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6000 insegnanti licenziati solo con "circolari truffa" dal Ministro Mariastella Gelmini

Una bieca operazione di "macelleria sociale", o "darwinismo sociale", del tutto priva di valide e coerenti motivazioni, realizzata con delle circolari MIUR che violano la forma e la sostanza delle stesse leggi 133/2008 e 102/2009, che regolano tale pensionamento. Infatti, mentre le leggi presuppongono l’accertamento di esubero in organico, le circolari "impongono", illegittimamente, ai dirigenti scolastici di licenziare il personale anche in condizioni di non esubero.
 
Senza l’attenuante di far posto a giovani docenti precari, in attesa di immissione in ruolo, perchè la Finanziaria 2008 e la recente manovra economica correttiva hanno tassativamente bloccato nuove assunzioni. E senza l’alibi di un risparmio per i conti pubblici, risparmio che, in base ai calcoli, è irrisorio, per non dire inesistente.
 
Aaltre ulteriori discriminazioni :

1) alcuni dirigenti scolastici hanno licenziato o non licenziato i propri dipendenti per simpatia o antipatia o in base alla paura o meno di improbabili sanzioni disciplinari che sarebbero loro arrivate (a loro dire, se non licenziavano) dagli Uffici Provinciali, Regionali o Nazionali del MIUR.

 
2) si sono già avute, da parte dei Giudici del Lavoro di tutt’Italia sentenze difformi sui ricorsi inoltrati loro dai docenti rottamati. Fino a questo momento almeno 15 giudici hanno accolto i ricorsi dei ricorrenti, altrettanti li hanno respinti. I Dirigenti, nel licenziare il personale docente e ATA, con 40 anni di contributi, oggettivamente, hanno agito in una condizione di evidente "conflitto di interessi", perché, essi, all’ultimo momento, sono stati furbescamente, esclusi dal "pensionamento coatto"; In una scomoda ed ambigua posizione di palese "conflitto di interessi" si son venuti a trovare anche tutti i Giudici del Lavoro che si sono occupati e si stanno occupando ancora dei numerosi ricorsi, perché anch’essi, dalle leggi 133/2008 e 102/2009, sono stati furbescamente esclusi dal "pensionamento coatto".
 
E’ totale l’incostituzionalità sia della legge 133/2008 che della successiva legge 102/2009, perchè esse confliggono palesemente con l’art. 3, comma 1, Cost. in quanto escludono dalla "risoluzione forzosa del rapporto di lavoro" i magistrati, i professori universitari (art. 72, comma 11, legge 133/2008), i dirigenti medici di strutture complesse (art. 17, comma 35 novies, legge 102/2009) e i Dirigenti Scolastici. 
 
Incostituzionalità che (essendo tali norme "eccezionali" relative ai soli anni 2009, 2010 e 2011, termine oltre il quale non sarà più possibile la "risoluzione forzosa del rapporto di lavoro" nella PA), si paleserà maggiormente, allo scadere del 2011, perchè si creerà un’altra disparità di trattamento (altro conflitto con l’art.3, comma 1, Cost.) tra i soggetti ai quali la "risoluzione forzosa del rapporto di lavoro" oggi si applica e i loro colleghi ai quali, pur trovandosi nelle medesime condizioni dei primi, dopo il 2011, non sarà più possibile applicarla.
 
La "risoluzione forzosa del rapporto di lavoro" del personale, in presenza di uno stato di servizio contributivo di 40 anni, si basa sul presupposto legislativo di accertamento della condizione di esubero in organico, come novellano le leggi citate che attribuiscono alla PA la facoltà di "risoluzione forzosa e unilaterale del rapporto di lavoro" ma solo " nell’ambito degli interventi per il contenimento della spesa per il pubblico impiego...con la riduzione di un rilevante numero di posti di docenti...." con la raccomandazione che "dovrà essere evitata ogni forma di aggravio erariale connesso al formarsi di ruoli in esubero" ( vedi art. 64 legge 133/2008 e Direttiva MIUR n. 94 del 4 Dicembre 2009, pag. 1).
 
La "risoluzione forzosa del rapporto di lavoro", anche in condizioni di non esubero, per gli insegnanti con 40 anni di servizio contributivo, è prescritta come obbligatoria solo dalla nota MIUR Prot. n. AOODGPER 1053 del 29 / 01 / 2010 e dalla nota MIUR Prot. AOODGPER 2261 del 25 / 02 / 2010. 
 
