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Commento di

su Dieci cose che ho capito di Renzi in sette giorni da segretario del Pd


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19 dicembre 2013 01:39

Leggendo il suo articolo ho capito che lei è un fan di Renzi.


Io direi che Renzi si pone volutamente e forzatamente come l’ultima speranza del PD (dopo di me il diluvio) ma questa è una tecnica retorica per forzare le percezioni. Fortunatamente nella vita nessuno è insostituibile. Il PD è esistito (male ma è esistito) senza di lui ed esisterebbe anche senza di lui. Al max cambierebbe nome.

Cosa vuole Renzi? Boh. Mica l’ha detto finora.

Pazienza col governo Letta? Dichiarazioni d’intenti, la pratica si vedrà.

Sfida alle contraddizioni del M5S? Renzi si è solo incartato. Ha fatto promesse che dovrà mantenere, pena smeretriciarsi a livello di consenso, anche se Grillo dovesse snobbarlo. Supponiamo che Grillo snobbi la proposta di Renzi (perché non dovrebbe?)... che scusa avrà Renzi per rifiutare i rimborsi elettorali futuri, come prospettato? Quando uno fa una proposta del genere significa che può permettersi di onorarla e se può permettersi di onorarla non si capisce perché non dovrebbe. Che dirà Renzi per trattenere i rimborsi? Che li prende perché Grillo nel 2013 rifiutò il suo accordo? Già, forse non si è capito: il rifiuto dei rimborsi elettorali non è merce di scambio tra partiti ma una posizione che si prende davanti al popolo italiano.

Perché sono soldi degli italiani quelli a cui rinuncerebbe, non di Grillo.

Fa i patti con Grillo a spese dei contribuenti?

Se questo è il nuovo che avanza stiamo messi bene...

Ovviamente Grillo, se è furbo la metà di quello che sembra, rifiuterà accordi. E al povero Renzi resterà il dilemma di rifiutare comunque i rimborsi futuri senza aver portato a casa niente, oppure prenderseli e assumersi la responsabilità di essere esattamente uguale a chi vorrebbe rottamare davanti al popolo italiano.

I rimborsi elettorali non sono una roba tra Renzi e Grillo. Se Renzi vuole fare patti con il M5S usi i soldi suoi. Altrimenti non è molto diverso da un D’Alema che barattava stabilità politiche in cambio di presidenze di bicamerali.

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