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Video-chat Amnesty: diritti umani in Libia, Iran e Bahrein

Il 14 febbraio 2011, la richiesta di diritti e libertà che attraversava la regione dell'Africa del Nord e del Medio Oriente è tornata laddove, nel giugno 2009, era nata: in Iran. 

Un anno fa, molte persone scesero nelle strade di Teherane di altre città rispondendo all'appello dei leader dell'opposizione Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi, per dimostrare la loro solidarietà per coloro che stavano prendendo parte alle proteste di massa in Egitto e Tunisia. Le autorità risposero con la forza, uccidendo almeno due persone quel giorno e un'altra persona nei giorni seguenti. Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi furono posti agli arresti domiciliari senza capi d'accusa né un processo.

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Da quello stesso giorno, piazza della Perla a Manama, la capitale del Bahrein è diventata il simbolo della resistenza e della speranza, mentre le forze di sicurezza, col supporto di truppe dell'Arabia Saudita e del Kuwait, iniziavano a stroncare le proteste pacifiche. 
 

Il 17 febbraio, in Libia, iniziano proteste non violente che avrebbero poi lasciato il posto a un conflitto, in cui l'intervento armato internazionale ha fatto pendere l'ago della bilancia contro il regime oppressivo del colonnello Muammar Gheddafi. 

 

A un anno di distanza da quegli eccezionali eventi, cosa è cambiato in Iran, Bahrein e Libia? 

Qual è la situazione dei diritti umani in Iran a 33 anni dalla rivoluzione islamica? Gli impegni assunti dal re del Bahrein e dalle nuove autorità libiche porteranno a riforme profonde tali da impedire il ripetersi delle violazioni dei diritti umani del passato? Di tutto questo e del tema delle migliaia di rifugiati, richiedenti asilo e migranti che hanno cercato di arrivare in Europa per trovare un rifugio sicuro durante le rivolte e i conflitti dell'Africa del Nord e del Medio Oriente, ne parleremo nel corso di due video chat, che si terranno il 14 e il 17 febbraio.

Oggi pomeriggio (17.30 - 18.30): video chat "L'eredità del passato incombe sulla 'nuova' Libia"

Interverrano Stefano Liberti, coautore del documentario sul tema dell'immigrazione "Mare chiuso", di prossima uscita, e Giusy D'Alconzo, direttrice dell'Ufficio Campagne e ricerca della Sezione Italiana di Amnesty International.

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