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Commento di Persio Flacco

su Isis in Siria e Iraq: il ritorno del califfato


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Persio Flacco 18 giugno 2014 23:27

Un bell’articolo: preciso, informato, ma reticente.

Reticente perché avrebbe dovuto dire che l’insurrezione siriana, che l’ISIL ha parassitato con successo fin dall’inizio, non avrebbe avuto alcuna possibilità di impensierire il regime di Damasco senza la profondità strategica offerta dalla Turchia (paese NATO), dalla Giordania (regime alleato degli USA), dal libero transito in Iraq (territorio tra i più monitorati al mondo, sempre dagli USA).
E senza il supporto finanziario di Arabia Saudita (regime alleato degli USA) e Qatar (anch’esso alleato degli USA) non sarebbe andato lontano.

E’ grazie al lasciapassare offerto dai regimi alleati degli USA che in Siria sono potuti confluire da tutto il mondo i peggiori tagliagole islamisti, i mercenari pagati dalle petromonarchie arabe con le armi, la logistica, i rifornimenti, il supporto informativo necessari per poter combattere in Siria. Ed è da li, visto lo stallo della lotta contro Assad, che ISIL è dilagato in Iraq.
Dall’articolo invece sembra che l’ISIL sorga dal nulla, che abbia combattuto usando le pietre del deserto come armi, che abbia mangiato sabbia, che abbia ricevuto informazioni con segnali di fumo.

Senza queste precondizioni, senza la profondità strategica e il supporto, diretto e indiretto, garantito dagli USA, l’ISIL non avrebbe avuto nessuno spazio per crescere e diventare un pericolo per l’intera regione.
Questa non è dietrologia, è esame obiettivo dei fatti.

Ma a che scopo spianare la strada per Bagdad all’ISIL? Beh, la inaspettata apertura di credito degli USA all’Iran, come potenza in grado di arginare l’espansione dei fondamentalisti sunniti in Iraq, può essere una chiave di lettura interessante.

Di fatto all’Iran è stata offerta una scelta: o assistere inoperoso al sorgere di una entità radicalmente nemica ai suoi confini e allo sterminio degli sciiti irakeni oppure impelagarsi in un contesto in cui, da Stato sciita, si troverebbe a dover combattere contro la maggioranza sunnita dell’Iraq.

Un trappolone, insomma. Una cinica trappola giocata sulla pelle del martoriato Iraq.


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