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Commento di Persio Flacco

su Grillo e l'uso politico di Auschwitz


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Persio Flacco 19 aprile 2014 17:16

<< Lei si preoccupa molto della china che avrei preso. Pressoché ogni volta che scrive qualcosa di commento ai miei articoli. Non si dia tanta pena. >>

Non è questione di preoccupazione, è questione di interesse intellettuale. Vede, ho iniziato da liceale ad analizzare la genesi del fascismo con una ricerca di gruppo sulla storia del Biennio Rosso, e non ho più smesso di farlo. 

L’aspetto della genesi del fascismo che più mi faceva arrovellare ruotava intorno alla domanda: come è stato possibile che ampi settori della società mutassero così radicalmente il loro abito mentale, tanto da passare da una ideologia progressista, democratica, di sinistra, al suo esatto contrario? Quale droga ha alterato le menti delle persone fino a mutarle con tanta rapidità da uno stato al suo opposto?

All’inizio, ingenuamente, attribuivo alla coercizione della violenza il ruolo di componente principale della droga. Poi ho gradualmente maturato un’altra ipotesi, che isola come principio attivo fondamentale il nazionalismo e attribuisce agli altri il compito secondario di plasmarne la forma e di amplificarne l’effetto sulle masse.

Mi scuso di non averglielo detto prima ma lei, in un certo qual modo, fa parte della mia ricerca.

<< Ma adesso non mi venga a criticare per la demenziale astoricità di quello che ha appena letto.>>

C’è effettivamente qualcosa di demenziale nella lettura storica che ha fatto, qualcosa che il suo sarcasmo lascia inalterato: l’attribuzione di responsabilità collettive ad intere categorie di persone.

Quanto a Shoah e Sterminio essi non generano affatto stati d’animo collidenti tra loro. Una famiglia colpita dalla perdita di un suo caro per mano di un assassino coltiva il dolore e la memoria a suo modo; la società accusa l’offesa e il dolore in un altro, ma soprattutto attiva i mezzi per prevenire altri delitti, per quanto è possibile.

L’orrore per lo Sterminio ha convinto i paesi del mondo a dare vita all’ONU e ad attribuirgli il potere di limitare la sovranità degli Stati affinché mai più potesse ripetersi quello che è avvenuto. Questo uso fondamentale dello Sterminio non dipende dal punto di vista delle comunità ebraiche: che coltivano dolore e memoria della Shoah a loro modo, dipende da ciò che significa per i cittadini del mondo lo Sterminio e da quali energie di civiltà riesce a mobilitare.


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