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su Ucraina: attenti che qui rischiamo grosso


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5 settembre 2014 02:53

Le ragioni per cui gli USA considerano Putin un nemico (mentre consideravano un grande amico Boris Etsin) possono essere abbastanza comprensibili. Fino ad un certo punto almeno, visto che Obama nello stesso anno del suo insediamento, il 2009, lanciò un programma di distensione dei rapporti USA-Russia proprio con Putin. Poi la politica estera degli Stati Uniti su questo dossier come su altri ha compiuto una vera e propria inversione di marcia. E anche questo sarebbe un argomento importante da approfondire.

Ma la domanda fondamentale da farsi in questo pericoloso pasticcio è: perché la UE vuole l’associazione dell’Ucraina al punto da rinunciare ad un partner commerciale strategico come la Russia in un momento di grave crisi e da rischiare di essere coinvolta in una guerra dagli esiti imprevedibili?

Già nel 2004 la rivoluzione arancione di Soros e della CIA ebbe ottima stampa in Europa e il supporto politico della UE.

Nel 2011 gli ucraini, probabilmente delusi dai risultati della "rivoluzione", cambiarono strada eleggendo Yanukovich alla presidenza; e l’anno successivo confermarono questa scelta assegnando la maggioranza parlamentare al suo partito.

Ma nel 2012, il campionato di calcio europeo venne preso come occasione dai leader europei per affermare implicitamente, e ai massimi livelli, che il processo a Yulia Timoshenko era stato truccato e per minacciare il boicottaggio del campionato:

http://www.ilmessaggero.it/articolo...
sez=HOME_NELMONDO&npl=&desc_sez=

In quella circostanza vi fu un anche un grottesco pellegrinaggio in carcere dei responsabili dell’Unione a portare solidarietà alla Timoshenko, personaggio politico emerso durante la Rivoluzione Arancione e successivamente caduta in disgrazia: processata e condannata per malversazioni e per abuso di potere. 

Una comportamento davvero incomprensibile quello dei leader europei se commisurato alla carica da loro ricoperta, che avrebbe dovuto comportare una ben maggiore misura e prudenza.

Dunque per quali ragioni la leadership europea vuole fortissimamente associare l’Ucraina all’Unione tanto da essere disposta a pagare un prezzo salatissimo per questo obiettivo?

Sfido chiunque a dare una risposta sensata e argomentata a questa domanda, ponendosi nell’ottica dell’interesse europeo ovviamente.

Per quanto mi riguarda la risposta é: non c’è nessuna ragione. Non esiste alcun vantaggio o interesse che giustifichi il rischio che si sta assumendo la UE; invece esistono molte ragioni per NON volere l’Ucraina nell’Unione. E sono ragioni talmente evidenti che non perdo tempo nemmeno ad elencarle.

Ma se riguardo all’Ucraina la UE non sta facendo passi tanto impegnativi e arrischiati per il suo interesse, allora la inevitabile conclusione è che la UE si stia muovendo per l’interesse di qualcun altro. Qualcuno che considera indubbiamente vantaggioso sfidare la Russia di Putin traendo l’Ucraina dentro la UE e dentro la NATO e che ha abbastanza influenza da indurre i leader europei a muoversi contro gli interessi dell’Europa.

Avete indovinato di chi si tratta? E’ facile: ovviamente si tratta degli USA. La crisi Ucraina, più di ogni altro dossier internazionale, ha posto in evidenza la totale subordinazione della leadership europea agli interessi degli Stati Uniti.

Questa non è una buona notizia per noi cittadini d’Europa. Non lo è in particolare quando, come sulla questione Ucraina e, soprattutto, sui rapporti da tenere con la Russia, gli interessi dell’Unione Europea divergono nettamente da quelli degli Stati Uniti.

E’ una notizia ferale per la salute dell’Europa e per il suo stesso futuro. Il sogno di una Patria comune europea, ad oggi, e a meno di un improbabile scatto d’orgoglio da parte dei responsabili dell’Unione, va riformato nella ben più misera realtà di una Europa colonia degli Stati Uniti. Quanti cittadini europei sarebbero motivati a offrire la loro partecipazione e il loro entusiasmo all’Unione Europea se fossero pienamente coscienti di questa realtà?

Tuttavia la dizione "colonia degli Stati Uniti" contiene una inaccettabile approssimazione. Come dicevo all’inizio, infatti, alla politica estera degli Stati Uniti, su molti dossier, tra cui la Russia, è stato impressa una totale inversione di marcia.

Facendo ricorso al cinico realismo si può dire che, almeno sul piano degli interessi comuni se non su quello della piena indipendenza europea, la politica di Obama-Jekill era compatibile con gli interessi della UE; la politica di Obama-Hyde invece non lo è affatto.

In altri termini: accettare di essere una colonia può essere degradante, ma anche vantaggioso per i propri interessi; essere una colonia ed avere svantaggi da questa condizione è non solo degradante sul piano dell’orgoglio ma anche autolesionista sul piano degli interessi. 
E l’Europa attualmente si trova in questa seconda condizione.

Mentre la politica di Obama-Jekill andava nel senso degli interessi della colonia europea, la politica di Obama-Hyde va contro i suoi interessi, ed espone l’Unione Europea a danni incalcolabili.

Quale sia stata la pozione che ha trasformato Obama da Jekill in Hyde, un Hyde che somiglia in modo impressionante a Bush Jr: volto della lobby neocon-sionista, è un altro interessante filone di indagine.


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