Ma tali note, come tutti sanno, non hanno alcuna cogenza di legge (vedi, ad esempio, sent. Cassazione n. 35 del 5 gennaio 2010 : "....“La violazione di circolari ministeriali non può costituire motivo di ricorso per cassazione sotto il profilo della violazione di legge, non contenendo le circolari norme di diritto, ma essendo piuttosto qualificabili come atti unilaterali..." ). 
 
Esse, quindi, sono solo un’interpretazione arbitraria delle leggi 133 /2008 e 102/2009 da parte dell’Amministrazione del MIUR, centrale e periferica, e configurano a loro carico un grave abuso di potere (comportamento illegittimo). Ciònonostante il Ministero della Pubblica Istruzione, gli Uffici Scolastici Regionali e Provinciali, con queste circolari (Direttiva MIUR n. 94 del 4 Dicembre 2009 e successive nota MIUR Prot. n. AOODGPER 1053 del 29 / 01 / 2010 e nota MIUR Prot. AOODGPER 2261 del 25 / 02 / 2010. citate) hanno imposto ai Dirigenti Scolastici, su tutto il territorio nazionale, l’obbligo inderogabile di procedere al "pensionamento coatto" dei loro dipendenti che hanno maturato, entro il 28 Febbraio 2010, 40 anni di servizio contributivo, con un comportamento autoritario che ha annullato, di colpo, le facoltà discrezionali propri del loro ruolo dirigenziale, le prerogative dell’autonomia scolastica e del decentramento amministrativo. Un provvedimento questo che confligge anche con una recente Direttiva della UE che vieta, ai fini del licenziamento, la discriminazione per età. 
 
Vista la polemica e il violento antagonismo che il "pensionamento forzoso" ha provocato negli insegnanti precari contro i loro colleghi "anziani" di ruolo da rottamare, che stanno ricorrendo al Giudice del Lavoro contro il loro "pensionamento coatto" (colpevoli, ai loro occhi, di togliere loro la possibilità di avere un posto di ruolo stabile) faccio presente una notizia poco nota alla maggioranza dei docenti e dell’opinione pubblica :
 
Sia la Finanziaria 2008 che l’attuale manovra economica correttiva, testè approvata definitivamente alla Camera, escludono, almeno fino al 2013, tassativamente, nuove assunzioni, anche in sostituzione di docenti pensionati o pensionandi.
 
Le immissioni in ruolo di docenti precari (pare 10.000) promesse dalla Gelmini fanno parte di posti già occupati dagli stessi precari, posti diversi da quelli che occupano attualmente i docenti con 40 anni contributivi. Questi ultimi non saranno assegnati a nessuno, si perderanno e basta (vedi Italia Oggi di pochi giorni fa). E gli alunni, che sarebbero stati affidati ai docenti pensionati, saranno "spalmati" sulle classi dei loro colleghi rimasti in servizio, andando ad incrementare ancor più, in aggiunta agli effetti dei tagli di cattedre già avvenuti, il rapporto proporzionale docenti / allievi che, ad esempio, per le scuole secondarie superiori, da Settembre 2010, potrebbe mediamente arrivare a 30 studenti per 1 docente, accrescendo notevolmente il carico di lavoro degli insegnanti. Con buona pace dell’efficacia della didattica e dei processi di apprendimento !   
 
Questo è il grande inganno e la crudele beffa dell’attuale governo e del suo Ministro dell’Istruzione, con la complicità dei" compagni socialisti" Brunetta e Tremonti (SIC !) : hanno scatenato cinicamente ed artatamente (divide et impera !) una guerra tra poveri, mettendo i precari contro i loro colleghi di ruolo, con il tacito consenso di tutte le forze politiche di maggioranza ed opposizione, della stampa, e di tutti i sindacati della scuola. 
 
Alla faccia di tutte le periodiche raccomandazioni dell’Unione Europea e dell’OCSE che, ricordando i deficit di bilancio dei vari Stati, invitano da tempo i Paesi membri ad innalzare l’età pensionabile, anche su base volontaria, fino a 67/70 anni (in Spagna Zapatero ha proposto di innalzarla a 67 anni). Alla faccia di analoghe raccomandazioni fatte, di recente, a Bruxelles, dal nostro Presidente del Consiglio. 
 
Alla faccia dei consigli pressanti dati al nostro governo, anche recentemente, dal dott. Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia e dalla dott.ssa Emma Marcegaglia, Presidente di Confindustria, che hanno ancora sottolineato l’esigenza urgente di innalzare l’età pensionabile fino a 67 anni e oltre.
 
