricchire le case farmaceutiche. Bene, casca proprio a fagiolo. Lo screening l’ho fatto (si ricordi che non sono contrario agli esami clinici a prescindere); il medico mi ha detto di assumere regolarmente un certo prodotto chiamato XXXanacol, molto pubblicizzato. Quello che non pubblicizzano sono i lati negativi di tale prodotto, e guarda caso anche il medico non ne ha fatto menzione. Io mi sono sistemato diversamente, non per non far arricchire XXXanone, ma semplicemente perché potevo fare di meglio. Almeno in quel caso, ho potuto. Certo, ho dovuto "informarmi" e non prendere per oro colato quello che dicevano il medico e la pubblicità in TV.

Per ultimo, lei ragiona sull’ignoranza che è d’ostacolo a discernere tra ciò che è ragionevole e ciò che non lo è. Sono pienamente d’accordo. Ma devo dire che noi, comuni mortali, non possiamo non essere ignoranti. Però possiamo esigere trasparenza. Il discorso di Grillo verteva per l’80% sulla necessità di trasparenza; un coro di voci furiose, inclusa la sua signora Ilaria, ha risposto concentrandosi sul 20% di denuncia introduttiva e non sull’80% di proposta positiva. C’è di più, perché quella denuncia lei la giustifica pure ("Le case farmaceutiche hanno degli interessi. Certamente. Ovvio. Mi pare che qualsiasi azienda li abbia"). Diciamo che "sapere" che le case farmaceutiche hanno interessi che non coincidono con quelli dei pazienti è un primo passo. meglio che niente. Lei ha scritto giustamente "Si ricordi, in ogni caso, che il primo interesse delle case farmaceutiche è CURARCI". Brava. Lei ha scritto CURARCI, non GUARIRCI. Non è una differenza da poco. Ci pensi.

Saluti,
Gottardo


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