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Una lettera infoibata

Formigli l’ha filmata a Predappio, in un corteo di mussoliniani, ma conosco l’attuale sottosegretaria alla cultura Paola Frassinetti dall’ormai lontano 18 marzo 2010, allorché in Parlamento, «dopo il dibattito intercorso […] al fine di votare in modo unanime», riconobbe al sedicente centro-sinistra il merito di «aver colto il centro del problema»: incrementate le iniziative nelle scuole sul tema delle foibe e avviare corsi di formazione per i docenti».


Per l’on. Frassinetti, ex Fronte della Gioventù, passata al PdL, occorreva «arginare il fatto deplorevole che alcune associazioni si recano nelle scuole per raccontare una visione dei tragici fatti delle foibe in maniera totalmente travisata». Non contenta, la Frassinetti se la prendeva con «il recente libro dello sloveno (sic) Pirjevec, edito da Einaudi, e distribuito nelle scuole di Torino». Il libro, sosteneva la Frassinetti, «esprime giudizi gravi sugli avvenimenti storici riferiti alle foibe, non corrispondenti alla verità; esistono, infatti, negazionisti della vicenda».

Alla scomunica ufficiale, condivisa dal sindaco di Roma Alemanno, si associò l’opposizione di centro-sinistra, che non si chiese nemmeno quali fossero le competenze storiche di Alemanno e della Frassinetti. Eppure, benché italiano, Pirjevec, era stato fatto passare per “sloveno”; difficile dire se per ignoranza o perché sembrasse di parte.
Aperta la breccia, Frassinetti propose l’istituzione presso il Ministero dell’Istruzione di un albo degli enti e degli studiosi «autorizzati a recarsi nelle scuole per ricordare i fatti accaduti». La lista degli abilitati a parlare non fu fatta, ma si decise – all’unanimità! – che fossero i presidi a valutare (?) la serietà e la serenità dei conferenzieri.

Di questa vera e propria rivoluzione copernicana degli studi storici, il Corriere della Sera si fece subito cassa di risonanza e il 23 marzo, in calce a un servizio sulla Grande Italia indicò buoni e cattivi. Ne nacque così una «lista di proscrizione», un minuscolo, triste esempio di «index librorum prohibitorum», che val la pena di citare testualmente:
«Vi sono anche opere che tendono a ridimensionare la portata degli eccidi jugoslavi: Joze Pirjevic, Foibe,Einaudi 2009, Claudia Cernigoi, Operazione foibe tra storia e mito, Kappa Vu 2005,Giacomo Scotti, Dossier foibe, Manni 2005,Giuseppe Aragno, Fascismo e foibe, La città del Sole, 2008.Contro di esse, considerate «negazioniste», le associazioni degli esuli hanno di recente chiesto un intervento delle pubbliche autorità».

Se, com’è noto a tutti gli studiosi che se ne sono occupati onestamente, pur rifiutando la vulgata fascista, nessuno dei citati dall’anonimo giornalista ha mai negato l’esistenza del dramma istriano, dove andava a parare la manovra? Si voleva agitare lo spettro del “negazionismo“, nell’attesa di poterlo trasformare in reato.

Al centro sinistra sembrò giusto che fosse la politica a decidere chi abbia diritto di parlare nelle scuole e accettabile che si potessero liquidare così gli studi di storici che fanno ricerca secondo le regole del mestiere, nel modo più corretto, esplorando archivi e documentando ogni affermazione. Come non bastasse il Corriere della Sera fiancheggiò la manovra.

Così in questi anni si è tradita la democrazia e aperta la via alla banda Meloni. Anche supponendo che Aragno, Pirjevec, Scotti e Cernigoi avessero sbagliato – ma non era così – a quale governo si può consentire di trattare un errore alla maniera di un crimine?
Le affermazioni di Frassinetti erano inquietanti. Si era cominciato a parlare di “negazionismo” a proposito di studi che riguardavano apertamente il genocidio ebraico. Inaccettabili, certo, ma pur sempre opinioni da combattere con le armi della ricerca e la forza della democrazia. Si passava ora, con un prevedibile effetto domino, ad altri gruppi nazionali e magari sociali. E’ naturale che chi è stato massacrato desideri che lo storico se ne ricordi, ma è legittimo che siano le vittime a dettare la ricostruzione dei fatti? Da una ricostruzione discutibile ma «mirata” si può mai ricavare una norma generale per una pluralità di eventi cui possa appellarsi chiunque si ritenga “negato“? E non accadrà che ognuno in nome di propri interessi e idee politiche, potrà così chiamare in causa gli studiosi per le loro opinabili, ma oneste ricostruzioni? A questo punto non solo i quattro citati, ma tutti troveranno grandi difficoltà a fare gli storici, perché la storia sarà quella scritta e modificata nel tempo dai momentanei detentori del potere. E’ quello che sta facendo sotto i nostri occhi la banda Meloni.


