Un tempo i governanti di allora dicevano che il popolo non sapeva né
leggere e né scrivere, il popolo era ignorante, il popolo non capiva
nulla per cui le conclusioni dell’Aristocrazia erano che non si poteva
dare il diritto di voto alla plebe.
Adesso si può sostenere in
diversa misura l’universalità della comprensione, della capacità di
leggere e scrivere, della comprensione di un testo solo lievemente
complesso, delle capacità informatiche, della comprensione delle leggi,
pena la non democraticità del voto.
Mi chiedo e le chiedo: se una
persona, una sola, è raggirabile in qualsiasi modo, per esempio perché
non ha strumenti culturali per difendersi o economici per difendersi
(voto di scambio) allora le elezioni sono da dichiarare nulle?
Se una sola persona non è in grado di comprendere:
«21 laureati su cento non riescono ad andare oltre il livello elementare di decifrazione di una pagina scritta»
http://www.uaar.it/news/2008/02/06/...
allora invalidiamo le elezioni perché è quantomeno raggirabile dal politico che si vuole fare eleggere?
Se
c’è almeno un povero allora annulliamo le elezioni perché i poveri sono
soggetti al voto di scambio (ti da 50 euro e tu mi voti)?
Quanti
italiani non sono minimamente interessati a comprendere il mondo che li
circonda per tantissime ragioni, ovviamente il loro voto sarà uno
specchio della loro ignoranza: ma chi può decidere quel che è giusto o
sbagliato per loro? Certo non io ne altri.
Io trovo che chi ha
mezzi culturali, di tempo, di impegno, di comprensione e soprattutto
volontà di impegnarsi, sia giusto che venga ascoltato e che non lo si
penalizzi per rincorrere una assurda democraticità del voto.
Democraticità
del voto che è assurdo che debba coinvolgere chi non è interessato, non
ha strumenti, non vuole o non può, a scapito di chi può e vuole. Chi
vuole impegnarsi in una nuova frontiera della democrazia come quella
diretta, non può essere bloccato con la scusa che c’è chi non può
affrontare questa nuova sfida.
Comunque forse il suo e mio punto
di vista si possono riassumere in un unico concetto: quorum o non
quorum. Lei è per il quorum, io per l’assenza di quorum come in
Svizzera. Comunque grazie anche a lei per la interessante discussione
che mi rendo conto sia motivo di confronto.