Concordo con l’articolo e soprattutto con la conclusione circa la destinazione di risorse contro la crisi.
Porto a contributo la proposta di Fernando Rossi, portavoce del movimento politico Per il Bene Comune, contro la crisi, appunto.
Contro la crisi (fonte: http://www.perilbenecomune.org)
«Il Governo Berlusconi ha deciso di intervenire contro la grave crisi finanziaria e le sue pesanti conseguenze economico/occupazionali, continuando ad erogare ingenti risorse pubbliche agli ambienti che, stando alle notizie riportate dai media, sono più permeati da massoneria e criminalità organizzata: le banche ed i grandi lavori.
La nostra proposta è che tali ingenti risorse, previste per le banche private, per i grandi lavori e per l’auto, vadano invece utilizzate per garantire liquidità a nuove imprese ed a piccole e medie imprese già operanti, in modo da bypassare la stretta creditizia, difendere l’occupazione e liberare risorse verso la ricerca e l’innovazione.
Di risorse pubbliche "per l’industria" i vari governi ne hanno bruciate una quantità incredibile, con risultati economicamente ed ambientalmente scandalosi, quindi vanno urgentemente introdotti criteri e modalità innovative. Ad esempio: oggi in caso di fallimento, di delocalizzazione produttiva o di reati che portino alla chiusura dell’azienda, delle risorse pubbliche investite non rimane alcuna traccia o beneficio; con la nostra proposta il Comune continuerebbe a disporre di immobili da girare a nuove attività produttive o all’ampliamento di attività già in essere. Infatti noi proponiamo che vi sia la costituzione di un fondo nazionale ma che il momento di valutazione e di erogazione sia comunale, in modo che l’intera comunità sia partecipe della scelta e garante degli impegni che l’azienda va ad assumersi.
Il tipo di finanziamento ottimale, per l’interesse pubblico e per l’impresa sana è quello dell’acquisto pubblico di una parte degli immobili produttivi, rigirati in affitto alla stessa azienda (calcolando un ventesimo dell’investimento pubblico e applicando un’interesse annuo dell’1,50%). In tal modo quella quota parte di immobile entra nel demanio comunale portando a pareggio l’investimento e dando maggiore elasticità al bilancio comunale (patto di stabilità e rapporto tra la situazione patrimoniale e la spesa corrente).
Le caratteristiche delle Aziende richiedenti, o gli impegni che le nuove aziende devono assumere e sottoscrivere, sono quelle del rispetto dei diritti dei lavoratori, delle norme ambientali, della sicurezza sul lavoro e della regolarità della propria posizione tributaria.
Qualora, come accadrà a seguito della gravità della crisi, la domanda delle aziende dovesse essere, per numero e per quantità dell’investimento, ben oltre lo stanziamento messo a disposizione dallo stato (ma per una Bankitalia nazionalizzata e riappropriatasi della potestà di battere moneta e acquisire il relativo diritto di signoraggio, il finanziamento potrebbe essere in teoria illimitato), la priorità andrebbe data agli effetti positivi dell’attività aziendale, ove assieme alle ricadute occupazionali andrebbero valutate: la riduzione di kilometraggio su gomma nei trasporti di merci e persone, l’impatto ambientale, l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili.
Sviluppando questa politica economica l’Italia reggerebbe la crisi e ne uscirebbe più forte di altri sistemi paese che continueranno, inutilmente, a bruciare risorse, dandole alle solite grandi industrie dell’auto, alle banche private, alle società dei grandi lavori o ad altri settori "politicamente forti".»
25/03 10:47 - Gianluca Bracca
24/03 05:29 - generation60hz
Penso all’inutilità di un ponte derivato dalla quasi totale impraticabiltà dell’autostrada (...)
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