Purtroppo sul più infame dei reati l’usura, c’è totale disinformazione o, peggio ancora, non si vuole accettare per falso buonismo, una realtà allucinante.
E’ vero, molti casi di usura
sono oltre che anomali evitabili; c’è la donnina che si rivolge all’usuraio
della porta a fianco per andare in villeggiatura, c’è chi deve sposare la figlia e, anche se non
ne ha le possibilità, vuole fare un matrimonio più sfarzoso della figlia della
signora del piano di sotto e si rivolge all’usuraio, c’è chi vuole acquistare l’auto
da 50.000,00 € e, non potendo, si rivolge all’usuraio, c’è chi, in occasione di una
ricorrenza, deve acquistare un regalo favoloso al coniuge e, non avendo la
possibilità, si rivolge all’usuraio – e potrei citare centinaia di altri
casi.
Ma c’è anche chi si rivolge
all’usuraio per salute, per far operare il proprio caro a sue spese perché,
nello specifico, lo Stato è assente.
Il mio è un caso oserei dire,
più unico che raro: possedevo un supermercato, chiesi al mio comune di
appartenenza, l’aggiunzione della tabella merceologica 2°
(vendita di carni fresche) alla già preesistente autorizzazione amministrativa
(tabelle 1° e 14°) facendo presente al sindaco dell’epoca che, in caso
affermativo, dovevo effettuare lavori di ristrutturazione per £ 150.000.000 circa
che poi diventarono £ 180.000.000.
Mi venne confermato che potevo
tranquillamente iniziare i lavori poiché,dal piano di commercio in vigore c’era
spazio per un’altra macelleria, e che quindi nella prossima commissione
commercio avrebbero inserito la mia istanza e mi avrebbero rilasciato la tabella 2°, autorizzandomi per iscritto la vendita di carne.
Per sei mesi le vendite subirono
un incremento fortissimo e andavano a gonfie vele, pagai tre rate da £ 12.000.000
cadauna all’ingegnere che aveva effettuato i lavori ma poi, alla fine del ’91 il
Commissario Prefettizio subentrato al Sindaco, mi ordinò di chiudere il reparto
macelleria per mancanza di autorizzazione amministrativa.
Da allora iniziarono le mie gravi difficoltà economiche
in quanto la cessazione dell’attività di vendita delle carni, particolarmente
redditizia anche per l’indotto che questa causava a favore del complesso
dell’esercizio, determinò una brusca riduzione delle entrate e quindi di utili,
per cui mi trovai in grosse difficoltà nel far fronte agli impegni assunti
precedentemente.
Impegni che avevo preso con il
mio ex consuocero rivelatosi in seguito il primo usuraio, il secondo usuraio fu il mio commercialista
al quale mi rivolsi per appianare alcune pendenze, e buon ultimo, il terzo
usuraio fu un mio fornitore ed amico di vecchia data.
Tra l’altro il T.A.R. Campania al
quale avevo fatto ricorso nel ’93, suffragò la mia richiesta ordinando il
Comune di rilasciarmi la tabella 2° e condannando lo stesso al
pagamento delle spese processuali quantificate in £ 1.600.000 ben poca cosa in
confronto al miliardo e passa di interessi usurai che avevo versato nelle tasche
dei miei aguzzini nell’arco di tre anni ( la sentenza del T.A.R. avvenne
nell’aprile ’95) nell’arco di tre anni dicevo di sudditanza psicologica con
gravi minacce a me ed alla mia famiglia, il tutto registrato e consegnato
all’atto della denuncia, alla Guardia di Finanza. Come vedete,
concludo affermando che non tutti i casi di usura sono uguali e da rimproverare
e in taluni casi ci vorrebbe più attenzione e comprensione da parte delle
Istituzioni, che recluta le vittime con la falsa promessa di un aiuto economico, utile per appianare la situazione debitoria e il reinserimento nell’economia legale.
Oggi lo Stato ha posto all’asta l’unica mia risorsa rimastami, la casa dove abito con moglie e figli colpevole di aver ceduto alla fine e con la forza e con le minacce il mio supermercato, aver devoluto il ricavo della cessione ai tre usurai e non aver pagato le tasse relative al ricavo di cui sopra; allucinante.
Se non ci fosse da piangere mi verrebbe da ridere ma tant’è siamo in Italia dove da sempre vengono ignominiosamente calpestati i diritti della gente perbene. Ma venderò cara la pelle, dovranno passare sul mio cadavere perchè non subirò pavidamente l’ignominia della perdita di casa mia. Ai posteri l’ardua sentenza!
Vincenzo