Noi, che siamo stati buttati fuori dalla scuola, non siamo la zavorra inutile, non siamo il vecchiume, non siamo gente che esce la mattina a cercare il tozzo di pane.
Noi siamo nel pieno delle nostre capacità cognitive e relazionali.
Noi siamo, nella scuola e oltre la scuola, scrittori, artisti, professionisti i cui orizzonti culturali spaziano grazie a tutto il bagaglio di studi e di esperienze accumulati nei nostri 35 anni di insegnamento. Siamo quelli che si sono laureati presto e che hanno conseguito altrettanto presto l’abilitazione. Ci chiamano per conferenze e relazioni anche di carattere internazionale. Non siamo dei vecchietti cadenti. Tr di noi c’è gente che non nemmeno 59 anni.
Noi non rubiamo il lavoro a nessuno perché quello che stiamo tentando di difendere è il nostro lavoro. Perchè la nostra cacciata dalla scuola non produrrà alcuna nuova assunzione.
La società si divide in "chi fatica" e "chi lavora". Quelli che "faticano" non vedono l’ora di andarsene in pensione perché non amano il loro lavoro. Noi invece siamo pieni di entusiasmo e difendiamo la nostra professione di insegnanti.
Le comunità dell’antica Grecia, per scacciare povertà, carestie, epidemie e altri guai collettivi facevano ricadere le colpe di tali mali sul "caprio espiatorio", il "pharmakòs" ( Ipponatte - 600 a.c.). Il Pharmakòs, infetto dalle impurità dell’intera città, veniva cacciato oltre le mura e percosso con rami di fico (la pianta più povera) sul corpo e sui genitali dal resto della popolazione che sceglieva il malcapitato tra i più deboli e lo percuoteva ripetutamente, perché i mali che custodiva dentro venissero fuori, via, fino ad ucciderlo.
Ecco: con Brunetta e Gelmini siamo ritornati per la Scuola Pubblica Italiana alla società di duemila e seicento anni fa ritenendo, senza vergogna alcuna, un gruppo di persone, noi gli insegnanti più preparati e più colti, responsabili della moltitudine di problemi che affliggono la Scuola. Senza alcun risparmio economico sociale.
Ed è così che veniamo cacciati su due piedi con un provvedimento incostituzionale e senza che nessuno, tra Sindacati e politici vari, abbia sprecato nemmeno una parola.
E veniamo cacciati da Berlusconi, quello di Romolo e Remolo, e dalla Gelmini, quella degli esami di Stato a Reggio Calabria e che non sa pronunciare nemmeno la parola "egida" che qualcuno le aveva scritto nel suo intervento al Parlamento senza prima avvertirla. E veniamo cacciati da Brunetta, quello che sadicamente cercava applausi tra i suoi sostenitori vantandosi di chiudere lentamente il cannello d’ossigeno per coloro che operano nella cultura.