Vivere da Falcone nel Paese di Riina
"Dobbiamo essere il Paese di Falcone e non quello di Riina!" esclamò Roberto Saviano ultimamente da Fabio Fazio.
Io penso che per esserlo o diventarlo non servirebbero 20-30 milioni di cittadini che fingano di essere detective di CSI, che non dormano la notte per ricercare i latitanti, che studino ed imparino a memoria codice civile e codice penale, perché può sempre servire.
Basterebbe che nel nostro Paese qualcuno recuperi la possibilità di scandalizzarci di nuovo, che torni la nausea, che in qualcuno torni la voglia di ribellarsi, la voglia di dire: "Cazzo, io non ci sto".
Un paio di settimane fa lessi l’intervista del Comandante dei Vigili di Napoli Sementa, che disse: "La città è complice dei parcheggiatori abusivi".
Alcuni giorni dopo a Napoli furono arrestati 11 poliziotti, con l’accusa di peculato e falso in atto pubblico. Avrebbero trattenuto per sé dei prosciutti rubati.
Oggi leggo che è stata arrestata la banda dei falsi carabinieri specializzata nei furti in appartamenti, ma tra loro sembra ci fosse anche un maresciallo vero.
Mi verrebbe da dire: "Ma quale città? Caro Sementa".
E soprattutto: "Complice di chi".
Se hai voglia di denunciare un furto o una rapina, e poi senti che lo stesso poliziotto o lo stesso carabiniere al quale ti sei rivolto per denunciare, la mattina veste la divisa e la sera il passamontagna, come ti viene la voglia di collaborare e denunciare, dov’è lo Stato, cos’è la Camorra, Chi è complice di Chi.
La città oramai è stanca.
Ha bisogno di una coscienza civile, di un buon esempio.
Ma quel buon esempio non possono essere più le forze dell’ordine.
Come un bambino che con un calcio spappola la milza alla maestra a scuola, voi avete spappolato il buon senso. Non chiedeteci più di diventare il Paese di Falcone e non quello di Riina.
Falcone è morto. Riina è ancora vivo.
Come voi. Come noi. Come nessuno.
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