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Vecchi, sporchi, ignorati

Eppure la civiltà di un paese si misura anche sulla scorta del grado di rispetto riservato ai vecchi. Cioè attraverso cose ordinarie.

I monumenti sporcati da “Ultima Generazione” sfondano su Tv e quotidiani nazionali; i pannoloni lasciati sporchi per ore addosso ai nostri vecchi nelle RSA, no. Per sentire parlare dei “reietti delle strutture”, bisogna che qualcuno venga picchiato. O scappi; come successo pochi giorni fa, con una ottantunenne che da Faenza ha preso un treno per Rimini; perché voleva rivedere il mare. Per fare notizia occorre strafare.

Eppure la civiltà di un paese si misura anche sulla scorta del grado di rispetto riservato ai vecchi. Cioè attraverso cose ordinarie.

In tema di civiltà, non sarebbe male sapere che un numero crescente di anziani assistibili a casa, finisce nelle strutture contro la propria volontà; e questo “grazie” alla Legge che vent'anni fa ha introdotto la figura dell'Amministratore di sostegno (L. 6/2004). La norma prevede che una persona non autosufficiente, possa (e in certi casi debba) avere un Amministratore di sostegno; che, di preferenza, sarà un familiare; ad esempio un figlio. Per eccessiva fiducia in se stesso, al legislatore è però sfuggito un dettaglio: la posizione di preminenza gestionale di un familiare amministratore, innesca sospetti e timori “patrimoniali” negli altri; che spesso, dunque, si oppongono. In presenza di un conflitto, il Giudice tutelare opta per un “esterno” (in genere un avvocato), il quale - non di rado - trova conveniente allearsi con il parente più cinico, con l’appoggio del quale decidere poi la collocazione in RSA. E a nulla valgono le disperate battaglie del parente pietoso, per far rientrare a casa il congiunto. Sui social si trova notizia di centinaia di casi (ma saranno migliaia).

Tre barattoli di vernice nella barcaccia a piazza di Spagna, e se ne parla a New York; migliaia di anziani a vegetare di giorno e a lamentarsi la notte, per feci ed urina nel panno, e non gliene frega niente a nessuno.

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