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Femminicidi: oggi come ieri

Non si placa la furia omicida di uomini che continuano ad uccidere le proprie donne. L'escalation di tale violenza cresce ogni giorno che passa, senza attenuarsi. Un problema tutto italiano, un fenomeno trasversale, che colpisce ogni classe sociale. Sembra di vivere in un clima d'oscurantismo senza precedenti e la crisi oltre che economica è diventata etica e morale.

Di colpo è come svegliarsi un giorno e rivivere i racconti di tanto tempo fa, quando una donna per il semplice fatto di essere moglie, doveva necessariamente fare la madre del proprio marito e non importava se alla base ci fossero storie di corna. Era tutto comprensibilissimo, in quanto l'uomo era cacciatore e le sue scappatelle erano segno di virilità e di comando. Il comando che si esercitava in casa sulla propria famiglia, regno indiscusso dell'uomo padrone, a cui tutti dovevano obbedienza.

Cos'è cambiato d'allora, in cosa si sono evoluti i tempi, se il modo di pensare sotto sotto è sempre lo stesso ed un atto di ribellione viene punito con la morte? Tornano sempre queste parole. Ribellione e obbidienza, mettendo a tacere i propri sentimenti e acquietare la coscienza, per far rientrare ogni segno di scollamento.

E che sia una mentalità imperante votata al sottostare, lo dimostrano i fatti successi in parlamento. Le parlamentari non hanno avuto esitazione a votare una legge elettorale, contenente articoli di legge che le riguardavano direttamente: la parità uomo donna, nel competere durante una tornata elettorale. E ancora dando un'occhiata alla cronaca di questi giorni: Alessandra Mussolini va in chiesa con il marito, dopo che l'imprenditore rampante è stato preso con le mani nel sacco, per quanto attiene le baby squillo. Un uomo ricco, che usa il corpo di minorenni per traslullarsi in giochi erotici, pagandole congruamente. Un padre di famiglia, un uomo, che ancora una volta viene accolto sotto l'ala della moglie madre, in quanto che volete farci è un uomo.

E semmai a sbagliare, a trarlo in inganno, sono state quelle adolescenti dal corpo acerbo che lo hanno provocato, ragion per cui cos'altro poteva fare un pover uomo? Questione di cultura o meglio di sottocultura, di una mentalità che è cresciuta all'ombra di un passato in cui la moglie doveva stare buona ed essere accondiscendente e l'uomo fare un po' come gli pareva. Cosa deve cambiare se i presupposti sono questi? A cosa serve ribellarsi, dire no, quando un rapporto diventa soffocante, tanto da toglierti il respiro, il rispetto di se stesse, la voglia di affermare il proprio io, la propria femminilità?

Non c'è via d'uscita. I femminicidi sempre frequenti, continuamente all'ordine del giorno, ne sono una testimonianza tangibile. Di questo passo l'Italia, stato in declino, l'oscar lo vincerà per i femminicidi, che sono diventati la piaga sociale di un tempo in crisi d'identità.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.124) 19 marzo 2014 10:24

    Cara Antonella, ammazzare la moglie non è uno sport italiano, succede uguale uguale in qualsiasi paese europeo.
    Sono omicidi "della follia", paragonabili al vicino di casa gentilissimo che un giorno si alza ed ammazza tutta la famiglia dell’appartamento di fianco.
    In numeri assoluti gli omicidi "della follia" sono molto pochi ma, dato l’Italia ha pochissimi omicidi in generale, fanno un po’ impressione.
    Possiamo diminuire gli omicidi per mafia o per rapina, e lo abbiamo fatto alla grande, ma non possiamo diminuire le persone che vanno fuori di testa.
    Il termine femminicidio a me, vecchia femminista, fa venire i brividi.
    Ma nessuno capisce che è come dire che la donna ha maggior bisogno di protezione?
    Cioè che la donna è inferiore all’uomo!

