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 Home page > Tribuna Libera > Sallusti in galera (forse sì, forse no)

Sallusti in galera (forse sì, forse no)

Che Sallusti sia antipatico è come dire che la terra è tonda. E' così antipatico che la prima reazione alla notizia che sarebbe stato carcerato è stata di (non nobile) sollievo. Perché è arrogante e sprezzante.

Ed ha anche quella sua faccia da Kinski nei panni di Nosferatu (mi pare che sia il nomignolo che gli hanno affibbiato) che certo non aiuta. Ma, come dire, non è colpa sua; è che lo hanno disegnato così. Come se non bastasse è anche il compagno di quella donna di plastica della Santanchè, il che a me sembra un'aggravante.

Ma è soprattutto quel suo modo di interloquire, massacrando il dibattito e l’interlocutore, con un’aria da "killer" lucido che non parla mai della cosa in sé, dell’argomento della discussione, ma ne sposta sempre il centro su altro, a piccoli passi, senza fretta e inesorabilmente, in modo che l’altro scivoli pian piano nella trappola predisposta nel terreno a lui più congeniale; dove può finalmente azzannare alla gola e affondare gli incisivi nel colpo letale. Un vero predatore.

Quando poi scrive stabilisce la strategia e la persegue con calma lucida, pianificando a tavolino quello che vuole ottenere e come ottenerlo. Sembra essere il caso della sua prossima, presunta incarcerazione (ma ci crederò quando lo vedrò).

Il fatto è noto: nel febbraio 2007 una ragazzina tredicenne, adottata e dalla vita molto, molto travagliata, con alle spalle storie sordide di abusi e di alcool, rimane incinta ed accetta poi - convinta o indotta dalla madre, il padre non si sa dove fosse - ad abortire. Poi, forse pentita, forse stremata dalla vicenda, più probabilmente già profondamente segnata nella psiche dal suo passato, ha un crollo e viene ricoverata nel reparto di neuropsichiatria infantile.

Il giudice tutelare di Torino, che aveva autorizzato l’aborto prendendo atto della volontà della ragazzina, finisce nel mirino di Libero, il quotidiano di Paolo Berlusconi, a quei tempi diretto da Alessandro Sallusti. Il pezzo incriminato, in cui sostanzialmente si accusa il giudice di aver “obbligato” la ragazza ad abortire, invoca per lui (e per genitori e medici) nientemeno che la pena di morte.

Già dal titolo si capisce chi è sotto accusa: “Il giudice ordina l’aborto. La legge più forte della vita”. L’articolo poi sviluppa una serie di elementi che fanno capire dove il giornale voleva andare a parare. I figli lasciati liberi di amoreggiare perché “è vietato vietare” per questi genitori permissivi, ma se poi la ragazza rimane incinta ecco spuntare l’aborto come violento metodo anticoncezionale: “L’aborto come soluzione di un impiccio”. E che “la magistratura e la medicina siano complici ci lascia sgomenti”. Qualcosa di simile, si dice, avvenne “nei lager nazisti e nei gulag comunisti”.

Il messaggio veicolato dal giornale berlusconiano è articolato. Il caso è perfetto per amalgamare ideologia e interessi politici, strategia di lungo corso e tattiche contingenti.

E’ evidentemente miele per le orecchie vaticane un pezzo, piuttosto lacrimoso, teso a difendere la "vita" di un feto - in questo caso la donna incinta non sarebbe la colpevole ma la vittima innocente - e a criminalizzare l’aborto, trattandolo non già come un intervento finalizzato alla salvaguardia della salute psico-fisica della madre, come stabilisce la legge 194, ma derubricandolo a strumento anticoncezionale, quindi tanto più riprovevole perché “ucciderebbe” una vita in nome - addirittura - di una inammissibile e amorale libertà sessuale.

Ed è probabilmente miele per le orecchie dei benpensanti l’ironia con cui il quotidiano sfotte il permissivismo dei genitori, “Dunque, divertitevi, amoreggiate. Noi non eccepiamo. Noi siamo moderni”; libertà giovanili che non sono mai state né perdonate né digerite da quella zona grigia di pasdaran da Family-day, che si scatena e scende addirittura in piazza (siamo esattamente nello stesso periodo dell'articolo contestato) contro l’ipotesi per quanto vaga di un riconoscimento delle coppie di fatto, in nome della sacralità della famiglia e che vede(va) in Berlusconi (individuo noto in tutto il mondo per la sua continenza) il suo rappresentante politico riconosciuto.

