Gentile Sandro Storri,
credo
che alla base ci sia un equivoco. Le cose che cita Le sembrano offese, e
dal Suo punto di vista sembrerebbe aver ragione. Il problema non è
questo (se anche consentissi, a cosa gioverebbe?), ma è capire cosa
intendono dire loro. Che parlano certamente in italiano, ma hanno una
mentalità tanto diversa da quella - diciamo così - “comune” da risultare
a volte incomprensibili.
Prendiamo ad esempio il “caso Nichi Vendola”:
quelle che possono sembrare a tutta prima ingiurie gratuite e
sovraccariche, possono essere ricondotte all’evangelico “colui che dà
scandalo sarebbe meglio se non fosse mai nato”. E ancora: “meglio che si
leghi una pietra al collo e si getti in mare”. Posso anche dissentire (e
dissento) sull’interpretazione, ma chi applichi alla lettera queste
parole, concluderà a proposito di Vendola: Vendola è un omosessuale
dichiarato; l’omosessualità è bollata dalla Bibbia come “depravazione”,
qualcosa che “rende l’uomo simile alle bestie”; Vendola (come tutti gli
omosessuali) è (eticamente) un mostro (e un depravato).
Non
c’è nessuna offesa. Per chi applica questo schema mentale, si tratta di
una pura constatazione, la mera traduzione in parole di uno stato di
fatto. Di più: non dirlo sarebbe reticenza, ove non addirittura
apostasia. È un modo di pensare, molto più strutturato, cogente e in
buona fede di quanto si potrebbe esser spinti a ritenere a una prima
occhiata.
Ricordi
inoltre che la Chiesa cattolica sta ancor oggi cercando a fatica di
liberarsi dal suo proprio antisemitismo interno (fino a pochi anni fa la
Chiesa cattolica romana pregava pubblicamente per i “perfidi ebrei”). È
un problema storico, non contingente; della Chiesa tutta, non di
Pontifex. Del resto, sul giornale si esprimo illustri prelati ad oggi in
carica, non ragazzetti in vena di guasconerie a sfondo religioso. La
questione riguarda una interpretazione del cristianesimo, non un
atteggiamento giornalistico. Al di là di ogni giustificazione, capire
questo può già servire a impostare un eventuale dialogo (ma anche solo a
comprendere il fatto in sé) su un piano di parità.
Non
dev’essere divertente - essendo omosessuale - sentirsi apostrofare, per
ciò stesso, “depravato”. Ma, a parti inverse, anche loro - cui si dà
nel migliore dei casi, del “bigotto” - si sentono offesi. Loro magari si
ritengono cristiani nel senso più virile del termine (fino a sostenere
la bontà delle crociate!), e poco si immaginano a paragone con una
vecchietta ignorante che recita inconsapevolmente il rosario in latino.
Loro sostengono di riportare la retta dottrina, e lo fanno a beneficio
di questa propaganda, non a detrimento delle categorie bersagliate. Le
categorie bersagliate sono quelle bersagliate dalla Bibbia: omosessuali,
divorziati ecc. ecc. Loro non ce l’hanno con gli omosessuali in quanto
tali: se la “retta dottrina” se la prendesse per qualche motivo con i
venditori di angurie, loro si scaglierebbero contro questi ultimi. Per
amor di verità. Niente di personale.
Se
l’oscuramento di Pontifex sia un atto dovuto da parte delle autorità
competenti, non saprei dirLe. Non spetta a me decidere. Così come non mi
sembra che Pontifex sia il quotidiano più pacifico e moderato che abbia
mai letto; ma che istighi all’odio, non mi spingerei ad affermarlo.
La
richiesta di oscurare Pontifex non è una richiesta anticattolica: non
tutti i cattolici pensano e parlano come Pontifex (io ne sarei un
esempio). È però una richiesta antidemocratica, nella misura in cui
Pontifex non delinque in alcun modo.
Come
ho cercato di evidenziare, Pontifex non è un giornale omofobo. Né
razzista: non ho mai letto commenti razzisti, ma solo strali contro le
altre religioni (anche la Fallaci, negli ultimi tempi, si arrabbiava con
chi le dava della razzista: “non sono razzista - diceva - io non me la
prendo con gli arabi, ma con i musulmani. La mia è una questione di
religione, non di razza”). E non è più antisemita di quanto lo sia (nel
suo complesso, che è perennemente in itinere) la stessa Chiesa di Roma.
Cordiali saluti (e grazie per l’attenzione)