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Commento di

su Sull'intervista a Casaleggio: ma il paese reale dov'è?


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25 giugno 2013 15:02

Sono sostanzialmente d’accordo con l’Autore dell’articolo: le idee (se ci sono) di Casaleggio danno l’impressione di qualcosa di un idealismo esagerato, avulso dalla realtà e dalla natura umana. L’unico (modestissimo) appunto all’articolo, lo rivolgerei a quella parte che si occupa (pur legittimamente) di argomenti forti e concreti, come armamenti, finanza, lavoro, ambiente e via dicendo. Non è che io non sia d’accordo (potrei esserlo o non esserlo, non è questo il punto), ma credo che il marciume che si riscontra in tali ambiti non sia altro, in realtà, che un epifenomeno, conseguenza di un degrado molto più profondo: quello culturale, interiore, oserei dire "spirituale", che sta dilagando trasversalmente senza distinzioni geografiche o sociali. La società moderna è ancora incastrata in quel conflitto cognitivo tra la rivoluzione scientifica e la tradizione animistica, magistralmente identificato e descritto a suo tempo da Jacques Monod ("Il caso e la necessità", 1970). In queste condizioni è facile che emergano personaggi come un po’ tecno-futuristi e un po’ pseudo-mistici ed è altrettanto facile che le masse, ormai totalmente disorientate, li seguano. Secondo un antico adagio, anche gli uomini piccoli fanno un’ombra lunga, quando il Sole è basso.

Per quanto riguarda l’idea di democrazia diretta esposta da Casaleggio, penso che sia un’illusione, per vari motivi: 1) la politica, soprattutto internazionale, non sempre può essere completamente trasparente perché ci sono anche situazioni che per motivi di sicurezza (non necessariamente di natura "militare", ma comunque per la salvaguardia della pace) richiedono riservatezza e quindi non possono essere affidate a dibattiti pubblici e consultazioni plebiscitarie; 2) il vero desiderio della maggior parte della gente è quello di poter vivere onestamente coltivando i propri interessi in santa pace e questo dovrebbe essere anche il suo vero diritto, più che interessarsi continuamente dell’amministrazione della cosa pubblica; e anche se inizialmente potrebbe funzionare, ho molti dubbi su quanto tempo durerebbero la passione e l’entusiasmo della massa per una partecipazione così intensa come quella prefigurata da Casaleggio, il quale però mi sembra esserne tacitamente consapevole e allora mi chiedo se per caso dietro tanta fuffa non covino ben altre, recondite e inquietanti intenzioni; 3) il problema di cui nessuno parla è il plagio permanente a cui il popolo è già da ora fin troppo sottoposto dalle forze politiche che dall’alto cercano di condizionare le scelte degli elettori a forza di inganni e manipolazioni varie dell’informazione; e cambiare forma democratica, da quella rappresentativa a quella diretta, non cambia niente perché non risolve questo problema, anzi, forse lo potrebbe anche peggiorare: saremmo comunque ostaggio dello stesso clima di propaganda permanente e non ci salveremmo comunque dal rischio di prendere decisioni inconsapevolmente imposte dall’alto attraverso il lavaggio del cervello esercitato su di noi: sempre schiavizzati, ma "più democraticamente".

D’altra parte basta guardarsi intorno per accorgersi che la civiltà o l’inciviltà di tanti popoli non dipendono dalla forma di governo, ma semmai dalla loro impostazione culturale. L’idea che tutto dipenda dalle regole è illusoria, perché a dover far funzionare le cose, alla fine, siamo sempre noi, "le carni e le ossa": se noi siamo onesti, ragionevoli e coscienziosi, possiamo vivere bene anche in un sistema imperfetto; viceversa, senza tale cultura, nemmeno il sistema più perfetto del mondo ci gioverebbe. L’aspetto che mi sembra più valido di M5S, è infatti l’aver sostituito, in Parlamento, almeno un po’ dei vecchi "avvoltoi", con nuove persone, sicuramente più pulite (anche se non tutte e non alludo alla diaria ma all’aspetto ideologico); peccato, però, che questo sia stato collegato ad un programma politico troppo legato proprio agli stessi temi degli altri partiti, anziché alla ricerca, per esempio, del ripristino di una vera dignità morale dei politici, per la quale non basta che non vi siano condanne penali: questo è un aspetto puramente formale e comunque l’immunità parlamentare fu prevista per prevenire il ritorno di un regime totalitario attraverso l’arresto di tutti gli oppositori; chi si appresta (e si propone) alla guida di una nazione, dovrebbe saper condurre una vita dignitosa, senza concessioni a costumi lascivi e dovrebbe essere una persona onorevole anche di fatto e non (come, al contrario, si pensa nell’area M5S) nemmeno di nome. Mi chiedo: perché anche M5S si preoccupa (pur legittimamente) più dei problemi legati al denaro che non, per esempio, a quelli legati all’uso di droghe in Parlamento, come invece già denunciato non solo dalle "Iene" ma anche da coraggiosi giuristi, che ne evidenziavano il conseguente rischio di potenziale annullabilità di qualunque atto pubblico (Leggi e Decreti inclusi) prodotto in tali condizioni?

Alla fine la mia conclusione è praticamente la stessa: nulla si chiarisce e tutto si confonde. Ma a beneficio di chi e di cosa? Nulla trapela.

Manny


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