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Venezia 2024. “Apocalypse in the Tropycs”: Brasile, specchio di bisogni messianici e fatica democratica

Petra Costa, documentarista brasiliana candidata all’Oscar, racconta la fatica della sua terra, in bilico tra ricerca di un Santo in Paradiso e assunzione di proprie responsabilità per la crescita di una democrazia: il suo avvincente docufilm fuori concorso Apocalypse in the tropics, approfondisce i legami inquietanti che uniscono l'evangelizzazione cristiana e la politica, con interviste ai cittadini, a personaggi di spicco e ad altissime cariche, ripercorrendo l’ondata di disordini che ha afflitto il Brasile nell'ultimo decennio.

 

 

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Petra Costa a Venezia tra gli spettatori

 La regista dimostra come l'evangelizzazione sia stata esportata in Brasile da personaggi come Billy Graham e Henry Kissinger, che vedevano come un pericolo per gli interessi USA la svolta a sinistra della chiesa cattolica in Sud America. Pastori fondamentalisti evangelizzarono il paese aprendo nuove chiese, sino ad arrivare a milioni di fedeli che nessun politico poteva ignorare. Silas Malafaia, popolare televangelista e importante esponente nella chiesa pentecostale Assembleias de Deus, parla di sé come capace di esercitare una grande influenza sui politici sia di sinistra che di destra in una nazione in cui gli evangelisti sono più del 30% .

  Per assecondare il bisogno di un Dio salvifico, che soprattutto muove chi non ha mezzi per studiare, Jair Bolsonaro aderì al credo evangelico facendosi battezzare con tanto di immersione nel fiume Giordano e assunse il biblico appellativo di Messia. In nome della religione portò avanti la sua campagna elettorale fondata su convinzioni xenofobe, misogine, omofobe, a favore della discriminazione anti-indigena e della deforestazione, negazionista nei confronti del Covid con conseguenti 700.000 decessi.

Le accuse che portarono a una ingiusta prigionia di Lula da Silva per quasi due anni, si ritorsero contro di lui quando si scoprì che i procuratori nominati da Bolsonaro, erano corrotti. Un Jair Bolsonaro nel solco di Trump quando, sorretto da fondamentalisti fanatici e fake-news, ha cercato di ribaltare la sua bocciatura alle urne attraverso una insurrezione. C’è una chiara analogia tra le scene di Apocalypse in the Tropic e quelle di Capitol Hill.

 Petra Costa perlustra le vie dell’evangelizzazione interrogando protagonisti, gregari e passanti per catturare il segreto bisogno che ha spinto tanti a volgersi in una direzione magica e ultraterrena e, imprevedibilmente, le tessere del puzzle formano l’identikit di un fenomeno che non appartiene solo ai brasiliani o agli statunitensi, ma alla sofferenza di quei popoli che stanno perdendo la speranza nel miglioramento della loro vita e di conseguenza nella democrazia. Con sguardo poetico e serietà scientifica la regista documenta un periodo di profonda confusione e disperazione in Brasile. Attraverso passato e presente, enuclea contraddizioni sociali e psicologiche di una democrazia giovane e appesa a un filo. Così facendo riverbera immagini speculari per il mondo, importante segnale per far sì che la collettività rifletta su quale strada intraprendere.

 

 

 

Durata:

110’

Lingua:

Portoghese

Paesi:

Brasile, Usa, Danimarca

Interpreti:

Silas Malafaia, Elizete Malafaia, Jair Bolsonaro, Luiz Inácio Lula da Silva, Petra Costa - come se stessi

Sceneggiatura:

Petra Costa, Alessandra Orofino, Nels Bargenther, David Barker

Fotografia:

João Atala, Pedro Urano, Murilo Salazar, Ricardo Stuckert

Montaggio:

Jordana Berg, Tina Baz, David Barker, Nels Bangerter, Victor Miaciro, Eduardo Gripa

Musica:

Rodrigo Leão

Suono:

Olivier Goinard, Carlos E. Garcîa, Felipe Mussel

 

 

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