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Un ragazzo italiano ucciso nel Kent. Il razzismo non c’entra. O forse sì

Un ragazzo di diciannove anni, Joele Liotta, di Nibionno, in provincia di Lecco, è stato ucciso ieri a Maidstone, capoluogo del verde Kent, il “giardino d’Inghilterra”.

Era lì per imparare la lingua e lavorava in un ristorante, come hanno fatto tanti italiani prima di lui. Era un tipo tranquillo e giocava a basket; avrei potuto essere lui, una vita fa. Del suo omicidio, un massacro a pugni e calci, sono accusati nove giovani, di età compresa tra i 21 ed i 30 anni.

Solo uno di loro è inglese; gli altri sono tutti europei dell’Est e, di questi, quattro lituani sembrano essere i più direttamente responsabili dell’accaduto.

Un particolare sembra smentire la prima ipotesi che era circolata: che si trattasse di una lezione data agli italiani (assieme a Liotta, è stato aggredito il suo amico Alex Galbiati, anche lui di Nibionno e anche lui cameriere al Vesuvius) arrivati fin lì a “rubare lavoro agli inglesi”.

Scopriranno gli inquirenti, che pure hanno comunicato in colpevole ritardo l’accaduto alla famiglia di Joele, quali siano le vere ragioni dell’aggressione. Dato che i ragazzi erano arrivai in Inghilterra solo una settimana fa, non pare improbabile che come qualcuno ha supposto, possa essersi trattato di una scambio di persone.

Resta che quella prima idea, quella che si trattasse di un omicidio a sfondo razziale, peraltro non ancora del tutto esclusa, era sembrata perfettamente plausibile: su questa, e senza dubbi, si basavano i titoli dei giornali on line, ieri mattina. E plausibile lo era davvero e non perché in Inghilterra ci sia la “caccia all’italiano”; perché notizie simili, dove certo le vittime non sono nostri connazionali, arrivano ormai da ogni angolo d’Europa.

Di solito non ci scappa il morto, tutto si riduce ad un pestaggio o anche solo a delle minacce allo straniero, ma sono tanti ad essere contagiati dalla propaganda di chi costruisce le proprie fortune politiche sfruttando le paure più profonde e seminando odio. Xenofobi che ritroviamo in ogni parlamento, magari verniciati da una sottile patina di “politicamente corrette”. Nazisti che neppure si rendono conto d’esser tali, al seguito di fuhrer minimi dalle ambizioni e dagli ego smisurati.

E il veleno che stilla dalle loro interviste e dichiarazioni si diffonde, voce controllata dopo voce non controllata, si dice dopo si dice, a contagiare tutta i quasi la società.

Anche chi, commentando in rete l’accaduto, se l’è presa con gli inglesi, bestie razziste, opponendo al supposto razzismo degli assassini di Joele il proprio, certissimo. A ben pensarci anche chi piange il destino dei nostri giovani costretti a cercare lavoro “via da casa”, se con questo intendono altro che lontano dalla famiglia e dagli affetti.

Perché, e questo è l’ultimo sogno che resta alla mia generazione, è tutta l’Europa ad essere casa; da Capo Nord a Pantelleria. Un sogno che stanno facendo di tutto per rubarci; che dovremmo fare di tutto per realizzare o perlomeno conservare intatto per i nostri figli.

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