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 Home page > Tribuna Libera > Vogliamo parlare del lavoro o no?

Vogliamo parlare del lavoro o no?

Prima perché si era in campagna elettorale, ora perché si deve capire di che governo morire, ma l'Italia continua a vivere l'allarme degli allarmi, l'emergenza ordinaria del lavoro che non c'è, con una indifferenza surreale.

In Spagna si è superato il record di ben 5 milioni di disoccupati. In Italia l'ISTAT ha recentemente reso noto che a gennaio 2013 gli occupati sono 22 milioni 688 mila, in calo dello 0,4% (-97 mila unità) rispetto a dicembre 2012. Su base annua si registra una diminuzione dell'1,3% (-310 mila unità). Il calo dell'occupazione riguarda sia gli uomini sia le donne.
 
Il tasso di occupazione è pari al 56,3%, in calo di 0,3 punti percentuali nel confronto congiunturale e di 0,7 punti rispetto a dodici mesi prima. Mentre il numero di disoccupati, pari a 2 milioni 999 mila, aumenta del 3,8% rispetto a dicembre (+110 mila unità). Su base annua si registra una crescita del 22,7% (+554 mila unità). La crescita della disoccupazione riguarda sia la componente maschile sia quella femminile.
 
 
Il tasso di disoccupazione si attesta all'11,7%, in aumento di 0,4 punti percentuali rispetto a dicembre e di 2,1 punti nei dodici mesi. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l'incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 38,7%, in aumento di 1,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 6,4 punti nel confronto tendenziale.
 
Certo, si dirà, ma se prima non ci comprende che tipo di governo realizzare, non si può mica parlare di lavoro, economia. Falso, è necessario intervenire con immediatezza in tale campo, le casse del SuperInps sono sempre più assediate da richieste di ammortizzatori sociali, non può durare per l'eternità questa situazione.
 
La campagna elettorale è stata dominata dal tema delle tasse e dal tema dell'anticasta.
 
Temi importanti, ci mancherebbe, ma l'emergenza, divenuta oramai ordinaria, è di altra natura, si chiama lavoro.
 
Le imprese chiudono, giorno dopo giorno, i cassa-integrati aumentano, giorno dopo giorno, non si intravede nessun piano di sviluppo, nessun piano di progettualità, nessun piano per il lavoro.
 
Ci si accorgerà del lavoro quando scoppieranno le rivolte?
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.179) 7 marzo 2013 10:14

    Nessuno discute sulla gravità della disoccupazione e delle retribuzioni insufficienti.
    I problemi veri sono a livello del "che fare" e "chi lo fa". Problemi che l’autore evita di affrontare.

    Leggo infatti:
    "Certo, si dirà, ma se prima non si comprende che tipo di governo realizzare, non si può mica parlare di lavoro, economia. Falso, è necessario intervenire con immediatezza..."

    CHI interviene e COME non interessa?

    GeriSteve

  • Di (---.---.---.9) 7 marzo 2013 12:50

    Oggi si stà combattendo il sistema.
    Puoi fare tutte le leggi e riforme che ti pare e con chi ti pare ma fino a quando lo Stato ha le mani legate con moneta a prestito/interessi/patto di stabilità e le banche non danno liquidità ai cittadini sono bloccate le forme principali di rilancio dell’economia. Sarà un caso?
    Chi riformerà e ritratterà queste cose? I politici banchieri?

    L’attuale sistema economico è basato sul consumo/sprechi e non sull’efficenza ed il risparmio. E’ destinato a portarci alla rovina.

  • Di (---.---.---.84) 7 marzo 2013 13:32

    Leggo questo articolo dall’oltre manica. Studio e lavoro all’estero. Ho votato NO quando mi è stato chiesto se l’articolo era interessante perché sono arrivato alla fine e mi sono chiesto: "SO WHAT?"

     
    Allo stesso tempo credo che di critica se ne sia fatta abbastanza, io critico questo articolo, questo articolo critica il sistema, Grillo critica tutti e tutti criticano Grillo e nessuno pensa a come risolvere i problemi. Si parla di disoccupazione giovanile e credo sia arrivato il momento di mettere da parte i dati, le statistiche e i rancori e lavorare verso qualcosa di nuovo. 

    Stavo ascoltando di recente dei discorsi che faceva Grillo e le famose "interviste col futuro" e mi chiedevo se quello che manca in Italia sia una piattaforma di organizzazione alternativa. Intendo un posto dove la gente possa parlare e scambiarsi idee creative senza venire giudicata. Un po’ come sto facendo io qui adesso. Penso a un modello di co-operativa auto organizzato da chi ne fa parte, creare un sistema indipendente da governi o supporti economici che mirano a indebitare chi li chiede. 
    Non parlo di un’utopia, non pretendo che tutto lo stato inizi a comportarsi in questo modo. Ma i giovani dovrebbero prendere esempio da paesi tipo la Spagna o l’Austria che sta sviluppando modelli economici alternativi (Vedi Christian Felber e la Common Welfare Economy). 

    Rispetto Grillo e il Movimento 5 Stelle, ma il cambiamento deve nascere dalla gente "coming together" per creare qualcosa di diverso. Non guardiamo a quello che sta facendo Grillo passivamente sperando che cambi le cose dall’alto. Ci vuole iniziativa da parte nostra. 


    Odio quando la gente fa commenti simili carichi di paroloni e ideologie ma estremamente privi di senso pratico. Quindi mi rivolgo a voi altri disoccupati o giovani volenterosi di cambiare e vi chiedo di dirmi cosa ne pensate? Potrebbe funzionare? Se venisse creato un database online, su questo blog, dove migliaia di persone si scambiano idee e progetti potrebbe nascere qualcosa?

     Io sono pronto a mettere da parte l’individualismo e l’arrivismo a patto che possa lavorare ad un progetto che mi piace con gente volenterosa e incline al cambiamento.

    Vi auguro un buon futuro.

    Marco
  • Di (---.---.---.102) 7 marzo 2013 16:05

    Io partirei dalla seguente considerazione, il lavoro non manca per niente, anzi, ce n’è fin troppo!

    Il problema è rendere produttivo il lavoro, e gli investimenti relativi ad esso.
    Vi faccio una domanda, voi oggi in cosa investireste i vostri soldi, in Italia?
    Io, se ce li avessi, mi guarderei bene da qualsiasi investimento nell’economia reale, e mi limiterei a comprare BTP. Bene, questo è esattamente quello che fanno le banche. Perché?
    Semplice, l’Italia è in recessione da anni, prima era in stagnazione, e le previsioni non sono buone neanche per i prossimi anni. Quindi, tutto sommato, sono meglio i titoli di stato. 
    Cosa serve per invertire la situazione?
    Si possono fare tante cose: avere un programma di investimenti nel settore pubblico, semplificare la burocrazia per le PMI, liberalizzare alcune professioni, accorciare i tempi della giustizia civile. Dove trovo le risorse? Dall’evasione fiscale. Tutto questo non sarà la panacea di tutti i mali, ma di certo, quella che stiamo vivendo in questi anni, non è una situazione normale.

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