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Uno Stato e una Nazione da ricostruire partendo dal Mezzogiorno

Il Governo del prof. Conte si è insediato, ci sono voluti 90 giorni. Tanti? Pochi? Ricordo in primo luogo a me stesso che con il vigente sistema elettorale, il “Rosatellum”, ha reintrodotto un sistema elettorale proporzionale per cui il Governo è ritornato a formarsi in Parlamento con i tempi necessari perché due forze politiche, tra loro alternative, responsabilmente si facessero carico della formazione del nuovo Governo.

Le sfide che il Governo ha di fronte sono enormi. Il divario tra Nord e Sud, tra Centro e Periferia, tra fasce sociali e tra generazioniè enorme. Dai dati Istat pubblicati di recente sui livelli occupazionali si evince che intere generazioni sono state massacrate da anni di politiche liberal liberiste e di austerità. L’Italia è e resta divisa. Per capirlo è sufficiente leggere un dato: anno 2016 Lombardia PIL pari a 366.541 milioni di €, Mezzogiorno (Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria) PIL 262.189 milioni di €. La Lombardia ha 10.023.000 abitanti, le regioni del sud che ho elencato 13.800.000 abitanti.

Il Governo del prof. Conte non è facilmente riconducibile alla tradizionale divisione destra/sinistra. Il Governo Lega M5S è per molti versi inedito, una sorta di esperimento che potrebbe tracimare i confini nazionali espandendosi nel resto dell’U.E..Per le istanze territoriali che due movimenti politici rappresentano, potrebbe essere questo il Governo capace di fare sintesi tra nord e sud ricostruendo Nazione e Stato.

Perché ciò possa si possa verificare non sono sufficienti enunciati di principi. Dopo anni di destrutturazione la ricostruzione dello Stato e della Nazione non è un processo semplice. Il divario tra Nord e Sud, perché se non fosse chiaro questa è la vera sfida politica, viene da lontano. Secondo alcuni storici il divario ha inizio nel XVI secolo e procede in modo ininterrotto fino agli anni 50 del 1900 quando grazie all’intervento straordinario per il Mezzogiorno e la nascita della Cassa per Il Mezzogiorno il divario tra Nord e Sud si riduce. Con la fine dell’intervento straordinario e il passaggio a quello ordinariofinanziato da risorse comunitarieil divario è tornato a crescere e a partire dalla crisi del 2007 – 08 si è allargato ancora di più.. Aver lasciato la soluzione dei problemi del Sud al mercato è stata una scelta errata. Gli interventi che si sono succeduti in questi anni, penso al Patto per il Sud o a Resto al Sud, hanno prodotto poco o nulla. Non sono interventi funzionali al mercato la soluzione. Non è dando contributi a fondo perduto come prevede “Resto al Sud” la soluzione. Interventi di questo tipo a mala pena possono essere annoverati tra la categoria dei palliativi.In un contesto dominato dalla grande impresa multinazionale pensare che la piccola e media impresa possa reggere il confronto è una pia illusione. Il divario Nord Sud si è ridotto quando lo Stato ha fatto l’imprenditore. Con il superamento di tale divario è possibile rafforzare la stessa capacità negoziale in ambito U.E. dell’Italia. 

Sempre in merito ai dati del PIL che ho riportato in precedenza per capire l’importanza che il Sud ha per l’Italia provate ad immaginare il significato economico, sociale e politico di un Sud con un PIl pro capite, non dico pari a quello della Lombardia, in media con quello dell’Unione Europea. Attualmente il PIL pro capite dell’Italia è al di sotto della media dell’UE. L’Italia è divisa in due: il Mezzogiorno simile alle aree dell’Europa balcanica e danubiana, il Nord integrato con le aree più avanzate dell’Unione Europea. La sfida che ha di fronte a se il Governo Conte è ricostruire la Nazione e lo Stato. Per farlo dovrà necessariamente partire dal Mezzogiorno. La domanda è ne sarà capace? Troppo presto per una risposta. Una cosa mi sembra di poter dire e cioè che di fronte a questa realtà non è nella contrapposizione tra Fronte repubblicano pro establishment e forze populiste e nazionaliste la soluzione. 

Gli elettori italiani hanno dato il loro consenso al M5S e a alla Lega perché pur se tra mille contraddizioni, di fronte alla vulgata che nulla di diverso è possibile fare, l’unica canchesè quella di rispettare i vincoli sottoscritti con i Trattati Europei, hanno offerto un’alternativa. C’è tutto uno spazio politico e di interessi sociali terzi rispetto alla contrapposizione rappresentata da un Fronte Repubblicano pro establishment e un blocco politico nazionalista e populista.

E’ uno spazio politico da organizzare e le coordinate per organizzare questo spazio politico non possono che essere la Democrazia, la difesa del Sociale all’insegna della ricostruzione della Nazione e dello Stato. Un progetto politico di questo tipo può partire solo da un Mezzogiorno che trova in se la forza morale e politica per svolgere un ruolo nazionale. 

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