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La
Cassazione non ha trovato, tra gli atti del processo Ruby, prove convincenti e
sufficienti per avvalorare i reati di concussione per induzione e prostituzione
minorile.
Premesso che fin dal tempo dei latini nel dubbio è meglio un
colpevole fuori piuttosto che un innocente dentro, arrivare alla conclusione
che non è successo nulla di deplorevole appare del tutto fuori luogo.
Vorrebbe infatti
dire che funzionari della Questura, contro il parere del giudice minorile,
avrebbero accondisceso ai “desiderata” dell’allora Capo del governo per puro
atto di deferenza e non perché Berlusconi si era spinto fino al punto di “avallare”
il rischio di un più che increscioso incidente
diplomatico con l’Egitto.
Vorrebbe dire che nessuna “ammissione” di Ruby può
essere considerata “veritiera” in quanto proveniente da una ragazza troppo “bugiarda
e pasticciona”.
Postilla.
Sarà bene tuttavia ricordare quanti delitti sono
rimasti irrisolti per mancanza di prove “valide” in sede processuale.
La “verità
giuridica” non è riprova incontrovertibile del valore di Parola e Merito …