Alla faccia dell’emendamento alla manovra economica correttiva, testè approvata dall’attuale governo, in cui si afferma la correlazione graduale dell’età pensionabile con la cosìddetta "speranza di vita", misurabile in base agli indicatori periodicamente forniti a riguardo daall’ISTAT. 
 
Alla faccia del disegno di legge, a firma, tra gli altri, dell’On. Giuliano Cazzola (PDL), tutt’ora in discussione alla Camera, che propone l’innalzamento "sperimentale" dell’età pensionabile, oltre i 65 anni, su base volontaria. 
 
Alla faccia delle recenti dichiarazioni del ministro Brunetta rilasciate alla radio RTL. 102, in cui lo stesso affermava che "il pensionamento forzoso" era "una norma intelligente che va applicata con intelligenza". Che cosa sta accadendo da mesi, invece, in tutt’Italia ?
 
Molti Dirigenti Scolastici, adducendo di eseguire ordini gerarchici tassativi, temendo di ricevere sanzioni disciplinari dai loro superiori, entro il 28 febbraio 2010, hanno inviato, in tutta fretta, ai loro dipendentii con 40 anni contributivi, il "preavviso di risoluzione forzosa unilaterale del rapporto di lavoro", a decorrere dal 1 Settembre 2010, imponendolo loro implacabilmente, in modo totalmente indiscriminato. 
 
In taluni casi, i Dirigenti, nella loro ansia di far presto per compiacere i loro superiori, hanno pure violato gravemente le leggi vigenti, innescando centinaia di ulteriori ricorsi da parte dei dipendenti pensionati contro la loro volontà. Infatti, mentre le leggi citate danno loro la facoltà di licenziare i pubblici dipendenti con 40 anni di contributi effettivi e figurativi realmente e definitivamente pagati, con avvenuta registrazione del pagamento presso gli Uffici della Ragioneria provinciale e dell’INPDAP (inclusi il riscatto degli anni di laurea, dei servizi preruolo, dei servizi prestati all’estero, etc....), in molti casi, nonostante tali precondizioni legislative non esistessero, i Dirigenti hanno ugualmente licenziato i loro dipendenti, senza prendere in considerazione tali elementi ostativi.
 
Ci sono state anche altre situazioni in cui, per omissioni o negligenza continuate nel tempo della P.A., pur non essendo stata definitivamente chiarita la posizione giuridica degli insegnanti da licenziare, ed essendosi, perciò, avviato (anche senza una formalizzazioine istituzionale), un contenzioso tra questi ultimi e gli uffici centrali e periferici del MIUR (per esempio, conosciamo un caso in cui, in base ad atti ufficiali dell’Amministrazione Scolastica, non è chiaro se l’insegnante, oggetto del provvedimento di pensionamento, appartenga giuridicamente alla Scuola Secondaria di I o di II grado), i Dirigenti, senza porsi alcun dubbio, e senza considerare le ragioni degli interessati, li hanno licenziati ugualmente in tutta fretta, ledendo gravemente il loro diritto alla difesa giurisdizionale dei loro legittimi interessi lesi dall’Amministrazione, seppure in regime di autotutela amministrativa già avviata.
 
Addirittura, in alcuni casi, vista la resistenza opposta al pensionamento coatto da insegnanti e ATA, i Dirigenti hanno chiesto in modo autoritario a questi ultimi di firmare una lettera di autolicenziamento. In alcune scuole i Dirigenti, dopo aver loro consegnato la lettera di "preavviso di licenziamento", hanno inviato ai loro dipendenti una diffida scritta, con minacce di sanzioni disciplinari in caso di non ottemperanza da parte loro, nella quale li sollecitavano a compilare, con la massima urgenza, i vari moduli necessari per richiedere all’Amministrazione l’erogazione della pensione e della buonuscita a decorrere dal 1 settembre 2010.
 
Ovviamente, in questa loro decisione ha influito sicuramente anche il fatto che essi, grazie anche ai loro sindacati, successivamente all’approvazione delle leggi 133/2008 e 102/2009, sono stati esclusi dal "pensionamento forzoso". D’altronde, proprio l’attuale governo ha da pochi giorni firmato con tutte le OOSS della Dirigenza Scolastica il nuovo contratto di lavoro che attribuisce ai dirigenti un aumento stipendiale medio di 350 Euro lorde mensili più gli arretrati di vacanza contrattuale dal 2006 al 2009 da riscuotere entro il mese di Agosto 2010. Di converso, ha bloccato per 3 anni il rinnovo del contratto di lavoro, già scaduto, degli insegnanti e del personale ATA (aveva programmato di dar loro 20 Euro lorde di aumenti mensili !), stabilendo anche che gli anni 2009 /2012 non saranno validi ai fini della maturazione degli scatti stipendiali di anzianità. 
 
