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Commento di

su La riforma della Protezione Civile: ora tocca assicurarsi per essere risarciti


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29 maggio 2012 10:21

Premetto che sono pienamente d’accordo sul fatto che, in Italia, vige la logica del "tanto non succede niente e semmai succede, non accade a me". Questa è la vera logica che va smontata.

Geri Steve fa un intervento duro, che non condivido in tutti i casi: ad esempio, il terremoto di Ferrara è avvenuto in una zona a basso rischio sismico, con una discreta rarità dei fenomeni di questo tipo.

La prima "ovvia verità" che individua ha un che di sconcertante: il terremoto, di per sé non uccide; anche perchè nasce in profondità e poi sale in superficie, propagando il moto ondulatorio sa sotto che sopra. Se seguiamo questa logica, un terremoto uccide solo quando crea una spaccatura nel terreno e ti inghiotte? Vediamo di pensare alle persone, che non saranno certo stinchi di santo, ma sono sempre persone.

Posso essere pienamente d’accordo sul fatto che, nel nostro Paese, si sia costruito l’incostruibile, anche dove non si poteva, stando spesso al risparmio.
Ma, come dovrebbe rendere evidente la situazione attuale, non tutti hanno i soldi per permettersi una bella casetta aintisismica, perciò andranno ad abitare in posti costruiti un po’ così, per poi rimanere sotto le macerie alla prima scossa di una certa importanza.
Purtroppo c’è bisogno di un tetto sopra la testa e, piuttosto che stare in mezzo alla strada, la gente va ad abitare in posti di dubbia sicurezza, nella speranza che non succeda niente.
Altro discorso, comunque, è quello legato a chi si è costruito la casa in posti dove non doveva costruire, con la compiacenza dei ragionieri e degli enti comunali, ben vogliosi di incassare gli oneri di urbanizzazzione anche da terreni agricoli o alluvionali (o che altro si voglia).

Altro punto saliente è l’abbandono del territorio e la poca conoscenza che spesso si ha di esso: costa fare manutenzione, sia in fatto di soldi, manodopera e tempo. Si sottovasluta, ancora, il rischio legato a certi eventi che pure, nel PEC (Piano di Emergenza Comunale) sono espressi molto bene. Ovviamente spesso i PEC non sono aggiornati, non si sanno nemmeno dove sono gli idranti, figurarsi se si sa come si è spostata una montagna, se l’ha fatto o che altro.
I comuni, da questo punto di vista, si trovano certamente in una posizione scomoda, essendo il ptio ente territoriale. Ma spesso io non vedo neanche una massa di cittadini che preme per avere sicurezza sul territorio in cui si vive.
La scurezza non è fare le ronde per vedere se gli immigrati sono tutti bravi o cattivi, ma è interessarsi del proprio territorio, osservarne con occhio attento i mutamenti, volergli anche bene - perchè se non vogliamo bene al territorio, non ce ne curiamo e lasciamo che qualcuno, se ci sarà mai, se ne prenda cura.
Sicurezza è sapere che vicino alle fabbriche ci sono determinati rischi, che quei rischi hanno quelle conseguenze. E’ sapere che, anche se qualche folle tecnico comunale mi fa costruire vicino a quello che mi sembra un fiumiciattolo stagionale, quel fiumiciattolo ha una forza sufficiente ad erodermi in pco più di 30 minuti la terra che mi tiene in piedi la casa, quando piove bene.
Sicurezza è assicurarsi che ci sia posto per le acque di defluire, degli incendi di non propagarsi, che ci siano zone aperte e non circondate da case dove potersi radunare in caso di terremoto.

Spesso queste cose non ci sono, da nessuna parte, nè al nord né al sud. Ve lo posso dire pur non essendo un tecnico, ma una semplice volontaria di quella Protezione civile che ultimamente è stata investita da provvedimenti senza senso.

Poi, ogni comunità ha caratteristiche proprie, quindi pensare ad un piano di intervento standardizzato è abbastanza inutile: bisogna fare i conti con il luogo e le risorse, che possono essere molto diversi da posto a posto.

L’Italia è un paese che vede la presenza di tutti i rischi possibili ed immaginabili sul proprio territorio: alluvioni, terremoti, incendi, frane, nucleare, vulcani... e chi più ne ha più ne metta.
Si è fatto troppo poco, dagli anni ’50 ad oggi, per garantire la sicurezza aic ittadini, che spesso devono fare fronte alle spese - sia per una ristrutturazione, sia per qualsiasi altro intervento - da soli.
Dall’altra parte, i comuni spesso si sono sentiti dire dai privati che, sul loro pezzo di terra, gli interventi non si sarebbero potuto fare perché "la terra è mia e me la gestisco io".
Sto buttando lì un po’ di cose, lo so, ma sono tutti fattori che entrano in gioco; nel mio comune di residenza c’è un torrente stagionale, che divide il mio comune da quello vicino: i sindaci non sono riusciti a trovare un accordo, né tra di loro, nè con i privati, per fare un intervento di bonifica dell’alveo. Stiamo solo aspettando che faccia una piovuta come si deve e che il torrente porti a valle tutte le schifezze che ci sono, per fare il botto. Eh, si... la pessima abitudine di incanalare i fiumi sotto gli abitati..!

Noi controlli ne facciamo, stiliamo i nostri bei rapporti che consegnamo ai comuni, segnaliamo le criticità e facciamo foto per dimostrare che non ci siamo inventati nulla; eppure spesso le nostre segnalazioni cadono nel nulla. Se si fa qualcosa lo si fa a fine elettorale, ma capite bene che, se io sindaco devo scegliere tra destinare i fondi ad una bella piazza nuova o ad una collina di rovi, scelgo la piazza, mica quella zona incolta. Magari la darò a qualche impresa di costruzioni, che ci farà una bella spianata di cemento.

Quando succedono questi eveti, siamo tutti colpevoli: per incuria e per disinteresse, per ignoranza o per sottovalutazione.
Risulta relativamente facile, poi, dire "pensateci voi", una volta che il danno è fatto. E proprio quel "pensateci voi" porta a questo tipo di provvedimenti.
Il decreto legge dovrebbe essere uno strumento di emergenza, ma qui lo si usa ben prima dell’emergenza, per favorire qualche lobby.
Penserete mica che, assicurando la casa, ci guadagnino le casse dello stato; ci guadagneranno semmai le assicurazioni ed i loro periti, che magari vi diranno, al momento della riscossione in seguito ad un danno, proprio che "il terremoto non ha mai ucciso nessuno, la casa è crollata perché lei non si è assicurato di aver fatto tutti i lavori".

Serve un lavoro congiunto di cittadini ed istituzioni, un lavoro sensato per una volta.

Se poi vogliamo parlare delle pene da comminare, ben venga: negli ultmi 20 anni gli illeciti in materia ambientale sono stati generalmente depenalizzati e non si può trattenere un incendiario se non lo si coglie in flagranza (quindi me ne posso andare in giro con una tanica di benzina nel bosco, un accendino e tutto quanto serve per un innesco, senza poter nemmeno essere fermato).
E’ diventato difficile accertare le responsabilità, spesso chi testimonia ha poi vita difficile.
Finché lo status delle cose rimane questo, che colpisce la povera gente a discapito dei più potenti (o più ricchi, come nel caso delle assicurazioni), non vedo come le cose possano migliorare, ma anzi.. forse solo peggiorare.


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