Noi tentammo di opporci. raccogliemmo qualche firma, ma la Società degli storici contemporanei rifiutò di aderire. Mettemmo assieme dei nomi, qualcuno anche illustre e alla fine venne fuori questa lettera aperta:

«A proposito de Le ferite aperte del confine orientale (“Il Corriere della Sera” 23-3-2010).
Scriviamo a lei, direttore, di cui è nota l’onestà intellettuale, perché rifiutiamo, l’etichetta di “negazionisti” con cui un anonimo corsivo del suo giornale liquida gli studi di storici onesti, che fanno ricerca nel modo più corretto, esplorando archivi e documentando ogni affermazione. Sarà un caso, ma dopo che l’on. Frassinetti, (Pdl) ha chiesto che sia la politica a decidere chi debba parlare nelle scuole, sembra che il suo giornale intenda “suggerire” cosa leggere e chi abilitare. Noi, non neghiamo nulla, direttore, noi disprezziamo i colpevoli di ogni sterminio e ci fa scudo Kant: “Sapere aude“! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza. Non le diremo col filosofo – sarebbe sin troppo facile – che ormai “da tutte le parti si ode gridare: non ragionate!“, ma ci duole, questo sì, che lei l’abbia consentito quest’invito a non ragionare. Ci duole che gli storici chiamati in causa, esclusi dall’index librorum prohibitorum, non si siano levati come un sol uomo per difendere la libertà di ricerca, di opinione e di parola. Ci duole che la “battaglia delle idee”, sia scaduta a simili livelli. E, come a noi, dovrebbe dolere a lei e ai profughi stessi dell’Istria per i quali nutriamo profondo rispetto. Ne siamo convinti: le tragedie del Novecento sono nate anche così, da parole apparentemente innocue e malaccorte uscite da una qualche penna fanatizzata per imporre una verità di parte che s’è fatta verità di Stato.

Di qui gli odi covati, i propositi di vendetta e le mille tragedie da cui domani non ci renderanno immuni i giorni di una “memoria” usata strumentalmente dalla politica, ma quelli dell’onestà intellettuale e dell’amore per la democrazia. In nome di questi giorni che – lo speriamo – dovranno venire, ci permettiamo di dire con Voltaire che solo gli imbecilli sono sicuri di quello che scrivono. Ne siamo certi: queste nostre poche parole saranno per lei non solo una lettera aperta che ospiterà, ma un appello che vorrà sottoscrivere. E altri con lei.
Di ciò la ringraziamo in anticipo.

Giuseppe Aragno, Storia Contemporanea – Univ. Federico II Napoli; Claudia Cernigoi, Giornalista – Ricercatrice storica; Jože Pirjevec, Storia dei popoli slavi – Univ. di Trieste; Giacomo Scotti, scrittore, storico e traduttore.
Firme per adesione
Gerardo Marotta, Presidente dell’ Istituto Italiano per gli Studi Filosofici; Nicola Tranfaglia, prof. emerito di Storia dell’Europa e del Giornalismo – Univ. di Torino; Michele Fatica, prof. emerito di Storia Moderna e contemporanea – Univ. di Napoli L’Orientale
Angelo D’Orsi, prof. Pensiero politico contemporaneo – Univ. di Torino; Ferdinando Cordova, prof. di Storia Contemporanea – Univ. La Sapienza di Roma; Santi Fedele Prof. di storia contemporanea – Univ. di Messina, Alceo Riosa, Prof. di Storia Contemporanea, Univ. di Milano; Giovanni Cerchia, Prof. Storia Contemporanea – Univ. del Molise; Luigi Parente, Prof. Storia Contemporanea – Univ. Orientale Napoli; Cristiana Fiamingo, Prof. Storia e Istituzioni dell’Africa – Univ. degli Studi di Milano, Piero Graglia, Prof. Storia dell’integrazione europea – Univ. di Milano; Marco Sioli, Prof. Storia e Istituzioni delle Americhe – Univ. di Milano; Sandro Rinauro, Prof. Geografia economico-politica – Univ. di Milano; Alessandra Kersevan, Ricercatrice storica; Sandi Volk, storico – Sezione Storica della Biblioteca nazionale slovena; Fabio Gentile – Prof. di Politica comparata – Univ. di San Paolo del Brasile; Elisa Ada Giunchi, Prof. Storia dell’Asia, Univ. degli Studi di Milano, Nunzio Dell’Erba, Ricercatore confermato Storia contemporanea Univ. di Torino; Eros Francescangeli, Prof. Storia contemporanea, Univ. degli Studi di Padova, Giorgio Sacchetti, Prof. Storia dei partiti e dei movimenti politici, Univ. degli Studi di Trieste; Aldo Giannuli, Prof. Storia Contemporanea – Univ. degli Studi di Milano; Vanni D’Alessio, Ricercatore Storia Contemporanea – Univ. Federico II Napoli; Andrea Catone, storico – Direttore de “L’Ernesto”; Alexander Hobel, Storia contemporanea, Univ. Federico II di Napoli, Gigi Bettoli, Ricercatore storico; Gaetano Colantuono – storico; Cristina Accornero – Univ. degli Studi di Torino; Alberto Gallo, storico, Univ. di Firenze; Giovanna Savant, Dottore di ricerca Studi politici europei ed euroamericani Univ. di Torino; Giampiero Landi, insegnante e storico; Marco Albertaro, storico; Silvio Antonini – ANPI Viterbo; Redazione di “Fuoriregistro”; Redazione del “Forum Insegnanti”; retescuole.net; Associazione Scuolafutura – Carpi».

Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera, non pubblicò la lettera.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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