Dopo aver lisciato il pelo alla Chiesa ed alla Vandea di casa nostra, con parole di contenuto e sdegnato dolore per la “madre lacrimosa” vittima della lucida follia della modernità, l’autore non può farsi sfuggire il tema principe di ogni pensiero d’area berlusconiana: l’attacco alla magistratura.

Quale occasione migliore di uno spietato assassino in veste di magistrato da sbattere in prima pagina (e anche seconda e terza, in questa occasione) come il mostro del famoso film. E’ finalmente dimostrabile che i giudici sono dei pazzi criminali, gente mentalmente disturbata, come già il Capo aveva detto a chiare lettere.

Ideologia, cultura cattolica, perbenismo borghese, sacralità della vita, magistrati assassini. Tutto insieme in un unico, favoloso caso. Un’occasione da non perdere. Basta avere un tot di pelo sullo stomaco, che da quelle parti certo non manca.

Peccato però che il giudice in questione non ci stia a farsi massacrare e passi alle vie di fatto querelando il direttore reponsabile dell’articolo, pubblicato con uno pseudonimo. A distanza di cinque anni si arriva alla fine dell’iter e Sallusti viene condannato a qualche mese di galera in via definitiva.

In conclusione arriva il colpo di teatro - ma fuori tempo massimo come fa notare Mentana - e viene fuori che l’anonimo articolista altri non è che Renato Farina, agente sotto copertura dei Servizi Segreti, radiato per questa sua attività parallela e illecita dall’Ordine dei Giornalisti. Che quindi non poteva firmare i suoi articoli se non con uno pseudonimo (sotto copertura anche come giornalista perciò).

Quello scelto è casualmente "Dreyfus", nome preso a prestito da un poveruomo perseguitato e condannato per spionaggio (come Farina), anche lui un mostro da sbattere in prima pagina (come Farina ritiene di essere stato), ma poi riconosciuto innocente (al contrario di Farina, reo confesso) vittima del clima di intolleranza antisemita dell’epoca (così, per assonanza, si liscia il pelo anche alla comunità ebraica).

Detto questo, resta il fatto che un direttore di giornale, benché non gli sia affatto riconosciuta la libertà di diffamare chi gli pare, non può andare davvero in galera, non scherziamo (magari una bella legnata di quattrini da pagare sarebbe ben più dolorosa e sarebbe un miglior deterrente per il futuro). Anche se la parte politica cui Sallusti si onora di appartenere ha esplicitamente approvata l'idea che prevede il carcere per quei giornalisti (e direttori) che dovessero pubblicare nuove intercettazioni telefoniche.

E quella stessa parte politica, seduta al governo per una quantità di anni che preferisco dimenticare, non ha mai pensato di alleggerire le pene previste per i giornalisti, sempre sentiti come parte avversa. Oggi la questione gli si ritorce contro e Sallusti la usa, cinico com’è, per passare da capro espiatorio, da vittima portata al macello, da novello Isacco sacrificato al dio vendicativo della Legge. Facendoci scordare (se gli riesce) che l’infamità contro un innocente giudice tutelare l’ha commessa lui - e quell’infame (parole di Mentana) dell’agente Betulla - manipolando la verità e alterandola, ben sapendo di farlo.

Dopo un bel can-can e un giro di valzer su ogni quotidiano e ogni rete televisiva, il buon Sallusti, freddo come un'aringa secca, probabilmente, proprio come Isacco, non sarà affatto sacrificato. E tornerà a fare liberamente il suo mestiere di mordace cane da guardia della destra più violenta e arrogante. Purtroppo per noi.

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.203) 29 settembre 2012 11:19

    E d’accordo però la questione è proprio quella che tu dici : una bella legnata di quattrini .

