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Usa, l’eredità del razzismo si abbatte sui richiedenti asilo di Haiti

La storia della riduzione in schiavitù delle popolazioni di origini africane si riverbera ancora oggi nel razzismo delle politiche statunitensi in materia d’immigrazione: le immagini di un anno fa in cui un agente della polizia di frontiera insegue con la frusta Mirard Joseph, lo raccontano molto bene.

Joseph era una delle 15.000 persone provenienti da Haiti in cerca di protezione alla frontiera del Texas.

Di quelle storie dà conto un rapporto pubblicato da Amnesty International alla fine della scorsa settimana, che documenta come le amministrazioni Usa degli ultimi 50 anni abbiano sistematicamente fatto ricorso a politiche aventi come unico obiettivo impedire agli haitiani di chiedere asilo politico.

La regina di queste politiche è il Titolo 42, una misura che in nome di emergenze di salute pubblica impedisce l’ingresso sul territorio nazionale. L’amministrazione Trump l’ha sfruttata al massimo per portare avanti le sue disumane politiche di chiusura e respingimento.

Un pretesto, chiaramente: nessuna delle persone provenienti da Haiti durante la pandemia è stata sottoposta a tamponi o dotata di mascherine per prevenire la diffusione del contagio.

Nessuna delle persone incontrate da Amnesty International durante le sue ricerche è stata ascoltata sulle ragioni della sua presenza alla frontiera né ha avuto un interprete o un avvocato che potesse contestare l’arresto e il respingimento. Nessuna ovviamente ha potuto chiedere asilo.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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