Per questi motivi, i Dirigenti, nel licenziare il personale docente e ATA, con 40 aanni di contributi, oggettivamente, hanno agito in una condizione di evidente "conflitto di interessi".
 
Altri Dirigenti, in base ai loro insindacabili criteri, compresi la simpatia o antipatia personali verso gli interessati (altra discriminazione) e, quindi, utilizzando, di fatto, le facoltà discrezionali propri del loro ruolo dirigenziale, le prerogative dell’autonomia scolastica e del decentramento amministrativo, escluse in modo autoritario, come abbiamo visto, dalle Note e dalla Direttiva MIUR summenzionate, non hanno inviato ai loro insegnanti la lettera di "preavviso di licenziamento".
 
Le centinaia di ricorsi ai Giudici del Lavoro, promossi dai dipendenti pubblici, insegnanti e non, contro i "pensionamenti coatti", stanno avendo risultati difformi in tutti i Tribunali italiani. Almeno una ventina di giudici si sono già schierati a favore della Pubblica Amministrazione, altrettanti contro (altra discriminazione verso i pubblici dipendenti), con grande intasamento delle aule giudiziarie (come se non fossero già abbastanza ingolfate) ed enorme spreco di risorse umane ed economiche da parte dei ricorrenti (altra ingiustizia) e, talora, anche dello Stato, quando esso viene (e, in alcune ordinanze, già lo è stato) condannato a pagare le spese processuali.
 
Per non parlare, poi, della scomoda ed ambigua posizione di palese "conflitto di interessi "in cui si son venuti a trovare tutti i Giudici del Lavoro che si sono occupati e si stanno occupando ancora dei numerosi ricorsi avverso i pensiionamenti forzosi, visto che essi dalle leggi citate (vedi sopra) sono stati esclusi da tale provvedimento. 
 
Non sarebbe stato meglio, nella L. 133 /2008, e nella 102 /2009, invece che dire che "l’amministrazione ha la facoltà di procedere unilateralmente alla risoluzione forzosa del rapporto di lavoro", affermare che "l’amministrazione ha la facoltà, in base alle sue esigenze organizzative ed operative, di procedere, con accordo bilaterale con gli interessati, o su base volontaria degli stessi, alla risoluzione del rapporto di lavoro dei dipendenti con 40 anni di contributi"?
 
Ci sono, infatti, migliaia di dipendenti pubblici che vorrebbero andare in pensione con 40 anni ed anche meno di contributi. Ma perchè imporre a tutti di andare in pensione per forza, anche a quelli che se la sentono ancora di lavorare (per la passione che hanno sempre transfuso in questa difficile professione, per l’entusiasmo e l’amore per la cultura che hanno cercato, con impegno e fatica, spesso riuscendoci, di comunicare ai loro studenti, per continuità didattica a vantaggio delle classi loro affidate) e anche a quelli, magari monoreddito, con figli e mogli a carico, con il mutuo casa da pagare, che fanno fatica ad arrivare a fine mese (come la maggior parte delle famiglie italiane con reddito mediobasso da lavoro dipendente), ai quali 100 - 150 Euro in più nello stipendio, rispetto alla pensione, in questa fase di grave crisi economica, aiutano un po’ a tirare avanti? E, poi, qual è il risparmo che lo Stato ricaverà da questa operazione?
 
Secondo Italia Oggi ed altri quotidiani, il Tesoro risparmierebbe, su 10.000 appartenenti al personale scolastico, comprendenti anche i presidi, una cifra che si aggira, più o meno su 450.000.000 di Euro l’anno. Essendo i presidi, come abbiamo visto sopra, stati esclusi dal provvedimento di pensionamento, rimarranno da pensiionare, press’a poco, 6000docenti su un totale complessivo di 700. 000. Dal loro pensionamento si prevede di ricavare, ipotizzando uno stipendio medio di 1900 Euro a testa, un risparmio di 148.200.000 Euro l’anno. Ma, se consideriamo che lo Stato deve pagare a costoro la pensione massima, minimo 1700 Euro a testa, esso dovrà sborsare Euro 132.600.000. Infine, attraverso l’INPDAP, il Tesoro dovrà pagare ai pensionati coatti, dal 1 Settembre 2010, entro 3 mesi, la buonuscita massima. 
 
Calcolando mediamente una buonuscita di 70.000 Euro a persona, lo Stato dovrà pagare subito a 6000 docenti rottamati, una somma complessiva che si aggira sui 420.000.000 di Euro, aggravando, così, il traballante bilancio INPDAP che, in parte è finanziato da contributi statali accantonati proprio per le buonuscite e le pensioni dei pubblici dipendenti. A questo punto, qual’è il risparmio a beneficio dei conti pubblici? Irrisorio.
 
L’ultima giustificazione per il "pensionamento coatto", addotta, oltre che dalle burocrazie ministeriali, dai precari, ancora dall’opinione pubblica ed anche, in un’altra intervista alla radio RTL. 105, dallo stesso ideatore del provvedimento, il Ministro Brunetta, si fonda sull’asserzione (falsa) che, mandando in pensione 6000 insegnanti (ma il problema è esteso a tutti i pubblici dipendenti) si farebbe gradualmente largo ai giovani, svecchiando l’età anagrafica di questi lavoratori della scuola. Tale tesi è facilmente confutabile. 
 
Tra gli insegnanti, per esempio, centinaia di migliaia su 700.000, che rimarranno in servizio per non avere maturato 40 anni di contributi, hanno un’età anagrafica di 60 - 64 anni, spesso superiore a quella dei loro colleghi rottamati a 52 - 59 anni che possiedono 40 anni contributivi solo perchè hanno già riscattato, a loro spese (e a loro danno) i 4 anni di laurea, servizi pre-ruolo, servizi all’estero o in altre amministrazioni pubbliche o aziende private (ricongiunzioni). Ed allora, qual è la ragione del "pensionamento coatto"? Non è individuabile.
 
Insomma, stiamo assistendo ad un’ ennesima operazione di "macelleria sociale" o "darwinismo sociale", da parte del governo in carica, del tutto priva di valide e coerenti motivazioni. Puro arbitrio del potere.
 
Un capriccio del Principe!
 
E, poi, seguendo una logica di "svecchiamento anagrafico", perchè non mandiamo in "pensione coatta" i politici (i componenti di assemblee elettive nazionali, europee e degli Enti locali) o i manager pubblici (parecchi dei quali hanno raggiunto l’età di 70 anni ed oltre), a partire da 60 anni in su ?
 
 

I commenti più votati

  • Di (---.---.---.48) 14 agosto 2010 18:52

    Noi, che siamo stati buttati fuori dalla scuola, non siamo la zavorra inutile, non siamo il vecchiume, non siamo gente che esce la mattina a cercare il tozzo di pane. 

    Noi siamo nel pieno delle nostre capacità cognitive e relazionali. 
    Noi siamo, nella scuola e oltre la scuola, scrittori, artisti, professionisti i cui orizzonti culturali spaziano grazie a tutto il bagaglio di studi e di esperienze accumulati nei nostri 35 anni di insegnamento. Siamo quelli che si sono laureati presto e che hanno conseguito altrettanto presto l’abilitazione. Ci chiamano per conferenze e relazioni anche di carattere internazionale. Non siamo dei vecchietti cadenti. Tr di noi c’è gente che non nemmeno 59 anni.

    Noi non rubiamo il lavoro a nessuno perché quello che stiamo tentando di difendere è il nostro lavoro. Perchè la nostra cacciata dalla scuola non produrrà alcuna nuova assunzione.

    La società si divide in "chi fatica" e "chi lavora". Quelli che "faticano" non vedono l’ora di andarsene in pensione perché non amano il loro lavoro. Noi invece siamo pieni di entusiasmo e difendiamo la nostra professione di insegnanti.

    Le comunità dell’antica Grecia, per scacciare povertà, carestie, epidemie e altri guai collettivi facevano ricadere le colpe di tali mali sul "caprio espiatorio", il "pharmakòs" ( Ipponatte - 600 a.c.). Il Pharmakòs, infetto dalle impurità dell’intera città, veniva cacciato oltre le mura e percosso con rami di fico (la pianta più povera) sul corpo e sui genitali dal resto della popolazione che sceglieva il malcapitato tra i più deboli e lo percuoteva ripetutamente, perché i mali che custodiva dentro venissero fuori, via, fino ad ucciderlo.

    Ecco: con Brunetta e Gelmini siamo ritornati per la Scuola Pubblica Italiana alla società di duemila e seicento anni fa ritenendo, senza vergogna alcuna, un gruppo di persone, noi gli insegnanti più preparati e più colti, responsabili della moltitudine di problemi che affliggono la Scuola. Senza alcun risparmio economico sociale.

    Ed è così che veniamo cacciati su due piedi con un provvedimento incostituzionale e senza che nessuno, tra Sindacati e politici vari, abbia sprecato nemmeno una parola.
    E veniamo cacciati da Berlusconi, quello di Romolo e Remolo, e dalla Gelmini, quella degli esami di Stato a Reggio Calabria e che non sa pronunciare nemmeno la parola "egida" che qualcuno le aveva scritto nel suo intervento al Parlamento senza prima avvertirla. E veniamo cacciati da Brunetta, quello che sadicamente cercava applausi tra i suoi sostenitori vantandosi di chiudere lentamente il cannello d’ossigeno per coloro che operano nella cultura.


Commenti all'articolo

  • Di Renzo Riva (---.---.---.95) 14 agosto 2010 12:19
    Renzo Riva

    Vale per lei quanto detto alla Panté.

    Continui pure a prendere lo stipendio e si chieda, ogni tanto, se potrebbe essere, meritatamente, fra quel milione di statali che dovrebbero essere licenziati perché inutili.

    Sabato 11.12.2004
    Sezione lettere de "Il Gazzettino" del Fiuli, pagina XVI

    UDINE
    Troppa gente
    alle dipendenze
    dello Stato

    Bisogna ridurre il personale in esubero nell’amministrazione pubblica, per 
    liberare le risorse necessarie al finanziamento delle politiche per la 
    riduzione dell’insostenibile pressione fiscale, per la ricerca e lo sviluppo. 
    Bloccare il turnover quale toccasana per conseguire i risultati sopraddetti è 
    velleitario e propagandistico. Il fattore "tempo" è sfavorevole, perché la 
    dinamica del turnover è troppo lenta nel produrre i benefici ricercati, poiché 
    i risultati si conseguiranno solo nel lungo termine. Inoltre le necessità di 
    reperire le nuove professionalità sconsiglia quella che potrebbe configurarsi 
    come una nuova rigidità nel mercato del lavoro.
    Ricordo che durante il governo dei sinistri "Prodi-D’Alema-Amato", l’apparato 
    alle dipendenze statali fu sfoltito di 290.000 unità, alla chetichella, senza 
    contrasti sindacali, perché le stesse unità furono poste sul groppone del 
    contribuente, lavoratore o detentore di capitali; nella migliore continuità 
    dell’Iri di Prodiana memoria, con prepensionamenti e incentivi. Si doveva 
    invece licenziare e dare un reddito minimo di sussistenza, come normalmente 
    assicurano molti Stati nostri competitori, europei o extra-europei e taluni 
    anche senza corrispondere alcunché.
    Invece, fino ad oggi, questo governo ha assunto circa 119.000 unità 
    d’impiegati statali (non so se lavoratori). L’industria privata non assistita, 
    che compete nel mercato mondiale, sarebbe fuori mercato qualora applicasse la 
    ricetta statale.
    Ripeto: chiunque sia al governo dovrà tagliare le spese improduttive per 
    liberare risorse finanziarie, indispensabili per l’innovazione dei nuovi 
    processi produttivi e la ricerca, i soli che possano permettere la competizione 
    nel mercato internazionale e che potranno coadiuvare politiche di riduzione 
    della pressione fiscale. Invece si continua nel vecchio malvezzo 
    dell’assistenzialismo ad attività fuori mercato, con costi grandemente maggiori 
    delle politiche di sussistenza per chi sarà interessato dalla chiusura delle 
    stesse. E intanto il mercato del vero lavoro langue; quello assistito prospera, 
    compreso l’intra- e l’extra-comunitario.
    Un appunto alle sofferenze industriali del nostro Friuli.
    Le odierne vicende delle cartiera Burgo di Tolmezzo ed Ermolli di Moggio 
    Udinese, che operano fuori mercato. In Finlandia sono prodotte bobine di carta 
    con un fronte di 11,60 metri (hanno materia prima, acqua a volontà, centrali 
    nucleari). E giù a far finta di finanziare depuratori che poi non sono 
    realizzati; una maniera surrettizia di finanziare i livelli occupazionali. 
    Altro per l’ex-Manifattura di Gemona.
    Ricordiamo ancora i nomi: Cumini? Comello? Patriarca? Dilapidarono miliardi di 
    Lire d’intervento pubblico, per poi chiudere. E poi ci vengono a dire che serve 
    importare manodopera! Facendo mente alla Zona Industriale di Osoppo, dicono 
    niente le esperienze industriali dei gruppi Pittini e Fantoni? Nel "Gruppo 
    Pittini" nell’ anno 1973 si producevano circa 180.000 tonnellate di vergella; 
    nell’anno 1979 circa 360.000 tonnellate, con circa 1500 unità lavorative; 
    nell’anno 1989 circa 700.000 tonnellate con circa 1100 unità lavorative; oggi 
    anno 2004 circa 1.000.000 tonnellate con circa 700 addetti. Per non dire di 
    tutte le piccole aziende che operano senza particolari aiuti.
    Nell’apparato statale invece, nonostante "pensionati baby", scivolamenti, svii 
    e deragliamenti, procedure informatizzate ed altre diavolerie moderne, 
    prosperano i "lavori socialmente in-utili". Sempre per la nota teoria: e poi 
    chi vota chi?
    Renzo RIVA
    Buia

