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Una tantum, damnati semper. Sulla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia

Su lavoce.infoassai opportuno articolo di Marcello Esposito sulla follia della rivalutazione delle quote della Banca d’Italia, che sta per passare, nel silenzio generale. O meglio, coperta dal frastuono sulla tassazione immobiliare e sugli acronimi fiscali da psicopatici con cui ci stiamo baloccando in questi mesi.

Tutto per recuperare, una tantum, un pidocchioso miliardo, miliardo e mezzo per poi potersi presentare davanti alle telecamere ed annunciare trionfanti che “abbiamo mantenuto la promessa, niente Imu prima casa per il 2013″. Al termine di questo teatrino, avremo legato le mani alla Banca d’Italia, mettendone a rischio l’indipendenza dalle banche private (che sino ad oggi ha continuato a valere) e fatto un enorme regalo alle banche medesime, che in pochi anni potranno ripagarsi dell’imposta sostitutiva con sontuosi dividendi erogati a valere su una capacità di generazione di “utili” da parte della Banca d’Italia che non avviene pressoché mai nel mercato in senso stretto, ma in virtù della sua peculiarità di banca centrale.

E’ vero che dalla distribuzione di dividendi è tolto l’utile da signoraggio (e ci mancherebbe pure!), ma altre componenti di utile, come quello da transazioni mobiliari a seguito di operatività di mercato nell’ambito del SEBC (Sistema Europeo delle Banche Centrali) non hanno in alcun caso natura “privatistica”. Per non parlare di eventuali rivalutazioni dell’oro girate a riserva che potrebbe finire, in linea teorica, con l’essere pure distribuita ai “soci”. Siamo usciti di senno, per caso?

Questo desiderio di fare cassa sempre e comunque, mettendosi sotto le scarpe il buonsenso, finirà col dannare un paese che sta già fallendo. E questa è una manifestazione di ottimismo, perché forse sarebbe più corretto dire che il paese è già fallito. Non ancora a livello contabile ma certamente a livello civile e di comunità. Ma alla fine la moneta cattiva dei piccoli alchimisti che sbraitano sul valore della Banca d’Italia usando assurdità quali il price-earning e versioni demenziali del dividend discount model, che con Bankitalia c’entra come i cavoli a merenda, scaccerà la moneta buona.

Fermatevi, sinché siete in tempo. Caro presidente Enrico Letta, visto che lei legge (bontà sua) questi pixel, abbia un soprassalto di lucidità e smetta di indulgere alla cultura della mediazione che ci perderà tutti. Lo faccia per i suoi figli, come direbbe un altro grande statista decadente.

 

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Foto: Wikimedia

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