    • Di (---.---.---.53) 19 marzo 2014 11:19

      C’ un malessere profondo che percorre la società . Se a questo aggiungi una sottocultura strisciante ti accorgi che il cammino è molto lungo e che la parità di genere è soltanto una pia illusione. Andrebbe cambiata la mentalità, ma i presupposti attualmente non ci sono.I messaggi che passano non sono incoraggianti e quando l’uomo uccide la donna ,è perchè la ribellione cozza contro un modo di pensare, dove istituzionalmente la donna invece di rivendicare i propri sacrosanti diritti ,segue la logica corrente:puntare sul cavallo di razza per fare carriera, andarci a letto,ubbidire alle logiche partitiche,senza chiedersi quanto sia svilente e non intelligente fare così. Attualmente i femminicidi sono sempre più frequenti. Non hanno nulla a che vedere con l’omicidio di serial killer che si alzano un giorno e sdoganano, ammazzando in un raptus di follia. Le statistiche hanno dimostrato quanto in Italia il fenomeno del femminicidio sia dilagante e sai perchè? Le contraddizioni quando esplodono è meglio affrontarle e nella maggior parte dei casi la ribellione di donne sempre più numerose ,provoca una reazione nell’uomo dominatore che reagisce ammazzando. Fino a quando non saranno messi in chiaro simili meccanismi i femminicidi aumenteranno sempre di più. La crisi è economica ma anche morale e culturale

  • Di Persio Flacco (---.---.---.43) 19 marzo 2014 22:41

    Quello che non deve succedere è che una donna che denuncia il suo persecutore sia lasciata sola, senza protezione; quello che fa scandalo in mezzo a tante chiacchiere e solidarietà ipocrite è che non esistano norme e/o risorse tali che in caso di molestie e minacce il responsabile possa immediatamente essere messo in condizione di non nuocere.
    Molte delle donne uccise avevano avuto il coraggio di rivolgersi alle forze dell’ordine e denunciare la loro condizione di perseguitate, ma sono state lasciate sole. Questo non è più possibile che avvenga.

    Va anche detto però che questa problematica non può essere affrontata unicamente nell’ottica di tipo vetero femminista che vuole la donna completamente deresponsabilizzata riguardo all’identità maschile. 
    Accendere la passione di un uomo può essere gratificante per una donna, ma la passione di un uomo non è una cosa che si accende e si spegne con un interruttore. Soprattutto se si tratta di uomini con scarse capacità di autocontrollo o con problemi psicologici la frustrazione che deriva dalla perdita dell’oggetto della loro passione può facilmente sfociare in violenza. 

    Penso sia successo a tutti di essere feriti dal rifiuto della persona amata: si sta da cani, e nell’uomo frustrazione e violenza vanno spesso a braccetto. Per fortuna quasi sempre gli uomini rivolgono la violenza contro se stessi, abbrutendosi, lasciandosi andare, prendendosela con altri. In qualche caso purtoppo non sono in grado di prendere le giuste distanze e attribuiscono la frustrazione alla donna, e allora sono guai perché in certe circostanze si diventa pazzi.

    Le donne questo dovrebbero saperlo, dovrebbero essere coscienti delle possibili conseguenze delle loro scelte. Così come dovrebbero esserlo anche gli uomini.

  • Di (---.---.---.132) 20 marzo 2014 10:05

    Gentile signora Antonella,

    non apprezzo i discorsi sessisti e discriminatori in genere. Per questo motivo il parlare di femminicidio m’infastidisce, perché è come dire che non è un omicidio ma qualche cosa di diverso. Allora potremmo parlare d’infanticidio, di handicappaticidio, di debolicidio, di pedonicidio: insomma, bisognerebbe coniare tanti termini per quante sono le persone e le situazioni in cui una persona è più debole di un’altra e per questo motivo può subire violenza.

