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Venezuela, tortura sotto esame alle Nazioni Unite

Oggi, per la prima volta dopo 10 anni, il Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite esaminerà la situazione del Venezuela, valutando in particolare se e come il paese latinoamericano abbia dato attuazione agli obblighi previsti dalla Convenzione contro la tortura del 1984.

Secondo Amnesty International e 14 organizzazioni venezuelane per i diritti umani, si tratta di un appuntamento tempestivo e opportuno.

Nelle proteste pro e contro il governo che si sono svolte all’inizio dell’anno, decine di manifestanti hanno denunciato di aver subito torture.

Quello della tortura in Venezuela è un problema antico, come segnala Amnesty International in un memorandum al Comitato contro la tortura. Negli ultimi 10 anni, varie agenzie di sicurezza l’hanno praticata con regolarità e, nella maggior parte dei casi, con impunità. Chi l’ha denunciata, le vittime stesse e i difensori dei diritti umani, hanno subito rappresaglie.

Di recente, il governo ha preso alcune misure per contrastare la tortura, la più importante delle quali è la Legge speciale per prevenire e punire la tortura e altri trattamenti e pene crudeli, disumani e degradanti, entrata in vigore l’anno scorso.

Purtroppo le sue disposizioni risultano ancora ampiamente disattese, così come è solo parzialmente attuata la Legge organica sui diritti delle donne a una vita libera dalla violenza. Sono proprio le donne, insieme alle persone arrestate durante le manifestazioni e agli appartenenti a gruppi vulnerabili – come i popoli nativi e le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate – a rischiare maggiormente la tortura.

Oggi e domani, affermano le 15 organizzazioni per i diritti umani, il Venezuela avrà la possibilità di dichiarare in modo ufficiale e pubblico il ripudio nei confronti della tortura e l’impegno a porre fine all’impunità.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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