  • Di (---.---.---.252) 14 agosto 2010 13:32

    Da insegnante rottamata mi son chiesta, su suggerimento di Renzo Riva, se sono inutile.
     E non ho avuto dubbi. Non sono affatto inutile. Intanto perché se resto nella scuola non vado ad ingrossare le file dei baby pensionati: la vita si allunga, per fortuna, e se l’adolescenza dura fino a 40 anni, i sessantenni sono ancora decisamente giovani.
    E poi perché l’esperienza di quasi 40 anni tra i banchi va valorizzata, anziché cancellata.
    Se uno di noi avesse bisogno di un’operazione a cuore aperto a chi si rivolgerebbe? A un veterano o a un novellino? E non mi si dica che non c’è confronto tra un bisturi e una penna, perché la formazione dei cittadini di domani non è cosa di poco conto.
    Gli sprechi ci sono e anche i fannulloni.
    Ma licenziando senza criterio si rischia di gettare via il bambino con l’acqua sporca.
    Lucia Pellegrini

  • Di (---.---.---.212) 14 agosto 2010 17:19

    Mi sembra che il signor Riva parli della Scuola come si parla di un’azienda, e un simile intervento , caro collega Falcetta, era da prevedere, considerati i messaggi ripetuti che ci sono giunti dalle alte sfere in questi ultimi tempi e il clima generale che si respira in tal senso.
    Purtroppo, se si guarda alla Scuola come ad un ente assistenziale che toglie risorse al "mercato del lavoro vero", ogni spesa che in essa si investe apparirà improduttiva.
    Molto più produttivo sarà, ad esempio, affidare ad un unico insegnante per l’intero orario scolastico un’intera classe di alunni, anziché prevedere, in alcuni momenti della settimana, la compresenza di più docenti, che possano seguire individualmente gli alunni stessi nei loro processi di apprendimento.
    Allo stesso modo molto più produttivo sarà aumentare il rapporto alunni/docenti.
    Così come, per ridurre il personale, basterà licenziare da un momento all’altro gli insegnanti , senza neanche prendere in considerazione che possono essere prossimi al termine di un percorso didattico e si interrompe così un progetto educativo in atto.
    E infatti tutto questo, insieme a tanto altro, è quanto è stato fatto da chi tale logica ha assunto.

    Ma chi nella scuola HA LAVORATO 40 anni, sa dove porta questa logica, con classi di 25/27 alunni, con inseriti problemi specifici di apprendimento, disturbi relazionali, alunni iper ed ipodotati, alunni extracomunitari...

    E questo lo sa anche chi questa scelta ha operato.
    Gabriella Fiorini

  • Di (---.---.---.48) 14 agosto 2010 18:52

    Noi, che siamo stati buttati fuori dalla scuola, non siamo la zavorra inutile, non siamo il vecchiume, non siamo gente che esce la mattina a cercare il tozzo di pane. 

    Noi siamo nel pieno delle nostre capacità cognitive e relazionali. 
    Noi siamo, nella scuola e oltre la scuola, scrittori, artisti, professionisti i cui orizzonti culturali spaziano grazie a tutto il bagaglio di studi e di esperienze accumulati nei nostri 35 anni di insegnamento. Siamo quelli che si sono laureati presto e che hanno conseguito altrettanto presto l’abilitazione. Ci chiamano per conferenze e relazioni anche di carattere internazionale. Non siamo dei vecchietti cadenti. Tr di noi c’è gente che non nemmeno 59 anni.

    Noi non rubiamo il lavoro a nessuno perché quello che stiamo tentando di difendere è il nostro lavoro. Perchè la nostra cacciata dalla scuola non produrrà alcuna nuova assunzione.

    La società si divide in "chi fatica" e "chi lavora". Quelli che "faticano" non vedono l’ora di andarsene in pensione perché non amano il loro lavoro. Noi invece siamo pieni di entusiasmo e difendiamo la nostra professione di insegnanti.

