C’è un problema di fondo nel tuo ragionamento, Paolo.
Il redditometro non compunta gli ingressi, il reddito da tassare, ma le spese.
Per fare un esempio banale ma non tanto, chi ha soldi di suo per motivi vari ma non lavora perché disoccupato, tecnicamente è un evasore fiscale in base al redditometro. Anche se non percepisce alcuno stipendio, anche se non percepisce pigioni di case in fitto, anche se non gioca in borsa... semplicemente perché ha dei soldi su un conto corrente e li spende. Magari quei soldi li ha dalla nascita ed erode il capitale, perché non percependo alcun reddito non rifonde la cifra spesa, ma per il redditometro è un evasore.
Il caso da me riportato non è tanto raro, basta considerare qualsiasi ragazzo che lavora in modo precario, con stipendi bassi e non sistematici, magari in condizioni subordinate che non corrispondono al contratto in base al quale lavora. Ragazzo che magari vive in famiglia ed è quindi aiutato nella vita quotidiana dai genitori. Non appena le sue spese superano il 20% di quanto dichiarato, diventa un evasore fiscale. Esempio tipico? Se i genitori gli comprano una casa.
Il 20% di 900 euro al mese sono 180 euro mensili. Credo non sia complicato ammettere che chi percepisce 900 euro li spende praticamente tutti per le semplice sussistenza e magari non arriva neanche a fine mese. Per lo stato, per non essere evasore, deve spenderne 180 e non di più. E’ realistico? In base a questo criterio, sono tutti evasori fiscali. E se quel ragazzo perde il lavoro o non gli rinnovano il contratto, percepisce zero. Quanto è il 20% di zero? Se gli fanno un controllo, perché magari i genitori gli hanno acquistato una casa, si troverà a dover spiegare anche come ha speso 5 euro per comprare pane e latte, perché quei 5 euro sono oltre il 20% di zero. Gli verrà contestato ogni prelievo effettuato con carta di credito.
Il problema è che il mercato del lavoro è cambiato, non si basa più sulla vecchia distinzione lavorodipendente=cittadino onesto / lavoratore non dipendente=evasore. I nuovi contratti, con le dovute eccezioni, raccontano una situazione contrattuale non subordinato che magari non corrisponde minimamente alle reali condizioni lavorative.
Nel tuo teorema c’è da scardinare una vecchia convinzione data per assodata, cioè che i lavoratori non subordinati sono possibili evasori. Oggi questo ragionamento è diventato obsoleto e applicare questo metodo per scovare gli evasori è vagamente discriminatorio, se non offensivo, oltre che uno spreco di soldi dello stato perché si ottengono tanti falsi positivi. Accanendosi sui nuovi poveri, perché gli attuali contratti lavorativi sono al limite dello sfruttamento e il posto fisso è un miraggio.
Paolo, non so quanto guadagni, ma ammettendo che tu percepisca uno stipendio di 1500 euro (base di calcolo), li spendi almeno 300 euro al mese per vivere? Per lo stato sei un probabile evasore se compili l’UNICO, sei un cittadino onesto se compili il 730.
Vogliamo fare davvero la lotta all’evasione fiscale? Invece di accanirsi sui nuovi poveri, usiamo google maps e controlliamo i possessori di ville con piscina.
Pagare le tasse è un dovere, non ci piove. Scovare gli evasori è un dovere, non ci piove. Il metodo è il problema. Il redditometro dà falsi positivi, con il nuovo mercato del lavoro sono tantissimi, e non un criterio valido, ma uno spreco di denaro pubblico. Si basa su una visione obsoleta del lavoro.