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Commento di killego

su Marx aveva ragione?


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killego 3 febbraio 2009 18:34
Religione e Droga?! Sono stupito non tanto per l’accostamento, che è azzeccattissimo, quanto per l’autrice che l’ha proposto, madre, over 60, probabilmente indottrinata verso una fede cattolica e che piuttosto che vederci (intendo noi giovani) allo sbando totale mette quasi in discussione i mezzi (non i valori per carità) della chiesa cattolica e intuisce il potenziale curativo, per la fragile psiche umana, che ha o perlomeno dovrebbe avere una religione QUALSIASI. Già perché se per un attimo svestiamo le religioni del loro, attualmente inutile e autolesionista, misticismo ciò che resta è una pratica, badate “pratica”, per il benessere mentale. Senza mettere in discussione la verità sulla resurrezione di Cristo che rappresenta le fondamenta del cattolicesimo e che, a fronte di una visione fenomenologica di Dio, può anche essere comprensibile, i suoi insegnamenti, al pari di quelli di Buddha, sono semplici ma essenziali pratiche per evitare l’unico inferno che ha ragione di essere temuto: quello in terra ma senza forma, quello delle turbe psichiche, dei ripensamenti e delle indecisioni, dei timori e dei sensi di colpa, in una parola quello mentale. La chiesa dovrebbe rinnovarsi, recitare l’ennesimo mea culpa e riproporsi in chiave moderna, perché sono ancora in molti a credere nell’uomo barbuto ma la maggior parte o non si pone neanche il problema o, se proprio deve ascoltare storie fantasiose, quelle che erano metafore per conquistare o intimidire l’uomo comune e giungere al numero più elevato di seguaci, allora, probabilmente, preferirà immergersi nella lettura di Tolkien, e l’unico signore al quale crederà sarà quello “degli anelli”. Se vi state chiedendo perché sia stata montata, e ad oggi sostenuta, questa farsa globale, vi rispondo dicendo che la conoscenza è potere e la conoscenza di pochi è potere per pochi. Potere che comunque si sta affievolendo, fortunatamente non tutti gradiscono le posizioni della chiesa sui temi di grande attualità (e se mi consentite, e parlo da scienziato, negare l’eutanasia è inumano come lo è lasciare vivere un essere umano attaccato ad una macchina, senza la quale la vita lo avrebbe naturalmente abbandonato). Immaginate che la religione sia proposta in questa chiave e nessuno andrà più a confessarsi se non da uno psicologo (e del resto sia il Cristo che la sua controparte orientale erano davvero degli studiosi pragmatici della psiche umana). Facendo un passo indietro, il messaggio che vi voglio proporre è che l’inferno è uno squilibrio psichico di natura ed entità variabile, probabilmente scaturito da uno dei sette peccati capitali che io vi riassumo in uno e uno soltanto, il “desiderio”, il quale, impossessatosi di voi, come un demone vi divorerà dall’interno fino alla comparsa di una sintomatologia. Si somatizza cioè il problema che, ripeto, è quasi sempre una mancanza, e si sfocia nella patologia, sede e gravità della quale dipenderanno, almeno in parte da fattori genetico-ambientali.
Da qui il paradosso: desiderare è la forza motrice dell’uomo, non desiderare è la chiave per la sua salvezza. Questo è un tema dibattuto da millenni dalle religioni e dalle filosofie, vivere da eremiti e cercare la beatitudine lontani dalle tentazioni, o vivere la propria vita confrontandoci giornalmente con essa, cercando di raggiungere un obiettivo e mettendo alla prova la nostra capacità di resistenza alle perturbazioni materiali ed emotive. Liberarsi dall’atavico egoismo umano e acquisire una coscienza globale tale da permetterci di vivere con serenità nella società senza rappresentarne una cellula tumorale (intendendo con questo una cellula che non coopera più col sistema “organo” e utilizza le risorse disponibili per la propria crescita ed il proprio interesse e per questo, quando l’organo sarà compromesso, porterà alla rovina l’intero organismo), questa è la sfida dell’uomo consapevole. L’uomo comune però, senza mete tangibili, senza ambizioni o comunque senza questo o quello, l’indispensabilità dei quali è dettato più che altro dalle mode del momento, cade in depressione, si ferma e non trova né la forza né il motivo per continuare ad andare avanti. La soluzione a questo problema proposta da Confucio resta forse una delle più geniali e ancora attuabili mai avanzate e su questo vi invito ad informarvi se ne avete l’interesse.
Le sostanze ad effetto psicotropo sono soltanto l’ennesimo “strumento”, e gli sciamani che studiano per anni come convogliarne gli effetti a proprio piacimento lo sanno bene, messo a disposizione (da chi vi fa piacere credere…) dell’uomo come una sorta di scorciatoia verso un benessere, o equilibrio psicofisico, che altrimenti potrebbe essere raggiunto, se non è innato, soltanto con anni di PRATICA religiosa o filosofica che sia. L’uso di tali sostanze (come delle medicine che ormai ingurgitiamo senza confrontarci con chi è del campo) non deve mai essere preso alla leggera e dovrebbe essere ad appannaggio esclusivo di persone che abbiano conoscenza e maturità tali da non farsene sopraffare. Conoscere se stessi e acquisire un profondo senso civico sono le basi per una crescita spirituale, anche involontaria, che può trovare spunti e insegnamenti in una qualsiasi delle religioni o filosofie pensate dall’uomo dell’antichità.
Detto ciò, complimenti per gli spunti interessanti trattati però in maniera un po’ leggera e frettolosa, ma soprattutto complimenti per la sua apertura mentale, è raro trovare persone della sua generazione che la pensano come lei.

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