    Quanto è una bella legnata di quattrini soprattutto per un giornale in quota Berlusconi ?
    Dieci ,centomila ,un milione ,due milioni ... bruscolini per il Giornale ma infinitamente sufficienti per far chiudere che so’ , Il Fatto Quotidiano .La misura dovrebbe indurre un danno patrimoniale rilevante ,non il solletico .Altrimenti la pistola continua a sparare.

    Guarda che l’aspetto più arrogante della vicenda ,ed è il motivo per cui Sallusti non ha ritenuto di rivelare il nome di Farina ,è proprio perché era sicuro o di cavaserla del tutto o di pagare una multa irrisoria (vedi i 4.000 euro comminati in appello) .Per un Berlusconi (chiunque esso sia) è l’equivalente di un pranzo diFiorito .Il prezzo di un pranzo per distruggere un uomo nella sua immagine e nella sua professionalità !?

    La misura ,se il carcere viene depennato ,deve prevedere ,soprattutto nei casi di recidiva e di particolare gravità :
    1) Radiazione immediata dall’albo e interdizione a qualunque pubblicazione come tu ben dici.
    2) prevedere la chiusura immediata della testata giornalistica.
    3 ) multa consistente alla proprietà in quota proporzionale al patrimonio oltre ovviamente agli indennizzi (congrui)alla parte offesa .

    Tu ci credi che fanno una legge cosi? .
    Infine è veramente intollerabile che in questo paese socialmente e profondamente malavitoso si faccia sempre ,in nome di un malinteso senso di civiltà ,ricorso ad un ipergarantismo ,ovviamente sempre nei confronti di taluni.

    Noi non siamo un paese civile e quindi non possiamo permettercelo ,dobbiamo ricorrere ad una legislazione di emergenza ,come in tempo di guerra, a costo di sopendere anche diritti fondamentali come per es. la privacy che ,guarda la combinazione ,è proprio uno dei cavalli di battaglia de "Il Giornale " a proposito di intercettazioni .
    Abbiamo 5 mafie ,la Chiesa Cattolica ,una politica che definire degenerata è un eufemismo ,intere aree geografiche dove manca totalmente il senso dello Stato , un livello medio etico e morale dei cittadini da quinto mondo ,però vogliamo una legislazione come la Norvegia ,vogliamo essere "europei " !! . Mi scuso per la lungaggine .
    ciao

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.63) 29 settembre 2012 11:44
    Fabio Della Pergola

    Difficile darti torto, Paolo, su tutto quello che dici; in primis sull’indignazione per una classe politica repellente, che ha devastato o contribuito a devastare la coscienza e l’etica di un paese.

    Ma, nonostante questo, penso che si debba pervicacemente insistere e pretendere l’applicazione delle norme democratiche che la Costituzione si è data. Poi - anche, ma forse è la cosa più importante - pensare e proporre una possibile trasformazione della cultura in cui siamo immersi.
    Vogliamo ricordarcela ? "Fate quel che vi pare purché poi andiate a confessarvi. Sarete perdonati". A cui segue la scusante che "tanto fanno tutti così".

    Il problema che si apre quindi è: tenersi la cultura cattolica della confessione, grazie alla quale ognuno può impunemente continuare a delinquere e cavarsela con un paternostro (o equivalente laico) o accettare l’etica protestante e diventare i poliziotti di se stessi ?

    Mi piace pensare che possa esistere una via diversa che affermi e difenda dimensioni realmente democratiche - forse una legislazione come la Norvegia come dici tu - in cui mi piacerebbe vivere, ma superando i limiti della costrizione poliziesca interna o esterna all’essere umano. Resta una trasformazione culturale dell’essere per cui uno non delinque semplicemente perché non gli piace farlo.
    Utopia ? Può essere, naturalmente, anche se sono convinto che il mondo è pieno di gente così, forse è addirittura la maggioranza.

    Comunque, potendo solo scribacchiare (e votare per il meno peggio che passa il convento) che ho da perdere a immaginare qualche piacevole utopia ?

  • Di Sandro kensan (---.---.---.42) 29 settembre 2012 16:26
    Sandro kensan

    Voto +1 per Paolo. Poi non capisco perché rinunciare a mettere in galera chi viola le leggi. Questo è il punto. Le leggi sono tante e vengono applicate ogni giorno ai comuni mortali, nessuno tra i potenti si indigna ne fa campagne mediatiche.

