• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Crotone: città di Pitagora o popolo di Maria

Crotone: città di Pitagora o popolo di Maria

E’ una bella contraddizione essere il Popolo di Maria e la città di Pitagora allo stesso momento. Perché se pure tra sacro e profano si riesce sempre a trovare un punto di equilibrio, questo a Crotone sembra essere impossibile. 

A suo tempo, il defunto ex arcivescovo mons. Agostino, proprio durante il Mese mariano, sottolineava la differenza tra essere festivi e non festaioli. Il secondo tra i due modi di essere è sempre prevalso e prevarrà, la qual cosa, però, è nient’affatto una tragedia laddove si pensi che il buon esempio non sempre discende limpido e chiaro tra la gente. Ed è forse per tale ragione che quell’inchino del quadro della Madonna di Capocolonna davanti alla casa comunale, durante la processione di sabato scorso, forse si poteva evitare.

Soprattutto al tempo in cui la parola “inchino” evoca inquietanti scenari: l’inchino della “Costa concordia” all’ Isola del Giglio, ancorché quello di una qualunque sacra effige, portata in processione, davanti alla casa del boss. Può darsi che in passato l’episodio di sabato scorso, ovvero l’omaggio al simbolo del potere temporale da parte dell’icona della fede cristiana , si sia già verificato altre volte; ma stavolta le circostanze e le aspettative erano ben diverse ed i proclami roboanti.

I Cinquecento anni dal ritrovamento, sull’”Irto”, della Sacra effige di Maria; la festa del “Settennale” e la Sede vescovile pressoché vacante, per via del pensionamento dell’attuale presule; tanta era già “la carne al fuoco”. C’è quindi da chiedersi se le condizioni fossero le più propizie per candidare, così come è stato fatto, la Festa della Madonna di Capocolonna a patrimonio dell’umanità. Un patrimonio di cui i crotonesi menano vanto a malapena per un mese all’anno, mentre per Pitagora si spendono idee, teorie e propositi ogni giorno del calendario.

Non è il popolo, ovviamente, a interrogarsi, come Don Abbondio con Carneade, sull’identità del fantomatico uomo di Samo. Al popolo interessa l’aspetto festivo dell’evento, ma con annessi e connessi tutti quegli elementi che servono a fare festa, senza perdere la devozione. Un tempo l’unico luogo della festa, reso accessibile e permesso a tutti, era la chiesa; o meglio: la frequentazione del luogo di culto era anche occasione di incontro e piacere dello stare insieme, una volta assolti il desiderio-bisogno della devozione, ovviamente.

Non era però detto che le cose andassero sempre per il verso giusto, così come non lo andarono per Gilda, la figlia di Rigoletto, vicenda verdiana resa celebre dalla famosa aria “Tutte le feste al tempio”. Ma questa è un’altra storia. Fatto è che quest’anno le cose che riguardano i solenni festeggiamenti in onore della Madonna di Capocolonna non sembrano andare per il verso giusto. Già il giorno delle discesa del “Quadro” nel centro cittadino il caos ha regnato sovrano, tra mancata apposizione dei divieto di transito e scomparsa, pressoché totale, di vigili urbani preposti a regolamentare traffico e afflusso di folla. Eppure si trattava di un evento senza precedenti, così come era stato ampiamente annunciato ed enfatizzato. Per le corse ciclistiche e podistiche delle due domeniche precedenti erano state schierate truppe cammellate e chiuse al traffico tutte le principali vie cittadine.

Pioggia e maltempo a parte, siamo arrivati a lunedì 13 maggio, la fiera, annunciata come imponente, ubicata in una location mozzafiato (la banchina del porto) non apre i battenti per come previsto. Pare che in un solo giorno si sia bestemmiata la Madonna più di quanto un’intera flotta turca abbia fatto durante la “Battaglia di Lepanto”. Lo scaricabarile delle responsabilità di un clamoroso insuccesso non è riuscito a rendere chiare le ragioni per le quali è stato necessario ricorrere alla gestione di una ditta esterna per gestire la manifestazione fieristica seppure il comune di Crotone avesse una società in house “Akrea” (acronimo di Azienda Krotonese Energia Ambiente) per poter assolvere il compito in maniera accettabile.

Sarebbe bastato assoldare, per qualche giorno, dei professionisti: geometri, ingegneri ed esperti in materia di sicurezza e 160 mila euro non avrebbero preso la via di Catanzaro. Sbagliare è umano, “scacare” però è imperdonabile, proprio in ragione del tempo avuto a disposizione per organizzare l’evento. La festa ha rischiato di finire in rissa e, da qui a domenica, mancano ancora cinque giorni. A Crotone Siamo “in braccio a Maria” , ma da sempre, tutti i giorni dell’anno, non solo a maggio. 

 Antonella Policastrese

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità