• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Vertigini

Vertigini

E’ una vertigine senza fine. Questo è ciò che si prova ogni mattina, aperti gli occhi, a dovere affrontare un mondo che non riconosci, che non ti riconosce. E’ l’esperienza di chi sente franare sotto i piedi, senza poterla frenare, senza poter fare nulla per salvare e salvarsi, la radice di cui si nutriva un tempo l’essere umano, perché da qualche parte saranno pure nate le idee di libertà e uguaglianza, di solidarietà e rispetto, di condivisione e costruzione di un mondo migliore, di un mondo per tutti, eppure da qualche parte abbiamo perso, sotterrato o del tutto frantumato l’ideale di una umanità umana proprio in quanto capace di valori.

Non occorre essere un nobel per vedere lo sfacelo di un mondo che ogni giorno ci propone storie raccapriccianti in cui la vita dell’altro non è che un oggetto di cui si può disporre a proprio uso e consumo, la persona è costantemente e regolarmente negata da giochi di potere e il modello dominante è quello della forza che schiaccia tutto e tutti, dell’individualismo becero di chi non sa mettersi in ascolto ma usa se stesso quale macchina per il godimento senza limiti e se un limite c’è viene non solo spostato ma travolto e negato. Perché è individualismo quello che dice se mi faccio di alcool, coca o pasticche sono fatti miei, se vado a puttane a te che te ne frega, se maltratto mia moglie o la mia fidanzata, se ai miei figli insegno a dominare a prendere e pretendere tutto e subito, se decido che la vita vale solo se è efficiente, forte e bella, se la malattia è un mostro da tenere nascosto, se la cura del debole, poveri ed emarginati, vecchi e bambini, malati e handicappati è demandata a quegli sfigati che ancora credono che la vita sia qualcosa di più di ciò che appare in superficie, a voi cosa vi frega? Perché è individualismo quello che non sa fare altro che chiedere giustizia una volta che il crimine è stato commesso, sia esso lo stupro, l’aggressione, o l’omicidio di chi investe un uomo perché guida ubriaco o fatto e intanto non si prende la responsabilità di educare i propri figli anche con dei no seri e severi solo per pusillanimità, per paura che ciò comporti l’assunzione di una responsabilità adulta e la perdita del proprio status di adolescenti votati ad un’eterna giovinezza che poi è come dire ad una morte precoce per inaridimento della propria capacità di crescere e maturare come persone umane.



E così, con l’idea che libertà sia ciò che vuole il singolo senza alcuna considerazione se questo volere entri in conflitto o meno con il vivere dell’altro frana la società e la finestra che i media spalancano sul mondo si apre su uno spettacolo assurdo in cui quattordicenni stuprano senza alcun rimorso, magari in branco, coetanee indifese, non passa notte che uomini e donne perdano la vita per colpa di qualche ubriaco al volante, prostitute rese schiave da uomini senza scrupoli vivono la loro vita d’inferno per soddisfare le voglie di chi per noia paga ciò che persino gli animali devono conquistare con lunghi e faticosi rituali di accoppiamento, i mercanti di morte continuano a far fiorire le loro economie con la vendita di armi, il terzo mondo diventa un paese sempre più esteso e mentre la ricchezza dei pochi aumenta a dismisura la povertà lambisce, subdola, anche i confini delle nostre belle città, forse ci è entrata in casa e non ce ne siamo ancora resi conto. Cassandra urla ancora e nessuno ascolta, la rovina definitiva è davanti a noi, il punto di non ritorno ci sta addosso. Non lasciamo che l’illusione tecnologica di una società perfetta diventi il cuneo che scardina e fa crollare ciò che nei diecimila anni di storia dalla comparsa dell’uomo sulla terra è stato conquistato con la dura fatica non solo dell’intelligenza, che intelligenza ne avevano i laureati che furono artefici degli orrori, di tutti gli orrori, del secolo scorso, ma e soprattutto con la fatica del cuore. Il mondo sta franando, ma forse non è ancora tardi per prendere in mano la propria vita e credere che sia possibile partire proprio da lì, da noi, da ciascuno di noi, per farci portatori sani di un’idea di educazione che possa diventare madre del futuro dei nostri figli.


Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares