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XV° Padova Jazz Festival 15 e 17 novembre, Teatro Verdi

 

David Murray and the Black Saint Quartet

Rava on the dance floor: Enrico Rava, tromba e il PM Jazz Lab (11 elementi)

Una grandissima delusione, ancora una volta dopo i ballabili cubani proposti a Verona qualche estate fa, da parte di David Murray. Dov’è finito quell’agguerrito musicista, fervido improvvisatore, che aveva tanto impressionato con il World Saxophone Quartet? Adesso spara una raffica di note, compresi i caratteristici sovracuti – specialità della casa?- ma non si riesce ad intravedere un percorso narrativo.

Accanto a lui un buon pianista, Marc Cary e un contrabbassista, Jaribu Shahid, che ha lasciato qualche perplessità. Perfino Hamid Drake, generalmente una forza della natura, è apparso crogiolarsi nel blando assopimento di un hard-bop che ha fatto il suo tempo. Un brano in particolare ricordava nella melodia e nella struttura ‘Moanin’ degli Art Blakey’s Jazz Messengers, il capolavoro del pianista Bobby Timmons.

Interessante e godibile la rilettura di Rava (nella foto), attraverso gli arrangiamenti di Mauro Ottolini, delle musiche di Michael Jackson. I 12 musicisti hanno eseguito alcuni brani del songbook di Jackson, oltre a ‘Smile’ di Charlie Chaplin, che il cantante americano volle incidere. Rispettata la scaletta come compare nel CD ‘Rava on the dance floor’ (ECM Records), con l’aggiunta di un brano non identificato. Un plauso a Rava, il quale, ad eccezione di ‘Thriller’, non si è misurato con brani conosciutissimi. Tra i più coinvolgenti, va citato quello che in qualche maniera dà il titolo all’album, ‘Blood on the dance floor’, facilmente cantabile, ma dotato, come dice il leader, di un tiro pazzesco.

Rispetto al disco, alcune improvvisazioni si dilatano, dando spazio ulteriore ai solisti. Complimenti, per la precisione ritmica, che sembra periferica, invece sostiene il numeroso ensemble, al percussionista cubano Ernesto Lopez Maturell, che si ritaglia un ampio assolo all’inizio di ‘Thriller’. Ottimi i due sassofonisti, Dan Kinzelman, al tenore e al clarinetto basso, Daniele Tittarelli, al contralto. Ricche di colori, le sonorità del chitarrista elettrico Marcello Giannini. Inconfondibile, il basso elettrico del veterano Dario Deidda, che esegue da solo ‘I Just can’t stop loving you’. Buono il lavoro di Ottolini, sia nelle vesti di arrangiatore, che al trombone e al faticoso basso tuba. Quanto al leader, apparso in forma, ci auguriamo di vederlo calcare ancora a lungo il palcoscenico, dando appuntamento, secondo una sua simpatica consuetudine alla fine del set, “alla prossima”.

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