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Giuseppe De Luca

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  • Primo articolo lunedì 02 Febbraio 2011
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  • Di Giuseppe De Luca (---.---.---.211) 4 febbraio 2011 18:46

    Vallanzasca non viene proposte come un mito, ma come un essere umano che ha molti LIMITI.
    Il regista Placido non ne incensa doti particolari, soprattutto dell’uomo, e l’unica esaltazione proposta è la sua "follia" di apparire LADRO D’ONORE a tutti i costi. Opponendosi alle guardie, ai poliziotti, agli agenti di custodia il bel Renè (immaturo da giovane quanto fascinoso) accetta maniacalmente di farsi massacrare e questa sua avversione al potere costituito non viene mai onorata, ma sempre ridicolizzata.
    Gli unici momenti di gloria sono per l’evasione che diventa un po’ come l’unica maniera di combattere veramente ad armi pari. Ma in ogni film di fughe e fuggiaschi, chi tifa mai per le guardie che rincorrono?
    Nella scena finale il pubblico si chiede sbigottito: perchè non si è sempre costituito così ogni qualvolta veniva acciuffato? Ed è la dimostrazione che si tifa per il cattivo solo quando dimostra di avere sale in zucca, risparmiando vite umane e sparatorie "anche solo per far paura con le armi". Poi viene la sigla dei Negramaro a scacciare ogni altro residuo pensiero e rimane solo il rammarico per le tante vite spezzate. Il dolore acquista valore martoriato da certi esempi di vite vissute pericolosamente nel vuoto, quasi nel gusto delle reclusioni carcerarie. Altro che esaltazione di modelli!

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