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Nelle elezioni politiche il PdL, con 7,33 milioni di voti, ha raccolto il 15,6% dei consensi del corpo elettorale. Su questa base gli esiti della vicenda giudiziaria del suo leader vengono adesso assunti a clausola vincolante l’interesse dell’intero paese.
In sostanza.
Nell’interesse del paese non può in alcun modo essere limitata la “libertà” personale di Berlusconi, né venirne “condizionata” l’agibilità politica.
Il governo in carica non avrà quindi un futuro se tutte le forze politiche che ne sostengono la fiducia non confermeranno, con il voto, la piena “dignità” del Cavaliere e la sua intatta “compatibilità” con cariche e funzioni pubbliche.
Ne consegue che, nel caso specifico, è interesse di “tutto” il paese che la giustizia venga “disattesa” e che la sentenza di condanna non trovi applicazione.
Non solo.
Una decisione di norma demandata alla “libertà di coscienza” del singolo parlamentare diverrebbe così uno “scotto collettivo” da pagare pena la fine dell’azione legislativa e di governo.
Verrebbe altresì introdotto, di fatto, il principio (discriminante) secondo cui i referenti “centrali” di una maggioranza sarebbero “penalmente immuni”, salvo non vengano colti in flagranza di reato nell’atto di commettere delitti puniti con l’arresto.
Tutto in nome dell’interesse del paese.
Un dato è certo. La storia insegna che la Febbre del Tribuno non conosce né remore, né limiti fino a …