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Vino e tappo: un dilemma e un divario culturale

Chi si contende il mercato dei tappi per il vino? Certo non il piccolo artigiano dietro l'angolo che magari mette su un laboratorio con qualche finanziamento pubblico, o peggio ancora, comunitario.

La più grande multinazionale del sughero è la portoghese Amorim Cork Group fondata nel 1870 da Antonio Alves de Amorim produttore di tappi in sughero a Villanova de Gaia, oggi leader mondiale nella produzione di sughero nelle sue più diverse applicazioni e con sedi presenti in tutto il mondo, oggi alla quarta generazione. Una solida posizione finanziaria consente al gruppo di espandersi nella ricerca e nella sostenibilità.

Dall'altra parte c'è la Nomacorc colosso americano fondata nel 1999 dal belga Marc Noel figlio di Gert Noel nella Carolina del Nord. Quest'ultimo grazie alla sua esperienza quarantennale nel mondo della fabbricazione di prodotti derivati dall'estrusione cellulare di materiali sintetici ha "inventato" il tappo alternativo.

Questa azienda ha messo a punto un processo di produzione di tappi sintetici detto di co-estrusione che permette di ottenere un materiale che fornisce una permeazione dell'ossigeno costante ed affidabile, la guaina esterna di cui è rivestito permette una conservazione migliore del vino rispetto agli altri tappi sughero compreso, una qualità costante nel tempo e persino l'aspetto cromatico ricalca quello del sughero...una perfetta imitazione! Per non parlare di un nuovissimo sistema che permette di misurare in qualsiasi momento il livello di ossigeno disciolto nella bottiglia che ci indica quale è il periodo migliore di consumo.

In realtà questi due colossi rispecchiano molto le caratteristiche dei globi terrestri da cui provengono, e non solo. Una legata alla cultura del vino, quella vera, quella radicata nel tempo e nell'esperienza, quella legata alla visione del vino come prodotto naturale più che industriale; dall'altra parte c'è la tecnologia, l'innovazione, l'alternativa in una visione più fredda del vino come misurazione ed interazione tra molecole ed elementi... e di mezzo la lotta per aggiudicarsi fette di quell'enorme mercato in continua espansione anno dopo anno che è il vino.

È di pochi giorni fa la notizia di una direttiva comunitaria che accoglie la richiesta di alcuni produttori di poter usare, in deroga agli obblighi fino ad allora esistenti, tappi alternativi a quelli di sughero naturale per la tappatura dei loro vini Dop e Igt- meglio Doc e DOCG - al fine di soddisfare la richiesta sempre più pressante di alcuni mercati grandi clienti - in primis il modaiolo statunitense. Non si specifica il tipo di tappo ma si lascia i produttori liberi nella scelta. A me dà più l'impressione del corollario di una battaglia commerciale tra mondi.

Ma per il dio mercato questo ed altro...

Il dibattito su quale tappo sia meglio usare è quasi coevo al vino stesso e si innesta nel gravoso dibattito se l'ossigeno sia o meno amico del vino; ovviamente c'è chi accoglie favorevolmente il cambiamento e c'è l'ala oltranzista dell'uso del prodotto naturale. Nulla di nuovo infondo. Da molto tempo c'è chi cerca di boicottare il caro vecchio sughero adducendo le scuse più ovvie, dal problema del sentore di tappo, ai residui che potrebbe lasciare dentro la bottiglia con l'apertura (neanche fosse radioattivo) e non ultima quelle ambientaliste legate all'esaurimento delle risorse naturali di quercia da sughero e dallo squilibrio ambientale legato allo sfruttamento intensivo delle stesse.

D'altra parte ci sono questioni di "logica chimica" che non possono essere ignorate così semplicisticamente. Il sughero usato fin dai tempi dei romani per conservare il vino ha un suo perché; senza lo scambio gassoso che questo materiale permette tra l'interno e l'estero della bottiglia non ci sarebbero quelle reazioni di eterificazione ed esterificazione che conferiscono quelle caratteristiche che rendono grande un vino. Il problema alla fine non si pone comunque.

Per i vini da bere giovani o quelli aromatici un tappo alternativo come alluminio o silicone o vetro purché ermetico ha anche dei vantaggi creando un ambiente asfittico - cioè privo di ossigeno - che consente la conservazione all'interno della bottiglia di parte dell'anidride solforosa libera che lo preserva dall'ossidazione - soprattutto dei profumi - e ci sono già alcuni Moscati in commercio con tappo a vite favorevolmente accolti.

Di sicuro la questione è esclusa per i grandi vini; nessun produttore italiano o francese si sognerebbe di sostituirlo.. a parte qualche nicchia alternativa. Ma riuscite ad immaginate un Barolo o un Amarone o un grande Bordolese con un tappo a vite? A parte la innaturale, improbabile ed incompatibile immagine di un prodotto così, dove finirebbe la poesia sotto la cui ombra campano?

Tanto vale metterli nel tetrapak! Impensabile per chi vive e produce cultura enoica da qualche anno a questa parte (ogni riferimento geografico è affatto casuale).... perché per noi europei il sughero non è solo un metodo di tappatura ma è parte della storia secolare del vino stesso. Arrivano sulle nostre tavole vini del nuovo mondo con tappi a vite di qualità ottima... ma che triste impressione fa vedere un tappo di alluminio sulla tavola accanto al bicchiere. 

Guardando tutto dall'esterno questo sembra proprio l'ennesima sfumatura di un divario culturale e commerciale tra vecchio e nuovo che continuerà ad animare gli spiriti fino a quando gli interessi commerciali in palio saranno così elevati.

di Pia Martino

 

Foto: Michele/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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