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Un primo maggio a colpi di cappelletti

Il 28 aprile, ad Opicina (Ts), il “Coro delle Mondine di Novi” (nella foto), ha offerto una emozione di vita a dir poco senza parole. Emozione, sentimento e passione, profumo di rivolta e di libertà.

Già, libertà.
Cosa sei tu libertà?
Una delle Mondine ad un certo punto dirà che come da tradizione festeggeranno il primo maggio in campagna con i cappelletti antifascisti.
 
Durante il fascismo nelle campagne emiliane il regime con le sue squadre del terrore controllava tutte le case per assicurarsi che il primo maggio nessuno festeggiasse nulla. Ma gli antifascisti non demordevano. Si preparavano i cappelletti.

Ed allora i fascisti, ben conoscendo le abitudini della gente del luogo, durante l'ora di pranzo, dopo essere con violenza entrati nelle case, afferravano il lembo della tovaglia, e buttavano i cappelletti a terra, e poi bastonavano e picchiavano ed umiliavano intere persone per tal motivo.
Anche cucinare i cappelletti era vietato.

E non potrai che urlare evviva i cappelletti antifascisti ed il 1 maggio.
 
L'antifascismo è libertà, ed un primo maggio senza antifascismo non è e non sarà mai vero primo maggio.
E chiuderai gli occhi per qualche minuto, avvolto nel silenzio della campagna, vai alla ricerca del profumo dei cappelletti emiliani, sudati e conquistati, e poi sentirai quel suono secco e lugubre invadere la porta della tua casa.
 
Siam fascisti aprite. Un calcio e la porta vien sfondata. I bambini fuggire, i genitori con le mani ancora sporche di farina ed avvolti dal profumo del brodo di cappone difenderanno i cappelletti con il proprio corpo, con la propria idea. Picchiate, picchiate, picchiate, ma non ci piegherete.
 
Apri gli occhi ed eccoti qui. Frenesia quotidiana, cappelletti confezionati, tutto pronto e servito.
Guai a noi dimenticare ciò che è stato.

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