Difficile darti torto, Paolo, su tutto quello che dici; in primis sull’indignazione per una classe politica repellente, che ha devastato o contribuito a devastare la coscienza e l’etica di un paese.
Ma, nonostante questo, penso che si debba pervicacemente insistere e pretendere l’applicazione delle norme democratiche che la Costituzione si è data. Poi - anche, ma forse è la cosa più importante - pensare e proporre una possibile trasformazione della cultura in cui siamo immersi.
Vogliamo ricordarcela ? "Fate quel che vi pare purché poi andiate a confessarvi. Sarete perdonati". A cui segue la scusante che "tanto fanno tutti così".
Il problema che si apre quindi è: tenersi la cultura cattolica della confessione, grazie alla quale ognuno può impunemente continuare a delinquere e cavarsela con un paternostro (o equivalente laico) o accettare l’etica protestante e diventare i poliziotti di se stessi ?
Mi piace pensare che possa esistere una via diversa che affermi e difenda dimensioni realmente democratiche - forse una legislazione come la Norvegia come dici tu - in cui mi piacerebbe vivere, ma superando i limiti della costrizione poliziesca interna o esterna all’essere umano. Resta una trasformazione culturale dell’essere per cui uno non delinque semplicemente perché non gli piace farlo.
Utopia ? Può essere, naturalmente, anche se sono convinto che il mondo è pieno di gente così, forse è addirittura la maggioranza.
Comunque, potendo solo scribacchiare (e votare per il meno peggio che passa il convento) che ho da perdere a immaginare qualche piacevole utopia ?