• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile


Commento di Persio Flacco

su Se Grillo vince scassa tutto. E se perde?


Vedi tutti i commenti di questo articolo

Persio Flacco 23 maggio 2014 19:27

"Attualmente, il PD sta lavorando male. La giustificazione è che, non alleandosi con Grillo, il PD è costretto a scendere a compromessi con FI/PDL. Ma se il PD fosse davvero pulito, non scenderebbe a compromessi. Quindi il PD è sporco. Se il M5S si fosse alleato con il PD, ora sarebbe sporco anche il M5S."

Bersani, sconfitto politicamente a causa del rifiuto di Grillo, era quello del "Mai con Berlusconi", ricorda? Affossato rapidamente Bersani sfruttando l’abbrivio della fallimentare proposta di governo al M5S, nel PD sono saliti i suoi avversari, quelli che lei confonde con tutto il partito e con Bersani stesso, e ne è seguito quello che sappiamo. 

Questo almeno avrebbe dovuto darle la dimostrazione che ritenere il PD un monolite, una entità politica omogenea e priva di differenze interne, è una idea sbagliata. E tralascio di ricordare che il PD nasce come unione di due componenti politiche, eredi di parte del vecchio PCI e della vecchia DC. Disomogeneo dalla nascita, quindi.

Ma, più in generale, concepire un gruppo umano (in questo caso un partito politico) come una entità omogenea nella quale ogni individuo che lo compone debba ritenersi corresponsabile per tutti gli altri, porta necessariamente ad un modo di pensare di tipo razzista, o peggio.

Il PD non si può definire pulito o sporco, perché nel PD non sono tutti puliti o tutti sporchi. L’idea che espone è malsana, fuori dalla realtà, sbagliata in linea di principio. E questo vale per tutti i partiti politici e per qualsiasi consorzio umano. 

Cambiando prospettiva, prendendo in esame in modo più specifico il contesto in cui viene adottata la direttiva metodologica "Non facciamo alleanze", balza immediatamente all’attenzione la contraddizione tra questo schema di comportamento, il tipo di attività a cui si vuole applicare, il luogo dove viene agito.
L’attività è la Politica, e la Politica, in Democrazia, è l’arte del compromesso, cioé delle alleanze possibili. Il luogo è il Parlamento, e il parlamento è l’istituzione deputata al confronto politico. Attività e luogo sono entrambi inseriti nel quadro della Democrazia.

Chi si pone l’obiettivo metodologico di non fare alleanze nega alla radice legittimità e valore sia all’attività che al luogo. In sintesi si pone verso l’istituzione democratica come eversore. Attenzione: eversore nei confronti dell’attività (la Politica) e del luogo (il Parlamento), non soltanto verso la partitocrazia, cioé verso la degenerazione dovuta alla politica "sporca", fatta in modo fraudolento, truffaldino, ingannevole. Chi si adotta questo metodo non dovrebbe entrare in Parlamento, perché nega il Parlamento.

Con questa direttiva infatti non si combatte contro la politica fatta in modo sporco dai partiti che occupano il potere, non solo almeno: si combatte contro l’istituzione stessa.

Si combatte anche contro la Democrazia, il cui presupposto è non negare mai legittimità all’avversario politico: sia da maggioranza che da minoranza. Salvo che l’avversario non neghi legittimità alla Democrazia. In tal caso non avrebbe diritto ad alcuna legittimità democratica.

Spero di essere riuscito a spiegare i motivi che, nel contesto dato, rendono la direttiva "Non si fanno alleanze" un intendimento antidemocratico ed eversivo.

Lei però, giustamente, mi ricorda che questa direttiva metodologica era già scritta nel programma del M5S quando l’ho votato. E’ vero, ed è qui la fregatura che ho preso.

Qui, se vuole, ci può vedere la manina di Casaleggio, perché ci vuole uno specialista in comunicazione per produrre trappole semantiche di questa raffinatezza ed efficacia.

Ci sono almeno tre elementi che mi hanno tratto in inganno: la stima per Beppe Grillo; la collaborazione del M5S col presidente della regione Sicilia all’epoca delle elezioni; il fatto che il programma politico del M5S avesse come obiettivo prioritario quello di ridare ai cittadini il ruolo di protagonisti della vita pubblica rompendo la morsa della partitocrazia e non quello metodologico di non fare alleanze.

Riguardo al primo punto: come potevo immaginare che Grillo, che nei suoi comizi appariva sempre coerente con se stesso, fosse cambiato al punto da porsi in realtà programmi eversivi e antidemocratici?
Il secondo punto è stato quello che mi ha maggiormente influenzato. Vedere che grazie alla collaborazione tra cinquestelle e Crocetta la Sicilia stava uscendo dal torpore morboso della rassegnazione al degrado mi ha indotto a dare per scontato che qualcosa di analogo avrebbe potuto verificarsi anche a livello nazionale. Quello che mi aspettavo era che il M5S stabilisse una alleanza virtuosa con la parte più pulita del PD, trascinando verso la pulizia e il cambiamento anche il resto del partito. Non immaginavo minimamente quello che poi è accaduto.

Il terzo punto è quello in cui si annida il meccanismo dell’inganno. Il programma del M5S contiene tante cose, anche la direttiva di non fare alleanze: un punto che consideravo un po’ balzano, suscettibile di essere riformato quando si fosse presentata l’occasione di avviare il risanamento. Davo per scontato che, rispetto a quel punto, fosse prevalente l’altro: quello di risanare il Paese, di ripristinare una democrazia vera, di ripulire lo Stato dai parassiti e dai delinquenti. E il programma di governo proposto da Bersani avrebbe potuto essere l’inizio di questo processo.

Invece no, improvvisamente la direttiva di non fare alleanze è diventato un imperativo irrinunciabile, prevalente su ogni altro punto del programma e su ogni considerazione di opportunità. Questo per precisa volontà di Casaleggio, che arrivò a minacciare l’abbandono del Movimento se non fosse stato rigidamente seguito. E poiché Grillo è convinto che senza Casaleggio il Movimento non esisterebbe, lui e tutti gli altri, benché con molti mal di pancia, vi si sono attenuti rigidamente.

Bisogna riconoscere che Casaleggio ha escogitato un meccanismo molto raffinato ed efficace, che è riuscito ad ottenere i risultati che elencavo nel post precedente: il salvataggio della partitocrazia e il congelamento nel limbo dell’irrilevanza dei voti antipartitocratici che il Movimento aveva ricevuto. Chapeau: è riuscito a fregarmi, e con me tanti altri. Non avrà una seconda occasione.

Mi scusi per la lunghezza ma, come avrà visto, la materia è ambigua e complessa.


Vedi la discussione






Palmares