    Non sarebbe più giusto parlare di violenza, oppressione e omicidio in genere, fra esseri viventi di pari dignità? Non sarebbe più giusto allargare il discorso a qualsiasi essere vivente (o, per lo meno, umano), che dovrebbe essere tutelato da persone e/o situazioni che approfittano della sua debolezza? Ponendo l’accento (già solo con una parola: femminicidio) sul tipo particolare di persona, si mette quella persona in un ghetto, in una categoria a parte. Non è giusto, e probabilmente non aiuta. Nessuno vieta di parlare della condizione di una parte precisa di popolazione (le donne), ma voler coniare termini e leggi ad hoc per quella parte, significa anche voler in qualche modo ignorare le altre categorie deboli (e mi si perdoni, le donne non sono TUTTE deboli e gli uomini non sono TUTTI persecutori).

    Ha ragione Persio Flacco quando dice che una donna perseguitata non dovrebbe essere lasciata sola. Ma io estenderei il concetto: bisognerebbe non lasciare solo nessun essere umano che subisce oppressione, sia egli un uomo, una donna, un bambino. Per fare questo mancano un po’ i mezzi, così come mancano i mezzi per pagare una pensione adeguata a tutti coloro che se la meritano.

    Trovo anche un po’ infelice il tirare in ballo la storia del marito della signora Mussolini. Sessualità con e prostituzione di minorenni sono temi già trattati dalla legislatura italiana, mentre tradimento e perdono attengono alle singole coppie. Se la signora Mussolini ha deciso di perdonare il marito, avrà fatto quello che riteneva giusto per lei - presumo (e non è detto che non c’entrino valutazioni che poco hanno di sentimentale); so però di altre donne che non l’avrebbero fatto: non tutte le donne si sentono madri del proprio marito (e fanno bene). Probabilmente c’è una tendenza di fondo che porta gli uomini ad apprezzare le giovani donne, e le donne mature a perdonare i loro compagni, ma non possiamo cambiare questo per legge; anche perché ci sono donne che tradiscono i mariti, e ci sono mariti che perdonano le loro donne.

    Ho l’impressione che la battaglia femminista tenda a essere troppo vittimista e categorica, e che questo non aiuti.

    Comunque il problema da lei esposto esiste, e sono d’accordo con lei che abbiamo tanto da fare per rendere il mondo un posto più civile.

    Cordiali saluti,

    Gottardo

    • Di (---.---.---.233) 20 marzo 2014 11:47

      La risposta alla fine se l’è data da solo:E’ un fatto di cultura e ultimamente il Paese lascia molto a desiderare. Femminicidi, matricidi, infanticidi, cosa sono se non l’effetto di una mentalità barbara e incivile?

    • Di (---.---.---.90) 20 marzo 2014 19:04

      Veramente non mi pareva di essermi posto domande alle quali rispondermi.

      Non si faccia ingannare dalla "cultura". La violenza non è nella cultura italiana - o almeno non più che nel resto del mondo civile. In questi brutti fatti che lei sente al telegiornale giocano molti fattori, per esempio stress e/o difficoltà economiche - a causa delle quali avvengono suicidi di imprenditori da un paio d’anni: 1-2 ogni tre giorni. Che mi dice di questo? Cultura?

      E lo stesso dicasi per il rispetto della donna. In italia non ce n’è meno che altrove, riterrei anche (e qui mi sbilancio probabilmente troppo) che sono le donne italiane a porsi nel modo sbagliato, forse spinte dai media (penso a certe orribili trasmissioni televisive). Il problema è che - mediamente, s’intende - la donna vuole essere troppe cose insieme: bella, intelligente, informata, moderna, amorevole, furba, pratica, ecologista, consumatrice attenta, lavoratrice, donna in carriera, vittima. Un po’ più di semplicità aiuterebbe ad apparire ed essere più forti e dirette, cosa che gli uomini - nella loro semplicità - apprezzerebbero e rispetterebbero. A furia di mitizzare la donna si rischia di attirare le antipatie proprio su di essa.

      Non mi valuti troppo male, Antonella: ritengo che in quello che scrivo ci sia un fondo di verità.

      Cordiali saluti,

      Gottardo

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