    Le comunità dell’antica Grecia, per scacciare povertà, carestie, epidemie e altri guai collettivi facevano ricadere le colpe di tali mali sul "caprio espiatorio", il "pharmakòs" ( Ipponatte - 600 a.c.). Il Pharmakòs, infetto dalle impurità dell’intera città, veniva cacciato oltre le mura e percosso con rami di fico (la pianta più povera) sul corpo e sui genitali dal resto della popolazione che sceglieva il malcapitato tra i più deboli e lo percuoteva ripetutamente, perché i mali che custodiva dentro venissero fuori, via, fino ad ucciderlo.

    Ecco: con Brunetta e Gelmini siamo ritornati per la Scuola Pubblica Italiana alla società di duemila e seicento anni fa ritenendo, senza vergogna alcuna, un gruppo di persone, noi gli insegnanti più preparati e più colti, responsabili della moltitudine di problemi che affliggono la Scuola. Senza alcun risparmio economico sociale.

    Ed è così che veniamo cacciati su due piedi con un provvedimento incostituzionale e senza che nessuno, tra Sindacati e politici vari, abbia sprecato nemmeno una parola.
    E veniamo cacciati da Berlusconi, quello di Romolo e Remolo, e dalla Gelmini, quella degli esami di Stato a Reggio Calabria e che non sa pronunciare nemmeno la parola "egida" che qualcuno le aveva scritto nel suo intervento al Parlamento senza prima avvertirla. E veniamo cacciati da Brunetta, quello che sadicamente cercava applausi tra i suoi sostenitori vantandosi di chiudere lentamente il cannello d’ossigeno per coloro che operano nella cultura.


  • Di (---.---.---.21) 14 agosto 2010 19:27

    La legge in argomento,non ha colpito solo gli insegnanti,ma altri dipendenti pubblici,persone che hanno sempre fatto il proprio dovere,nel caso nostro 4 dipendenti di un comune in provincia di Milano,(settore polizia locale), sono stati licenziati ancora prima che il decreto fosse legge,senza una formale convocazione,in assenza di esubero di organico;anzi, pochi mesi dopo, fu fatto un concorso per assunzione personale stessa area.
    Giuseppe Rainaldi

  • Di pv21 (---.---.---.154) 14 agosto 2010 19:52

    La stessa Gelmini ha proposto l’alleato Bossi per la laurea honoris causa in Scienza Comunicazioni. Il Rettore del S.Raffaele di Milano ha offerto alla figlia del Premier, neo-laureata (3 anni) in filosofia, una cattedra universitaria. Non è chiaro se trattasi di "meritocrazia" applicata o se stiamo sfogliando le pagine del Dossier ARROGANZA ... 

  • Di (---.---.---.110) 14 agosto 2010 20:01

    Concordo pienamente con quanto viene affermato nel precedente post...Si, siamo licenziati da indegni politici che impunemente impongono una gravissima violazione della costituzione: vietano ai lavoratori di concludere la loro carriera precocemente senza avere raggiunto l’età pensionabile, tutto questo per fare spazio nel mondo del lavoro ed illudere i più giovani che così il lavoro ci sarà......per loro. Invece non ci sono assunzioni , le classi vengono accorpate e si accrescono numericamente di allievi. I docenti licenziati, che hanno alle spalle dai 35 ai 40 anni di servizio, sono i più bravi ma, pur non avendo l’età pensionabile, nella maggior parte dei casi meno di 60 anni lasciano, senza averlo portato a compimento, un percorso impegnativo e intenso. E’ questo l’amaro risvolto della medaglia di una disposizione vile , priva di consistenza umana. Una norma ingiusta che , tra l’altro colpisce chi , a proprie spese, ha pagato il riscatto degli anni universitari o del servizio militare....una norma ingiusta che appare ancor più amara perchè non ben conosciuta dalla folla. La folla volgare ritiene che noi siamo dei vecchi patetici che vogliamo resistere al giusto pensionamento. L’informazione è carente.Non hanno capito che abbiamo meno anni di coloro che rimangono in servizio, alcuni dei quali, per completare la carriera al minimo pensionabile potranno arrivare a 70 anni!!!. Noi pensionati senza essere in età pensionabile....Loro in servizio anche oltre i 65 anni! Non mi vengano a dire che con il pensionamento forzoso si svecchia la scuola!!!!!!!

    Divulghiamo la verità, non lasciamo che le calunnie prevalgano!

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