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Vaccino coronavirus con le staminali? Rifiutiamo il ricatto dei vescovi australiani

I vescovi australiani fanno pressing sul Governo, minacciando di boicottare la vaccinazione anti-coronavirus. Per i fedeli più integralisti è infatti uno scandalo l’utilizzo di una linea cellulare di un feto abortito negli anni settanta per la ricerca sul vaccino. Il clero reclama quindi l’obiezione di coscienza per i fedeli: ma in uno Stato laico tale richiesta è irricevibile.

Ogni Stato nazionale è al momento impegnato in una corsa per accaparrarsi quanto prima un numero di dosi adeguato di un vaccino utile per prevenire le infezioni da SARS-CoV-2. Ne va della salute pubblica della sua popolazione, della tenuta economica e, a quanto pare, anche del prestigio internazionale. D’altro canto i vaccini più veloci da progettare, sono anche quelli che al momento prevedono procedure di produzione industriale su larga scala più limitanti: i primi vaccini in arrivo molto probabilmente non saranno per tutti, come ha spiegato bene recentemente Rino Rappuoli ai microfoni di Rai News. La corsa nazionalista al vaccino dei più ricchi del pianeta non ha mancato di destare preoccupazione nell’organizzazione mondiale della sanità e di sollevare una questione etica sul diritto alla salute di tutti nel mondo, anche dei più poveri. Molte voci laiche, anche all’interno della comunità scientifica, si sono levate su questa questione.

Il Governo australiano ha annunciato recentemente un accordo per assicurarsi le dosi del vaccino che la Astrazeneca sta sviluppando in partnership con l’università di Oxford. Si tratta del vaccino al momento più noto in Italia e per il quale anche il Governo italiano ha firmato un accordo insieme ad altri paesi europei. Il vaccino di Oxford è costituito da vettori virali innocui che esprimono sulla loro superficie una proteina del virus SARS-CoV-2 fondamentale per iniziare l’infezione, in questo modo il sistema immunitario della persona vaccinata viene educato a riconoscere e neutralizzare i virus che hanno questa proteina sulla loro superficie e la persona è protetta da una possibile infezione dovuta all’incontro con il virus SARS-CoV-2. Per produrre questi virus modificati sono necessarie cellule in coltura che fanno da incubatore, in questo caso sono state usate le cellule HEK 293. Si tratta di una linea cellulare utilizzata largamente e da molto tempo per scopi di ricerca e che recentemente è molto utilizzata anche per produrre proteine e particelle virali a scopo terapeutico. Alcuni diffusi e noti vaccini, come quelli per la rosolia, l’epatite A e la varicella, vengono prodotti utilizzando proprio questa linea cellulare. All’origine di questa linea di cellule coltivate in laboratorio c’è un piccolo numero di cellule embrionali del rene prelevate da un feto femmina abortito legalmente secondo la legge olandese nel 1973.L’origine di queste cellule ha destato l’attenzione della comunità dei vescovi cristiani d’Australia e così il primo ministro australiano si è visto recapitare una lettera firmata dall’arcivescovo anglicano di Sydney Glenn Davies, dall’arcivescovo cattolico di Sydney Anthony Fisher e dall’arcivescovo e primate greco ortodosso dell’arcidiocesi Australiana Makarios, per avvisarlo che questa vaccinazione potrebbe essere sgradita a una parte dei loro fedeli e di conseguenza il raggiungimento dell’immunità di gregge, auspicato dal Governo, potrebbe essere minato dall’esercito degli obiettori di coscienza per i quali chiedono privilegio e protezione. Nella lettera, diffusa integralmente dal reporter politico Chris O’Keefe su Twitter si legge che alcuni credenti potrebbero rifiutare la vaccinazione per ragioni etiche legate allo sfruttamento dei risultati scientifici ottenuti conseguentemente ad un aborto, i vescovi chiedono pertanto al Governo: di non rendere obbligatoria la vaccinazione con questo particolare vaccino; di non obbligare o spingere alcuno a promuoverne l’utilizzo e di garantire che gli obiettori non subiscano alcuna penalizzazione; di prendere in considerazione altri vaccini che non siano “moralmente compromessi” per questo gruppo di cristiani.

Se la vita, in particolare quella umana, è sacra per tutti, a chi spetti definirla e attribuirle un valore morale divide i credenti e i non credenti. A dividere le comunità religiose da quelle laiche più che altro in termini pratici è l’argomento della vita in potenza: per i cristiani a ciò che è potenzialmente vita umana (e quindi di fatto al momento vita umana non è) va conferita la massima sacralità e pertanto lo zigote e le cellule embrionali sono intoccabili e questo vale anche quando i diritti di questa vita in potenza si trovano a competere con quelli di vite umane fatte e formate: non importa, in questo caso, che molte vite umane potrebbero essere perse o segnate dall’epidemia di Covid-19 rinunciando all’opportunità offerta dai vaccini più promettenti fatti usando cellule staminali. Già perché tutte le cellule staminali totipotenti, dovunque derivino, a guardare bene sono vite in potenza!

Una morale umanista oggi ci impone il dovere alla cura reciproca, alla solidarietà, alla salvaguardia e alla minimizzazione della sofferenza di tutti gli esseri senzienti a partire da quelli che appartengono alla nostra specie o che ad essa assomigliano di più. Ben vengano quindi la medicina e la medicina preventiva, anche quando utilizzano cellule staminali, ben vengano i farmaci biologici prodotti utilizzando cellule in coltura piuttosto che animali come incubatori, ben vengano le ricerche per produrre gli organi di ricambio ricostruiti a partire da cellule piuttosto che espiantati da animali che ci somigliano. Non pensiamo di essere immortali e proprio per questo cerchiamo di avere cura dell’unica vita che abbiamo e mentre diamo grande dignità a ciascuna nostra vita ci prendiamo anche il diritto di accettarne la conclusione dignitosamente. Questa morale collettiva tutta umana, che è cresciuta sempre di più nel mondo, è troppo preziosa per lasciare che certa religione prenda il sopravvento e metta a repentaglio la qualità della vita di molti in nome della paura e della salvaguardia di quello che vita ancora non è di quello che vita forse non è più.

Elisa Corteggiani

 

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