    Quando una delle tante leggi arriva a colpire uno che è Potente allora si discute di cambiare la legge (perché ha colpito uno di loro). C’è qualche cosa che non mi torna, si sta parlando delle solite leggi a personam? Mi pare di sì o almeno la campagna di stampa e mediatica a cui noi comuni mortali ci aggreghiamo volentieri (anch’io con questo scritto), mira a ridurre l’impatto de "La legge è uguale per tutti" nei confronti di uno che ha potere.

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.63) 29 settembre 2012 18:34
    Fabio Della Pergola

    Non è questo il punto. Sinceramente io non ho mai sentito dire di qualcuno finito in galera per diffamazione, sarà una mia ignoranza, ma non avrei mai pensato che si arrivasse a questo. Mi pare che ci sia una sproporzione enorme tra il danno procurato e la pena prevista. Se tanto mi dà tanto immagino che si debbano fucilare i ladroni alla Penati o Fiorito o Lusi (sempreché siano colpevoli naturalmente).

    Il danno alla persona diffamata dovrebbe essere compensato con titoli cubitali in prima pagina del giornale coinvolto con scritto "siamo degli stronzi che si sono inventati una bufala per danneggiare un uomo innocente". Ripetuti per un mese di fila. E se non lo fanno chiusura del giornale per sei mesi. Più somma gigante a compensare il giudice danneggiato. Insomma sputtanamento e soldi, non galera. Con questa storia Sallusti riuscirà a passare da povero innocente martirizzato dall’infame magistratura.

    Credo che si debba essere più intelligenti anche nelle pene. E naturalmente penso, detto per inciso, che oggi le carceri debbano essere svuotate da tutti quei poveracci messi dentro per reati ridicoli.

     

  • Di paolo (---.---.---.203) 29 settembre 2012 23:32

    Fabio i precedenti ci sono eccome e sempre per diffamazione a mezzo stampa : Giovannino Guareschi (409 giorni di carcere) ,Lino Jannunzzi (ai domiciliari per l’età) ,Stefano Surace (in carcere a 70 anni) ,Gianluigi Guarino , Vincenzo Sparagna , Calogero Venezia ....

    In nessuno di questi casi si è assistito all’indignazione come per Sallusti ,anzi .
    E secondo me è proprio perché Sallusti non è percepito come giornalista , ma è qualcosa di diverso , è percepito come parte del potere e allora subito scattano i meccanismi di protezione non solo della casta giornalistica ma della politica in generale .

    La politica e i media sono parte di una stessa rappresentazione del potere ,giocano ruoli apparentemente diversi per arrivare ad una redistribuzione interna degli appannaggi , ma sono tutti uniti e solidali in difesa quando qualcuno prova a toccarli dall’esterno .

  • Di (---.---.---.63) 30 settembre 2012 10:59

    Non conoscevo o ricordavo i casi citati. Ammetto l’ignoranza. Ma questo non mi fa cambiare idea.
    Voi ne fate una questione di giustizia - e non polemizzo su questo, è indiscutibile che la Legge deve (dovrebbe) essere uguale per tutti. Io ne faccio però una questione di civiltà giuridica. Trovo che la galera dovrebbe essere riservata a pochissimi casi: assassini, mafiosi, grandi reati finanziari e poco più. Il resto dovrebbe essere puntito con pene alternative al carcere.

    Questo (non Sallusti, ma tutti i casi di diffamazione) è un caso che andrebbe trattato diversamente, come ho scritto sopra. Non - quindi - un trattamento di favore riservato al potente di turno, ma una modifica al codice che punisca il giornalista attraverso quello che è stato lo strumento stesso del reato: obbligo di pubblicare la rettifica amplificata e moltiplicata per dieci. Oppure chiusura del giornale. E soldi. Che me ne viene da un Sallusti (o Jannuzzi o altri) in galera ? Questa società ne uscirebbe migliore ?

