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Commento di

su Lettera alla mia ex professoressa Elsa Fornero


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6 febbraio 2012 09:20

"non esiste prova scientifica del fatto che la maggiore precarizzazione del lavoro implichi maggior crescita economica e minore disoccupazione."


G.le Brancaccio, 
leggo dalle sue note personali che lei è un addetto ai lavori, ben addentrato nella materia a differenza mia che di economia ho dato giusto un esame all’università e quindi premetto ogni mia ignoranza a riguardo.

Mi ha colpito molto la sua frase, perdoni un po’ la provocazione, perché ricordo di aver pensato, quando studiavo la materia poco e male per esigenza di sintesi, che i modelli economici in vigore o quelli storici da cui erano stati elaborati si fondassero su postulati forse validi all’epoca, ma oggi credo ampiamente smentiti dai fatti. Rimango sul piano del banale esempio, che Lei sicuramente potrà contraddire o precisare meglio, avendo una competenza sicuramente maggiore della mia, che appunto ho studiato male e vado a memoria, ma questa è l’idea che mi feci. Ricordo di aver studiato nel dettaglio anche analitico modelli che si basavano su ipotesi date per ovvie, del tipo "la ricchezza del singolo diventa ricchezza di tutti", o che se l’imprenditore si arricchiva automaticamente i salari dei suoi dipendenti erano destinati a crescere. Le chiedo venia per la semplificazione scritta, ma la poca memoria e il poco tempo dedicato alla disciplina mi hanno portato a ricordare essenzialmente il mio stupore nel considerare come modelli economici ampiamente studiati e applicati, che condizionano fattualmente la vita di tutti, si basino su ipotesi del genere e che spesso si continui a far riferimento a tali modelli nonostante sia palese, agli occhi di tutti, che i postulati su cui si basino siano fallaci. Però, accettati gli stessi come dogma, il modello gira e lo si utilizza, peccato che poi evidenze sperimentali della sua efficacia siano difficilmente interpretabili in modo univoco, per essere generosi. Qualcuno diceva che da premesse sbagliate difficilmente si può trarre un ragionamento corretto.

Mi stupì come si consideri scienza un campo come l’economia, molto complesso, che fondamentalmente si riduce spesso a statistiche e studi anche analitici ma basati su presupposti discutibili. Questo non per sminuire lo studio dell’economia, che come da me riconosciuto indaga un campo molto più complesso di un sistema fisico, ma per stimolare le persone come lei, gli addetti ai lavori insomma, a svecchiare un po’ i modelli utilizzati da tutti quei postulati fallaci e di riscriverne di nuovi, più attuali e verosimili, su cui costruire un qualcosa che sia meno astratto e più corrispondente all’evidenza sperimentale. Il mondo ne ha bisogno e mai come nell’ultimo periodo è diventato urgente ed evidente.

It’s up to you, come direbbe qualcuno. Per favore, ne abbiamo bisogno.

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