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Commento di Persio Flacco

su Credenti e non credenti: dove porta il dialogo Scalfari-Bergoglio (quarta parte)


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Persio Flacco 29 settembre 2013 13:14

<< Quello su cui lei "dissente" sono esattamente le conferme scientifiche alla teoria di Fagioli.
Lei continua a parlare di "vista" equiparandola agli altri sensi, udito, tatto eccetera. Ma qui non si sta parlando affatto del senso della vista, ma della prima stimolazione assoluta che la luce fa sulla sostanza cerebrale, attivandola (come dimostrano i tracciati elettroencefalici: "nel canale del parto gli stimoli pressori ...non producono modificazioni del tracciato elettroencefalografico. Dopo la nascita, registrazioni elettroencefalografiche indicano un intenso flusso di nuove stimolazioni sensoriali...").
Solo dopo l’attivazione della sostanza cerebrale si può parlare di ’sensi’, se prima della nascita gli stimoli non producono modificazioni del tracciato... non esistono sensi.
Alla nascita si forma un’attività psichica inesistente nel feto. Ed è la psiche che ’fa’ l’essere umano. >>

Non ho nessuna intenzione di contestare le risultanze scientifiche delle ricerche di Fagioli: non ne ho le competenze, né rilevo particolari implicazioni che discendono dall’affermazione che sarebbe la stimolazione luminosa della retina ad attivare le funzioni cerebrali elevate. Non vedrei alcuna differenza se la ricerca avesse dimostrato che ad attivare le funzioni cerebrali fossero state stimolazioni sensoriali di altro genere. A meno che non si discuta di aborto e del valore da attribuire al feto. In tal caso la teoria di Fagioli assumerebbe una certa rilevanza, visto che pone una condizione diversa del bambino prima e un dopo la nascita riguardo alle funzioni cerebrali "elevate".

Quello che contesto è l’interpretazione che Fagioli propone riguardo alla funzione della luce nel processo di formazione della persona, per due motivi:
1. la luce è solo una gamma di frequenze della radiazione elettromagnetica e, a meno che Fagioli non teorizzi che attraverso la luce vengono diffusi particolari contenuti che hanno il potere di "accendere" la mente, la stimolazione sensoriale che essa esercita sull’encefalo di un neonato incapace di apprezzarne i significati è pari a quella esercitata da qualsiasi altro input esterno.
Certo, la vista è di enorme rilevanza nello sviluppo delle facoltà cognitive del bambino, in particolare per quanto riguarda il controllo posturale e le relazioni sociali, e i bambini nati ciechi soffrono di ritardi cognitivi gravi rispetto ai normovedenti. Tuttavia non per questo rimangono "esseri biologici" per tutta la loro vita: gli altri sensi suppliscono in qualche modo alla perdita.

2. alle funzioni cerebrali del neonato attivate dalla luce viene attribuito il potere di trasformare in "essere umano" quello che è un mero essere biologico. Come scrivevo nel precedente intervento non sono le potenzialità cerebrali a fare di un essere biologico una persona umana.

<< --- non diventa "persona" da un istante all’altro appena apre gli occhi alla luce ---
Se con il termine ’persona’ intende ’essere umano’, è appunto quello che sostiene Fagioli, che si pone in contrasto sia con l’ideologia religiosa (parlando di azione attivatrice dell’energia sulla pura biologia fetale) che con quella razionale che è quella che sostiene lei (il neonato diventerà persona, via via che la vita "scrive" su quelle pagine bianche: in conclusione il neonato non è una "persona umana" ma una potenzialità di persona). Il neonato quindi cos’è, se non è una ’persona’? un sottoumano ? un animale? che altro?
 Ovviamente qui dissento io.>>

NOTA: uso il termine "persona" per includere la varietà di dimensioni: culturali, sociali, individuali, affettive ecc. (oltre ovviamente alla sua dimensione biologica e filogenetica) che solitamente possiede un essere umano nel pieno del suo sviluppo.
[...] a. Individuo della specie umana, senza distinzione di sesso, età, condizione sociale e sim., considerato sia come elemento a sé stante, sia come facente parte di un gruppo o di una collettività [...] (Vocabolario Treccani) Lo considero un termine molto più ampio di "essere umano".

Concordo sulla definizione di neonato come promessa di persona. Al netto della potente istintualità riproduttiva: una energia di "basso livello" che hanno tutti gli esseri viventi hanno inscritta nel DNA e che mobilita la protezione materna e paterna verso il cucciolo, il neonato da essere biologico diventa persona perché la comunità nella quale nasce, prima famigliare e poi sociale e culturale, è questo che vuole. Ed è una promessa di persona prima ancora del concepimento, perché sia la femmina che il maschio sono geneticamente predisposti per questo.

<< --- ...tutto questo ha fatto di lei la persona che è ora --- ovviamente i rapporti e le esperienze agiscono sulla formazione di una persona "in divenire", che si completerà nel tempo, ma questo non sposta di una virgola quello che ho scritto: il primo passaggio è la trasformazione radicale tra non essere ed essere, il secondo (e successivi) è la modifica progressiva di un essere in qualcosa di più completo fino allo sviluppo completo dell’adulto con linguaggio articolato, mente riflessiva, completa maturazione sessuale eccetera. Fino alla fine dell’essere che torna ad essere ’non essere’.>>

Cosa sarebbe il "non essere"? Come fa qualcosa che è (il feto) a non essere? Quantomeno è "una parte" della madre, che vuole faarne per istinto e per scelta una persona; è anche "un pezzo" del padre, che ha delle aspettative su di esso. Il valore del feto è quello che gli attribuiscono quelli che gli hanno dato vita e quelli che lo accoglieranno nella comunità. Non ha un valore intrinseco trascendente, non vi sarebbe nessun feto senza di questo.

<< Che gli animali abbiano una loro forma di attività cerebrale è indubbio, ma perché mai dovrebbe essere uguale a quella umana ? Le specificità delle specie esistono. Animali che producono ’arte’ non se ne sono mai visti...che paragoni fa ? >>

Anche solo sfiorare l’argomento arte richiederebbe un fottio di spazio. Evito di farlo.


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