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Commento di Renzo Riva

su Quello che il blackout ci dice sulla fragilità dell'India. E sulla nostra


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Renzo Riva Renzo Riva 12 agosto 2012 16:27
Quando serve cultura tecnica i parolai stiano zitti

E-mail inviatami dal prof. ing. Roberto Vacca, bontà sua.

Allego una spiegazione dell’enorme blackout elettrico indiano - il più
grosso mai avvenuto per numero di persone private dell’elettricità. [MA un
terzo degli indiani ha sempre il blackout: non hanno affatto l’energia
elettrica].

È triste che le cause citate da quotidiani e perfino dall’Economist siano
state: siccità, squilibrio fra domanda e offerta, interruzioni dovute a
qualche guasto. Io studiavo i problemi della stabilità delle grandi reti
elettriche in corrente alternata già 60 anni fa — anche se alla facoltà di
ingegneria di Roma non venivano ancora insegnate.

Il pezzo allegato è piuttosto pesante: temo che alcuni lo troveranno ostico
e lo eviteranno. Non li biasimo. Però li invito a dargli lo stesso una
letta. Serve a capire che le grandi strutture tecnologiche sono, certo,
complesse — ma non incomprensibili, né esoteriche. Io, che le capisco un
po’, ritengo doveroso raccontarle in modo piano.

Best
Roberto

Spiego il grande blackout indiano – e, un po’, anche le reti elettriche –
di Roberto Vacca – 6 Agosto 2012.

Seicento milioni di indiani senza energia elettrica per due giorni: un disastro che ha causato distruzioni di ricchezza e di derrate, tragedie personali, ritardi, scomodità, disorganizzazioni a cascata, crollo di reputazioni.
Però è anche grave che questa emergenza sia stata capita solo da pochi esperti. I giornali hanno parlato di ritardi nel realizzare infrastrutture, squilibri fra domanda e offerta, siccità. Questa ha causato mancanza d’acqua di raffreddamento alle centrali di produzione che si sono fermate (vero) e consumi aumentati delle pompe per irrigazione. Si è parlato di consumi eccessivi da parte di utenti che avrebbero dovuto obbedire a severi razionamenti. Si è parlato di guasti inspiegati, ma un blackout gigante non è causato solo da conduttori interrotti o apparecchiature difettose. Taluno ha sostenuto che la rete indiana è troppo grossa: “Se ne avessero avute tante piccole tutto sarebbe andato bene.” Queste spiegazioni sono parziali e inadeguate. Per capire che cosa sia successo, guardiamo i numeri e ragioniamo su struttura e funzioni delle reti elettriche.

La rete dell’energia elettrica indiana non è gigantesca. I dati in Tabella 1 mostrano che la rete europea e quella nord-americana la superano di un ordine di grandezza. Conviene realizzare reti molto grandi perché sono in grado di soddisfare la domanda di elettricità ovunque si manifesti e ovunque venga generata l’energia per soddisfarla. Un grande sistema strutturato a rete è una ricchezza enorme – come la rete stradale estesa su oltre 100.000 km che connetteva ogni regione e città dell’Impero Romano.
Conviene molto che la rete sia a corrente alternata – che varia secondo un diagramma sinusoidale da un massimo positivo a un massimo negativo 50 volte al secondo in Europa, nella metà orientale del Giappone e in India (60 volte/secondo in Nord America e nella metà occidentale del Giappone). Il vantaggio è che il voltaggio si può alzare e abbassare – mediante trasformatori.
Gli alternatori (mossi da motori idraulici o termici) producono energia elettrica alla tensione di circa 10.000 Volt (10 kV). Questa è troppo alta per essere usata nelle industrie. In casa usiamo 220 Volt e stiamo bene attenti a non toccare fili in tensione. Se il tuo corpo è attraversato da una corrente maggiore di 0,1 Ampere, puoi morire. [E’ la stessa intensità di corrente che passa in una lampadina a incandescenza da 25 Watt].
L’energia elettrica va fornita anche a utenti molto lontani. Quando passa in un cavo elettrico di rame, sviluppa calore e, quindi, si perde energia. Questo spreco è proporzionale al quadrato della corrente moltiplicato per la resistenza del conduttore in cui fluisce. Per limitarlo nelle linee di trasporto di energia a grande distanza, si innalza il voltaggio (detto anche “tensione”) e,quindi, si abbassa la corrente. [La potenza elettrica è uguale al prodotto tensione per corrente]. Le linee elettriche di trasporto funzionano a 60, 220, 380, 780 kV [780.000 Volt]. Alimentano trasformatori che gradatamente abbassano la tensione a valori utilizzabili con basso rischio.
(continua)

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