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Commento di Mauro Miccolis

su Termovalorizzatori, sì o no?


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Mauro Miccolis Mauro Miccolis 1 marzo 2011 11:26

Non sono assolutamente d’accordo con l’affermazione,del tutto arbitraria e non argomentata, dell’autore circa la possibilità di riciclare tutti i rifiuti.Numerose comunità in tutto il mondo hanno già cominciato ad inseguire l’obiettivi Rifiuti Zero,sviluppando una serie di iniziative che favoriscono alternative alla gestione classica dei rifiuti, vietando il conferimento in discarica, tassando la produzione dei rifiuti e prevedendo incentivi a favore di chi ricicla o sviluppando strutture in cui viene attuato il recupero delle risorse: tali strutture dovrebbero permettere il compostaggio dei rifiuti organici puliti, il recupero dei materiali riciclabili, e nel caso di impianti molto grandi per grandi città, dovrebbero sorgere, nei pressi di queste strutture di recupero, delle industrie con il compito di recuperare il “valore aggiunto” di questi materiali ed

utilizzare quello che viene recuperato per produrre nuovi prodotti per la comunità.
Il primo passo con cui una comunità può cominciare la strada verso “Rifiuti Zero” consiste nella la separazione alla fonte dei rifiuti, poiché i rifiuti si creano mescolando i prodotti.
È perciò importante organizzare dei sistemi di raccolta che permettano la separazione dei
materiali, con un numero variabile di contenitori per dividere le varie tipologie di rifiuti. In ogni caso, è fondamentale che siano separati fin dall’inizio gli scarti organici alla fonte, poiché è il materiale organico quello che causa molti dei problemi delle discariche, generando metano ed altri acidi organici che possono sciogliere metalli nei rifiuti facendoli arrivare nelle acque di profondità In primo luogo, bisogna separare le cose che si possono riutilizzare. Le cose riutilizzabili sono solo una piccola frazione dei rifiuti ma quella di maggior valore. Ci sono molti esempi nel mondo di sistemi per riutilizzare gli oggetti passandoli da un proprietario all’altro: vendite di beneficenza, negozi di risparmio gestiti o come servizi per la comunità o per profitto.
In secondo luogo, troviamo le cose che si possono riciclare, che permettono una riduzione dell’uso di risorse vergini, rimettendo in circolo materiali già utilizzati. È importante che i materiali riciclati siano separati da altri materiali che potrebbero “contaminarli”, in modo da permetterne la riutilizzazione da parte delle industrie che si occupano professionalmente di riciclaggio. Si trovano poi le cose che possono essere compostate. Dopo la separazione alla fonte, il compostaggio è la fase più importante nella strategia Rifiuti Zero di una comunità, perché, come detto, è il materiale organico nelle discariche che crea problemi. I materiali biodegradabili vengono compostati in modo da poter con sicurezza tornare all’ambiente alla fine della vita utile del prodotto contribuendo a ricostruire il suolo consumato: è l’applicazione pratica del ciclo biologico della Natura. È importante poi separare le sostanze tossiche, che sono solo l’1-2% dei rifiuti domestici ma non possono essere ignorate perché possono minacciare altri aspetti di Rifiuti Zero. Questi materiali devono essere identificati e resi visibili. Alcune comunità hanno organizzato dei sistemi di recupero e raccolta dei materiali pericolosi. Alcune sostanze sono così intrattabili che dovrebbe essere messo in discussione il loro ruolo, obbligando le industrie a riprendere gli oggetti che li contengono. Infine, la parte residuale. Dopo aver separato alla fonte i materiali ed aver isolato quelli riciclabili, riutilizzabili, compostabili, inviandole a diversi impianti, resterà un’ultima frazione di cose residue,
cioè gli articoli che non possono essere riciclati, recuperati o compostati.
Tali prodotti, che non potendo essere recuperati o compostati rappresentano uno spreco di risorse, molte delle quali non rinnovabili, dovrebbero finire in impianti di screening. In questi impianti, questi prodotti dovrebbero essere studiati, per far capire alle industrie che devono seguire processi produttivi per evitare questa frazione in futuro,è questo il vero fulcro attorno a cui ruota tutta la strategia “Rifiuti Zero”, è il punto in cui la comunità deve in qualche modo parlare all’industria: se un prodotto non può essere riutilizzato, riciclato o in qualche modo compostato, allora non andrebbe prodotto.
Molti di queste iniziative hanno un impatto sull’economia della comunità: è certamente meglio
spendere il denaro dei contribuenti per recuperare risorse, piuttosto che per liberarsi dei rifiuti. In questo modo cambia anche il ruolo degli amministratori locali quando i materiali di scarto vengono trattati come risorse che accrescono la comunità, piuttosto che come passività (rifiuti). Invece di gestire delle passività, le politiche degli amministratori locali promuovono l’innovazione da parte degli imprenditori, massimizzando la consegna di flussi di risorse pulite verso le imprese locali. Mano a mano che i materiali in precedenza considerati rifiuti acquistano valore, i principi dei Rifiuti Zero aiuteranno le economie locali a diventare più autosufficienti e a creare opportunità per una aumentata partecipazione civica e per posti di lavoro sostenibili.

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