Quello che non deve succedere è che una donna che denuncia il suo persecutore sia lasciata sola, senza protezione; quello che fa scandalo in mezzo a tante chiacchiere e solidarietà ipocrite è che non esistano norme e/o risorse tali che in caso di molestie e minacce il responsabile possa immediatamente essere messo in condizione di non nuocere.
Molte delle donne uccise avevano avuto il coraggio di rivolgersi alle forze dell’ordine e denunciare la loro condizione di perseguitate, ma sono state lasciate sole. Questo non è più possibile che avvenga.
Va anche detto però che questa problematica non può essere affrontata unicamente nell’ottica di tipo vetero femminista che vuole la donna completamente deresponsabilizzata riguardo all’identità maschile.
Accendere la passione di un uomo può essere gratificante per una donna, ma la passione di un uomo non è una cosa che si accende e si spegne con un interruttore. Soprattutto se si tratta di uomini con scarse capacità di autocontrollo o con problemi psicologici la frustrazione che deriva dalla perdita dell’oggetto della loro passione può facilmente sfociare in violenza.
Penso sia successo a tutti di essere feriti dal rifiuto della persona amata: si sta da cani, e nell’uomo frustrazione e violenza vanno spesso a braccetto. Per fortuna quasi sempre gli uomini rivolgono la violenza contro se stessi, abbrutendosi, lasciandosi andare, prendendosela con altri. In qualche caso purtoppo non sono in grado di prendere le giuste distanze e attribuiscono la frustrazione alla donna, e allora sono guai perché in certe circostanze si diventa pazzi.
Le donne questo dovrebbero saperlo, dovrebbero essere coscienti delle possibili conseguenze delle loro scelte. Così come dovrebbero esserlo anche gli uomini.