    FDP

  • Di paolo (---.---.---.121) 30 settembre 2012 19:13

    Fabio ,si fa tanto per dialogare perché è interessante analizzare i diversi punti di vista .
    L’equivoco è tutto racchiuso nel fatto che non si tratta di una vicenda che investe il diritto di opinione e l’eventuale ammenda (in sede civile) nel caso di chi sgarra .

    Qua siamo di fronte ad una fattispecie di reato totalmente diverso anche se consumato a mezzo stampa,che attiene alla produzione di dossier menzogneri artatamente costruiti , secondo un disegno preordinato e per fini politici , con l’aggravante delle recidive e l’istigazione a delinquere (che però non so ancora se è stata inserita nel dispositivo di sentenza e quindi do con il beneficio di inventario).Quindi la finalità premeditata non era esprimere una opinione su una vicenda ,bensi’ era quella di distruggere un giudice per un duplice scopo ,l’aggancio del voto cattolico e lo sputtanamento della magistratura che ,come ben sappiamo ,giova ad un certo signoreche molto ha a che fare con la testata .

    L’emersione successiva di " Betulla " , nome in codice di Renato Farina , quale autore del pezzo ,le cui imprese erano ben note sia a Feltri che a Sallusti , è la dimostrazione ulteriore che si è trattato di una aggressione preordinata e forse perfino commissionata .
    In tutta questa vicenda , che anche tu ci hai ben descritto , francamente la libertà di stampa c’entra come i cavoli a merenda .La stampa è stato solo lo strumento .

    Per cui per Sallusti carcere forse si per rispndere al tuo quesito ,ma direi sicuramente si se vogliamo cominciare a riportare questo paese in una dimensione di normalità . 
    ciao

  • Di (---.---.---.63) 30 settembre 2012 20:30

    D’accordo su tutto, Paolo. Non è un reato di opinione, ma di diffamazione a mezzo stampa. Le cose sono diverse e chi imposta il discorso sulla base della libertà di stampa prende una colossale bufala; non mi pare di aver impostato l’articolo in questo senso.

    L’uso politico dell’articolo di Farina è chiaro ed è quello che ho cercato di approfondire nel mio scritto. Qualche dubbio sulla "produzione di dossier menzogneri" che, a leggere l’articolo di Libero, mi sembrano poco probabilii. Può darsi che siano stati "elaborati" in tempi successivi, ma l’articolo in sé mi sembra solo una clamorosa patacca falsa, ideologicamente orientata e politicamente strumentale. Che ha avuto l’effetto di aggredire verbalmente una persona che faceva solo, legittimamente, il suo lavoro.

    Ma resta il problema di una logica giuridica che pretende di punire con il carcere sempre e comunque. In questo caso, come in altri, insisto che sarebbe ora di andare verso le pene alternative. Chi ha detto che la (ambita) normalità di un paese non passi anche da questo ? Siamo sicuri che solo la galera sarebbe un deterrente credibile ?

    FDP

  • Di paolo (---.---.---.121) 1 ottobre 2012 09:09

    No tu l’articolo lo hai impostato correttamente .Sulla fabbricazione di dossier menzogneri libero puo’ dire quello che vuole .Dall’affaire Mitokin ,a Telecom Serbia ,Fini ...l’elenco è chilometrico .

    Purtroppo sulla questione di "logica giuridica" questo paese si è incartato .C’è stato l’abuso di carcerazione ,stante l’assenza di servizi sociali alternativi adeguati , per una larga fascia di popolazione (diciamo dalla media in giù) e un assoluto deficit di carcerazione per chi sappiamo .
    Il carcere è un deterrente credibile se temi di andarci e di scontare per intero la pena ,se sei sicuro di farla franca o di farci un passaggio pro forma , no ovviamente .
    Senza voler mitizzare ,che non è il caso ,negli USA chiunque può finire in carcere ,a prescindere e allora prima per es. di evadere le tasse ,ci si pensa due volte .
    Da noi ,beccati in flagrante pubblici ufficiali corrotti ,ti senti dire che "rischiano il posto di lavoro " ,oppure il Lusi che dice "restituisco il malloppo (non tutto) e facciamo la pace " .

    Ma stiamo scherzando !! Qui stiamo debordando di brutto e il peccato originale sappiamo qual’è .
    ciao

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