Mi spiace cara Emilia, non sono d’accordo con Lei.
E mi riferisco in particolare ad una frase nel suo articolo, che contesto :
"Partendo da questo presupposto, come si può prendere anche in minima
considerazione la possibilità di potersi fidare di chiunque chieda voti
prima di aver generato almeno una parte delle promesse proferite
anzitempo?"
Qualsiasi processo di selezione della persona più adatta per ricoprire una carica o un incarico, presuppone che si mettano in atto tutte le possibili cautele, che comprendono: informarsi bene su tutto ciò che è possibile sapere su quella persona, attingendo a varie fonti (oggi la RETE, può essere un formidabile aiuto, se non se ne abusa!); fare una valutazione dell’adeguatezza delle sue conoscenze in rapporto agli incarichi che si intende affidargli: considerare eventuali difficoltà dovute a particolari caratteristiche della persona e del lavoro. E quant’altro.
Alla fine, tuttavia, è ineludibile il rapporto interpersonale e diretto, durante il quale se quella persona è realmente interessata all’incarico (il che rappresenta già un fattore positivo importante), cercherà di presentarsi nei migliore dei modi per essere accettato.
Questo implica fare promesse più o meno esplicite, magari anche in buona fede, sul suo comportamento e su come intende svolgere l’incarico se l’otterrà.
Ed alla fine come avverrà la scelta? Concedendo una certa dose di fiducia, il che nel contempo comporta un rischio. Non possiamo sapere in anticipo quello che sarà il comportamento effettivo di quella persona, più di quanto possiamo sapere se domani pioverà davvero o sarà soltanto coperto.
E questo è ancora più vero nel caso dei politici e dei governanti in genere: la loro possibilità di azione sarà limitata da tantissimi fattori, ad iniziare da quelle che saranno le alleanze e le convergenze con gli altri governanti.
Per concludere, non sono le promesse elettorali il problema (e, d’altro canto, quali altre promesse ed in quale altro momento, potrebbero essere fatte). Il vero problema è lo scadimento dell’etica collettiva, virata dalla considerazione per gli alti valori morali e per i giusti principi, verso l’utilitarismo come progetto di vita che, aggiungo in onore di questo Papa, porta al relativismo.
La saluto cordialmente.
rBle